Fondatore dell’Irpet e di Artimino e Accademico dei Lincei
Giacomo Becattini, nato nel 1927 a Firenze, ha insegnato a Siena dal 1963. Nel 1968 è tornato a Firenze, dove si era laureato, come professore ordinario, mantenendo la cattedra di economia politica fino al 1999. È stato fra i fondatori dell’Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) e della “libera scuola” di Artimino sullo sviluppo locale, dove ogni anno si incontrano studiosi delle più diverse estrazioni culturali. È stato Accademico dei Lincei. È stato insignito di numerosi premi e onorificenze, fra cui il premio internazionale della Swedish Foundation for Small Business Research di Stoccolma, la Cittadinanza onoraria del Comune di Prato e il Pegaso d’oro straordinario della Regione Toscana. Per molti anni ha avuto l’incarico della codirezione de “Il Ponte. Rivista di politica, economia e cultura”, la pubblicazione fondata da Piero Calamandrei. Nel triennio 1993-1995 è stato presidente della Società Italiana degli Economisti. È stato uno dei principali esperti internazionali del pensiero degli economisti inglesi vittoriani e in particolare di Alfred Marshall. Il suo ultimo libro è “La coscienza dei luoghi. Il territorio come soggetto corale”, dato alle stampe l’anno scorso da Donzelli.
La salma di Becattini sarà esposta nella sala consiliare del Comune di Prato dalle ore 10,30 alle ore 16 di lunedì prossimo. zione del concetto di “economia esterna”, l’atmosfera industriale, l’innovazione informale condivisa. Negli anni Settanta e Ottanta Becattini e i suoi allievi hanno predisposto una “box of tools” – per utilizzare un linguaggio marshalliano – necessaria per capire lo sviluppo territoriale italiano nella sua originale estraneità rispetto alla grande industria privata e pubblica e nei suoi rapporti con quest’ultima. Una “box of tools” che si unisce a quelle composte dal sociologo Arnaldo Bagnasco, studioso della Terza Italia, e da un economista eretico come Giorgio Fuà, teorico dell’ “industrializzazione senza fratture” di una parte del Paese, costituendo così un nuovo paradigma interpretativo che, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, risulta fondamentale per decrittare il capitalismo a prato basso del Nord-Est e dell’Emilia Romagna, della dorsale adriatica e della Toscana dei distretti industriali.
Nel 2007, Becattini pubblica con il Mulino «Calabrone Italia. Ricerche e ragionamenti sulla peculiarità economica italiana» sintetizzando con una immagine evocativa il paradosso di un Paese profondamente simile al piccolo animale che per le leggi della fisica non dovrebbe spiccare il volo, ma che riesce comunque a farlo. Grazie a lui sappiamo di più – molto di più – su chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.