Cerved punta sul business della gestione degli Npl La spinta delle acquisizioni
Focus sul «Credit information» in favore delle aziende A fine 2016 rapporto tra debito netto e Ebitda a circa 3
Spingere il business della gestione dei crediti deteriorati. Inoltre: proseguire, senza peraltro dimenticare il mondo delle banche, nell’incremento del cosiddetto «Credit information» a favore delle imprese. Ancora: sviluppare il segmento del «Marketing solutions». Infine: mantenere la strategia di crescita per linee esterne.
Sono tra le priorità di Cerved a sostegno della propria attività. Un business che, nei primi nove mesi del 2016, ha visto ricavi e redditività aumentare. Il fatturato, infatti, si è assestato a 270,8 milioni in rialzo del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2015 (+3,6% la crescita organica). L’Ebitda normalizzato, dal canto suo, è stato di 127,3 milioni (127 milioni il Mol reported) in crescita del 6% rispetto all’anno prima (+4,3% l’incremento organico). Al di là, però, dei numeri di conto economico il risparmiatore è interessato a conoscere le strategie di sviluppo aziendali. Tra queste, per l’appunto, c’è l’M&A. Un’attività che, dopo le diverse operazioni del 2016, resta prioritaria. Lo shopping essenzialmente ha l’obiettivo di acquisire quote di mercato; oppure di ampliare la gamma di servizi offerti o portarsi in casa nuovo know how.
Già, ma in quali settori? Un focus è sulle “nicchie” del «Credit information» (ad esempio le valutazioni nel real estate) o del «Credit management». E non solo. Si guarda, come accaduto con l’acquisizione di ClickAdv, all’intera divisione del «Marketing solutions». Dal punto di vista, invece, dell’identikit del possibile target sono esclusi turnaround. Il mirino di Cerved inquadra soprattutto realtà, con Ebitda positivo e solido business model, la cui traiettoria di conto econonomico indichi la prospettiva di crescita.
Ciò detto il risparmiatore esprime un dubbio: lo shopping porta con sé il rischio d’esecuzione. Il quale, tra le altre cose, implica il pericolo di diluire la marginalità del gruppo acquirente. Cerved rigetta la preoccupazione. In primis, è l’indicazione, la selezione sulle caratteristiche del target presi in considerazione e la due diligence limita a monte il rischio d’esecuzione stesso. Inoltre, viene sottolineato, la capacità d’integrazione e di estrarre velocemente sinergie dalla neoacquisita è mostrata dal track record dell’azienda. Storicamente l’M&A, indica sempre il gruppo, ha contribuito, in media ogni anno, ad una crescita aggiuntiva del 2-3% sia dei ricavi che del Mol. In conclusione, afferma Cerved, su questo fronte c’è nessuna particolare preoccupazione.
Ma non è solamente lo shopping: altra priorità è spingere il «Credit information». Questo, in generale, consiste nell’erogazione di prodotti e servizi per valutare affidabilità e merito di credito di controparti commerciali o clienti. Il business si rivolge agli istituti finanziari e alle imprese. Cerved scommette soprattutto su queste ultime. Il gruppo, di recente, ha portato a termine il progetto «Sales force revamp». Cioè ha riorganizzato la struttura commerciale su diversi livelli: dai meccanismi d’incentivo dei suoi agenti fino alla segmentazione della clientela. Così, su quest’ul- timo fronte, le aziende top (46 milioni i ricavi nel 2015)sono seguite con progetti ad hoc altamente integrati. Poi, da un lato, le medie società (circa 12.000) sono affidate al network degli agenti. E, dall’altro, le small e micro imprese (circa 17.000) vengono gestite attraverso il canale di televendita o il sito Internet. Il progetto è stato completato nel 2016. Adesso, nella prima metà del 2017, dovrà finalizzarsi il «Product revamp». Vale a dire: lo sviluppo di prodotti che permettano maggiore integrazione con le strutture del cliente. Oltre che, in base alla descritta segmentazione, essere più adeguate alle singole esigenze.
Fin qui alcune considerazioni sulle strategie di business: quale però l’andamento della divisione? Nei primi nove mesi del 2016 il fatturato del «Credit information» è salito del 2,7%. L’Ebitda adjusted, dal canto, è aumentato dell’1,9%. Insomma: come mostrano i numeri la crescita è indubitabile. Sennonché l’Ebitda margin è calato, passando dal 53,3% al 52,8%. Una dinamica che fa storcere il naso al risparmiatore. Diversi esperti smorzano i ti- mori. In primis si tratta dell’effetto della maggiore crescita nel segmento Corporate che, per sua natura, ha una marginalità inferiore di quelle legata agli istituti finanziari. Inoltre, all’interno dello stesso comparto finanziario, il sotto-segmento della Business information (con Ebitda margin maggiore) ha rallentato. Cerved ha reagito accelerando anche sul fronte del real estate o dell’attività di rating. Il che ha contribuito a sostenere la redditività in valore assoluto ma non ha controbilanciato la minore marginalità. Da parte sua Cerved indica che a fine del 2016 il trend del «Credit information» sarà in linea con quello dei primi nove mesi del 2016 stesso.
