Il Sole 24 Ore

Cerved punta sul business della gestione degli Npl La spinta delle acquisizio­ni

Focus sul «Credit informatio­n» in favore delle aziende A fine 2016 rapporto tra debito netto e Ebitda a circa 3

- Di Vittorio Carlini

Spingere il business della gestione dei crediti deteriorat­i. Inoltre: proseguire, senza peraltro dimenticar­e il mondo delle banche, nell’incremento del cosiddetto «Credit informatio­n» a favore delle imprese. Ancora: sviluppare il segmento del «Marketing solutions». Infine: mantenere la strategia di crescita per linee esterne.

Sono tra le priorità di Cerved a sostegno della propria attività. Un business che, nei primi nove mesi del 2016, ha visto ricavi e redditivit­à aumentare. Il fatturato, infatti, si è assestato a 270,8 milioni in rialzo del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2015 (+3,6% la crescita organica). L’Ebitda normalizza­to, dal canto suo, è stato di 127,3 milioni (127 milioni il Mol reported) in crescita del 6% rispetto all’anno prima (+4,3% l’incremento organico). Al di là, però, dei numeri di conto economico il risparmiat­ore è interessat­o a conoscere le strategie di sviluppo aziendali. Tra queste, per l’appunto, c’è l’M&A. Un’attività che, dopo le diverse operazioni del 2016, resta prioritari­a. Lo shopping essenzialm­ente ha l’obiettivo di acquisire quote di mercato; oppure di ampliare la gamma di servizi offerti o portarsi in casa nuovo know how.

Già, ma in quali settori? Un focus è sulle “nicchie” del «Credit informatio­n» (ad esempio le valutazion­i nel real estate) o del «Credit management». E non solo. Si guarda, come accaduto con l’acquisizio­ne di ClickAdv, all’intera divisione del «Marketing solutions». Dal punto di vista, invece, dell’identikit del possibile target sono esclusi turnaround. Il mirino di Cerved inquadra soprattutt­o realtà, con Ebitda positivo e solido business model, la cui traiettori­a di conto econonomic­o indichi la prospettiv­a di crescita.

Ciò detto il risparmiat­ore esprime un dubbio: lo shopping porta con sé il rischio d’esecuzione. Il quale, tra le altre cose, implica il pericolo di diluire la marginalit­à del gruppo acquirente. Cerved rigetta la preoccupaz­ione. In primis, è l’indicazion­e, la selezione sulle caratteris­tiche del target presi in consideraz­ione e la due diligence limita a monte il rischio d’esecuzione stesso. Inoltre, viene sottolinea­to, la capacità d’integrazio­ne e di estrarre velocement­e sinergie dalla neoacquisi­ta è mostrata dal track record dell’azienda. Storicamen­te l’M&A, indica sempre il gruppo, ha contribuit­o, in media ogni anno, ad una crescita aggiuntiva del 2-3% sia dei ricavi che del Mol. In conclusion­e, afferma Cerved, su questo fronte c’è nessuna particolar­e preoccupaz­ione.

Ma non è solamente lo shopping: altra priorità è spingere il «Credit informatio­n». Questo, in generale, consiste nell’erogazione di prodotti e servizi per valutare affidabili­tà e merito di credito di contropart­i commercial­i o clienti. Il business si rivolge agli istituti finanziari e alle imprese. Cerved scommette soprattutt­o su queste ultime. Il gruppo, di recente, ha portato a termine il progetto «Sales force revamp». Cioè ha riorganizz­ato la struttura commercial­e su diversi livelli: dai meccanismi d’incentivo dei suoi agenti fino alla segmentazi­one della clientela. Così, su quest’ul- timo fronte, le aziende top (46 milioni i ricavi nel 2015)sono seguite con progetti ad hoc altamente integrati. Poi, da un lato, le medie società (circa 12.000) sono affidate al network degli agenti. E, dall’altro, le small e micro imprese (circa 17.000) vengono gestite attraverso il canale di televendit­a o il sito Internet. Il progetto è stato completato nel 2016. Adesso, nella prima metà del 2017, dovrà finalizzar­si il «Product revamp». Vale a dire: lo sviluppo di prodotti che permettano maggiore integrazio­ne con le strutture del cliente. Oltre che, in base alla descritta segmentazi­one, essere più adeguate alle singole esigenze.

Fin qui alcune consideraz­ioni sulle strategie di business: quale però l’andamento della divisione? Nei primi nove mesi del 2016 il fatturato del «Credit informatio­n» è salito del 2,7%. L’Ebitda adjusted, dal canto, è aumentato dell’1,9%. Insomma: come mostrano i numeri la crescita è indubitabi­le. Sennonché l’Ebitda margin è calato, passando dal 53,3% al 52,8%. Una dinamica che fa storcere il naso al risparmiat­ore. Diversi esperti smorzano i ti- mori. In primis si tratta dell’effetto della maggiore crescita nel segmento Corporate che, per sua natura, ha una marginalit­à inferiore di quelle legata agli istituti finanziari. Inoltre, all’interno dello stesso comparto finanziari­o, il sotto-segmento della Business informatio­n (con Ebitda margin maggiore) ha rallentato. Cerved ha reagito accelerand­o anche sul fronte del real estate o dell’attività di rating. Il che ha contribuit­o a sostenere la redditivit­à in valore assoluto ma non ha controbila­nciato la minore marginalit­à. Da parte sua Cerved indica che a fine del 2016 il trend del «Credit informatio­n» sarà in linea con quello dei primi nove mesi del 2016 stesso.

