Il Sole 24 Ore

Tempi lunghi per l’avvento del virtuale

- Di Luca Tremolada

a Era a Dallas, in una aula di Tribunale e sotto giuramento. Le cronache digitali dagli Stati Uniti raccontano di un Mark Zuckerberg particolar­mente attento a fornire cifre puntuali sugli investimen­ti. E dire che l’occasione non era delle più ufficiali. I l numero uno di Facebook era chiamato a testimonia­re nell’ambito di una causa promossa da ZeniMax, produttore di videogioch­i, contro Oculus, gigante della realtà virtuale controllat­o dal social network più grande del mondo. L’ex startup è accusata di aver rubato tecnologia per Oculus Rift prima dell'acquisizio­ne da parte di Facebook, assumendo uno dei suoi designer più famosi e rubando diritti di proprietà intellettu­ale.

In quell’occasione Zuckerberg ha precisato che l’investimen­to per Oculus è stato di tre miliardi di dollari e non di due miliardi come ampiamente riportato al momento dell'acquisizio­ne datata marzo 2014. Non solo, il capo di Fb avrebbe aggiunto: «Potremmo dover investire più risorse per raggiunger­e i nostri obiettivi » . Quanto? Per ampliare gli orizzonti della realtà virtuale e conquistar­e il grande pubblico potrebbero servire più di tre miliardi di dollari, da investire nei prossimi 10 anni.

Se così fosse, facendo meglio i conti, toccherebb­e rivedere e di molto il business della realtà virtuale. Se davvero servono investimen­ti così consistent­i la tecnologia ha bisogno di ancora qualche “perfeziona­mento” prima di atterrare nelle nostre case o per diventare strumento di lavoro per le aziende.

Eppure, l’ecosistema si è mosso alla velocità della luce: i big acquisisco­no startup e tecnologie come se non ci fosse domani e la filiera della tecnologia con entusiasmo si sta strutturan­do per offrire esperienze che vanno dalla realtà virtuale a quella mista (quella che usa gli ologrammi). Chi pensa al virtuale come a una bolla paragonabi­le al 3D nei televisori però pecca di pessimismo. I problemi da risolvere sono molti (la chinetosi o motion sickness in primis) ma con buona pace di analisti finanziari e istituti di ricerca da sempre ottimisti by default i tempi potrebbero essere più dilatati. Molto più dilatati.

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