Dal «Credit information» al «Credit management». Questo, a ben vedere, consiste nella valutazione e gestione di crediti e «beni problematici» per conto di terzi. Un’attività che va dalla valutazione e «management» (giudiziale e stragiudiziale) dei prestiti dubbi fino alla gestione e rivendita dei beni a garanzia dei crediti insoluti. Ebbene: nei primi nove mesi del 2016 i ricavi della divisione in oggetto sono saliti dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Lo stesso Mol adjusted è cresciuto del 29,4% con la marginalità che è arrivata al 27,9% (era il 24,2% un anno prima). Si tratta di un business promettente anche, e soprattutto, per la «necessità» di risolvere il problema dello smaltimento delle circa 200 miliardi di sofferenze lorde in capo al sistema bancario italia- no. Un contesto in cui il gruppo (che, va ricordato, non acquista gli Npl) indica di essere ben posizionato per sfruttare le diverse strategie definite dagli istituti di credito. Così, ad esempio, nell’ipotesi di cessione dei «bad loans» Cerved può essere consulente nella transazione. Oppure, nel caso in cui le sofferenze vengano date in gestione a terzi, può diventare il soggetto che svolge il «management». Insomma: Cerved sottolinea che, essendo presente nei vari livelli della filiera di gestione del prestito deteriorato (eventualmente, in ottica preventiva, anche di quello «in bonis»), le opportunità di sviluppo non mancano. Ciò detto, però, può esprimersi un dubbio: la concorrenza, nel settore, cresce sempre di più; il che costituisce un ostacolo alla crescita dell’attività di Cerved. Il gruppo rigetta il timore. L’azienda, viene ribadito, non acquista portafogli di Npl. La sua è un’attività di «servicing». Con il che la concorrenza sul lato dell’offerta per i «non performing» è positiva. Genera, ad esempio, commissioni di consulenza. Quindi, è l’indicazione, c’è alcun problema.
La considerazione è sensata. Può, tuttavia, ulteriormente ribattersi che diverse banche hanno in proposito di gestire in casa i crediti deteriorati. Vero, afferma Cerved. E però, in primis, anche a causa della recente evoluzione normativa, la quota di sofferenze all’interno del sistema bancario è rimasta elevata e quindi c’è spazio per sviluppare il business. Inoltre, nonostante gli sforzi, realizzare sistemi interni per lo smaltimento, in tempi ragionevoli, dei «bad loans» rimane difficile. Quindi, conclude Cerved, il settore è un’opportunità di crescita.
Quella crescita che, sempre nei primi nove mesi del 2016, ha caratterizzato lo stesso «Marketing solutions» (+47,4% i ricavi e l’Ebitda adjusted salito a 4,7 milioni). Qui la società punta da un lato, ad esempio con il cross selling, a crescere nella propria clientela; e, dall’altro, ad ampliare la gamma prodotti (e le quote di mercato) anche, e soprattutto, tramite l’M&A. Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? La realtà è più complessa. La riprova arriva dal capitale commerciale circolante netto. Questo, al 30 /9/ 2016, in percentuale sui ricavi è salito al 13%. Un trend ovviamente non positivo. Cerved, però, smorza i timori. In primis, è l’indicazione , si tratta dell’effetto contingente legato allo slittamento di alcuni pagamenti. Inoltre, a livello più strutturale, è la conseguenza del voluto incremento del peso del «Credit management» dove il ciclo degli incassi è più lungo rispetto ad altri business. In generale quindi, è l’indicazione, non c’è alcun particolare problema.
In un simile contesto Cerved indica che, coerentemente con quanto indicato nelle linee guida presentate nel maggio scorso, l’andamento dei ricavi e del Mol del gruppo a fine 2016 dovrebbe essere in linea con quello dei primi nove mesi dello stesso esercizio. Il rapporto debito netto su Ebitda, dal canto suo, dovrebbe assestarsi a circa 3.
SHOPPING E RISCHIO D’ESECUZIONE L’attività di M&A può indurre una diluizione della marginalità La società rigetta il timore: l’analisi dei target da acquisire e la due diligence limita a monte il problema