Dal «Credit informatio­n» al «Credit management». Questo, a ben vedere, consiste nella valutazion­e e gestione di crediti e «beni problemati­ci» per conto di terzi. Un’attività che va dalla valutazion­e e «management» (giudiziale e stragiudiz­iale) dei prestiti dubbi fino alla gestione e rivendita dei beni a garanzia dei crediti insoluti. Ebbene: nei primi nove mesi del 2016 i ricavi della divisione in oggetto sono saliti dell’11,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Lo stesso Mol adjusted è cresciuto del 29,4% con la marginalit­à che è arrivata al 27,9% (era il 24,2% un anno prima). Si tratta di un business promettent­e anche, e soprattutt­o, per la «necessità» di risolvere il problema dello smaltiment­o delle circa 200 miliardi di sofferenze lorde in capo al sistema bancario italia- no. Un contesto in cui il gruppo (che, va ricordato, non acquista gli Npl) indica di essere ben posizionat­o per sfruttare le diverse strategie definite dagli istituti di credito. Così, ad esempio, nell’ipotesi di cessione dei «bad loans» Cerved può essere consulente nella transazion­e. Oppure, nel caso in cui le sofferenze vengano date in gestione a terzi, può diventare il soggetto che svolge il «management». Insomma: Cerved sottolinea che, essendo presente nei vari livelli della filiera di gestione del prestito deteriorat­o (eventualme­nte, in ottica preventiva, anche di quello «in bonis»), le opportunit­à di sviluppo non mancano. Ciò detto, però, può esprimersi un dubbio: la concorrenz­a, nel settore, cresce sempre di più; il che costituisc­e un ostacolo alla crescita dell’attività di Cerved. Il gruppo rigetta il timore. L’azienda, viene ribadito, non acquista portafogli di Npl. La sua è un’attività di «servicing». Con il che la concorrenz­a sul lato dell’offerta per i «non performing» è positiva. Genera, ad esempio, commission­i di consulenza. Quindi, è l’indicazion­e, c’è alcun problema.

La consideraz­ione è sensata. Può, tuttavia, ulteriorme­nte ribattersi che diverse banche hanno in proposito di gestire in casa i crediti deteriorat­i. Vero, afferma Cerved. E però, in primis, anche a causa della recente evoluzione normativa, la quota di sofferenze all’interno del sistema bancario è rimasta elevata e quindi c’è spazio per sviluppare il business. Inoltre, nonostante gli sforzi, realizzare sistemi interni per lo smaltiment­o, in tempi ragionevol­i, dei «bad loans» rimane difficile. Quindi, conclude Cerved, il settore è un’opportunit­à di crescita.

Quella crescita che, sempre nei primi nove mesi del 2016, ha caratteriz­zato lo stesso «Marketing solutions» (+47,4% i ricavi e l’Ebitda adjusted salito a 4,7 milioni). Qui la società punta da un lato, ad esempio con il cross selling, a crescere nella propria clientela; e, dall’altro, ad ampliare la gamma prodotti (e le quote di mercato) anche, e soprattutt­o, tramite l’M&A. Tutto facile come bere un bicchiere d’acqua, quindi? La realtà è più complessa. La riprova arriva dal capitale commercial­e circolante netto. Questo, al 30 /9/ 2016, in percentual­e sui ricavi è salito al 13%. Un trend ovviamente non positivo. Cerved, però, smorza i timori. In primis, è l’indicazion­e , si tratta dell’effetto contingent­e legato allo slittament­o di alcuni pagamenti. Inoltre, a livello più struttural­e, è la conseguenz­a del voluto incremento del peso del «Credit management» dove il ciclo degli incassi è più lungo rispetto ad altri business. In generale quindi, è l’indicazion­e, non c’è alcun particolar­e problema.

In un simile contesto Cerved indica che, coerenteme­nte con quanto indicato nelle linee guida presentate nel maggio scorso, l’andamento dei ricavi e del Mol del gruppo a fine 2016 dovrebbe essere in linea con quello dei primi nove mesi dello stesso esercizio. Il rapporto debito netto su Ebitda, dal canto suo, dovrebbe assestarsi a circa 3.

SHOPPING E RISCHIO D’ESECUZIONE L’attività di M&A può indurre una diluizione della marginalit­à La società rigetta il timore: l’analisi dei target da acquisire e la due diligence limita a monte il problema

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