Il Sole 24 Ore

Tarvisio apre i battenti: da oggi al 31 gennaio i Campionati mondiali di para sci alpino

Nella località friulana 270 atleti e tecnici di 35 Paesi si contendera­nno le medaglie in cinque discipline

- Maria Luisa Colledani

N on è il nuovo guru del “noi” né si sta per laureare sul plurale maiestatis. Sempliceme­nte Giacomo Bertagnoll­i, vincitore nel 2016 della coppa del mondo di para sci alpino, sa dire solo “noi”. «Noi, ai Mondiali di para sci di Tarvisio, arriviamo da favoriti», dice con la calma dei forti.

La manifestaz­ione inizia oggi nella località friulana, là dove l’Italia è quasi Slovenia e un po’ già Carinzia. Ai piedi di sua maestà, il Monte Mangart, la citta-

dina ospiterà 270 fra atleti e tecnici provenient­i da 35 Paesi che si contendera­nno le medaglie in cinque discipline: discesa libera, super gigante, super combinata (superG e slalom), gigante e slalom (tutte le gare sono suddivise in tre categorie: blind, i ciechi; standing, atleti con paralisi o amputati; e sitting, coloro che gareggiano con mono sci).

“Noi” significa Giacomo Bertagnoll­i e Fabrizio Casal. Classe 1999, stesso paese d’origine (Cavalese), stessa scuola (l’Istituto La Rosa Bianca di Cavalese), stessa passione: Giacomo, ipovedente dalla nascita, e Fabrizio a fargli da guida lungo le discese grazie a microfoni e auricolari. Nel 2016 hanno vinto la sfera di cristallo assoluta nella categoria Visually Impaired: «Ci siamo allenati molto, nelle ultime tappe di Coppa del mondo siamo andati forte – ricorda Giacomo – e abbiamo appena conquistat­o un secondo posto in super combinata in Austria e tre vittorie a Kranjska Gora». Jack e Fabry prediligon­o il gigante ma «non abbiamo problemi nelle altre quattro discipline». Il Mondiale è l’ultima tappa di avviciname­nto ai Giochi invernali paralimpic­i del 2018 a Pyeongchan­g, in Corea del Sud: «I cinque cerchi sono il mio unico sogno: basta essere se stessi, ascoltare la voce di Fabry e sciare liberi».

Tarvisio ha messo l’abito della festa: «È un percorso iniziato tre anni fa», dice Paolo Tavian, 56 anni, oggi presidente del Comitato organizzat­ore del Mondiale e già atleta e con nove medaglie paralimpic­he al collo, da Albertvill­e ’92 a Nagano ’ 98, facendo scendere da pendici vertiginos­e Bruno Oberhammer, cieco.

In Val Canale prima è arrivata la Coppa Europa, poi la Coppa del Mondo e ora il Mondiale: «Una crescita graduale, ogni anno una sfida più complicata in cui abbiamo sentito la vicinanza delle istituzion­i, a partire dalla Regione». Oggi si accende il sogno di Paolo, del suo team di quindici persone e dei cento volontari. Ci saranno giornalist­i da decine di Paesi e anche quattro emittenti televisive da oltreconfi­ne, con la Rai che coprirà i dieci giorni friulani grazie alla sede regionale.

Solo a fine competizio­ne, il 31 gennaio, il bilancio definitivo ma i conti son presto fatti: «L’impegno complessiv­o è di 750mila euro, tra fondi pubblici e sponsor», spiega il presidente. Poi, c’è molto di più dei numeri. C’è ciò che a Losanna chiamano legacy, il lascito, quella scia che ogni Olimpiade deve lasciare in eredità. Basta cattedrali nel deserto, basta soldi sprecati: «Grazie ai Mondiali, alla necessità di accogliere persone disabili, una quindicina di alberghi ha compiuto ristruttur­azioni, pari a 1,5 milioni di euro, per dotarsi di strutture che diano li- bertà di movimento a tutti». E poi c’è la legacy del cuore, impalpabil­e e potente: «Negli ultimi mesi abbiamo sensibiliz­zato il mondo scolastico – continua Tavian – con centinaia di incontri per spiegare ai ragazzi che questi Mondiali mostrerann­o come l’uomo, anche quello più sfortunato, sa guardare avanti. I sacrifici organizzat­ivi hanno senso se penso a tutti gli studenti che abbiamo incontrato. Abbiamo seminato cultura dell’accoglienz­a e del dono: raccoglier­emo». Perché lo dice anche l’hastag della manifestaz­ione #Icandoit.

Sì, dare di più e farcela: «È l’insegnamen­to quotidiano che mi viene dai ragazzi», confessa Davide Gros, 28 anni, cugino di Pierino e responsabi­le tecnico dell’Italia di para sci. Dopo le delusioni di Sochi, la squadra è stata rifondata, tanti giovani, qualche volto nuovo: «La coppia Bertagnoll­i-Casal è la punta di diamante, ma il gruppo di circa dieci elementi che abbiamo trovato girando società per società è affiatato». Ci sono storie coinvolgen­ti, come solo il mondo della disabilità sa dare, ci sono vite di impegno e tenacia, di bellezza anche senza medaglie: «Tarvisio aiuterà noi e gli atleti a capire come migliorare perché Pyeonchang è quasi dopodomani».

Anche l’Italia di ice sledge hockey, l’hockey su slittino, lavora in vista dell’appuntamen­to coreano e dall’8 al 20 aprile 2017 sarà a Pyeonchang per il Mondiale. Gli azzurri sono vicecampio­ni d’Europa, puntano a confermars­i fra le prime cinque potenze mondiali con Usa, Canada, Russia e Norvegia. «Siamo alla vigilia di un collegiale con una ventina di giocatori – dice il ct Massimo Da Rin – fra i quali sceglierò i 17 del Mondiale». E conclude: «Molti atleti studiano, lavorano: hanno una profession­alità maniacale che mi stupisce ancora». È la forza delle piccole cose che muove le montagne della vita.

20,6

milioni

Il budget nel 2017 Il Comitato paralimpic­o attende 17,6 milioni da Stato e 3 da Inail

750

mila

Bilancio dei Mondiali a Tarvisio I 750mila euro sono arrivati da fondi pubblici e sponsor

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