Parmalat, Amber chiede l’intervento Consob
Sul delisting della Parmalat, scende in campo la Consob. Gli sceriffi della Borsa hanno chiesto al colosso francese Lactalis, proprietario del gruppo alimentare italiano, informazioni supplementari sull’Opa che i transalpini hanno lanciato su Parmalat. La richiesta di integrazioni al prospetto informativo (che Lactalis ha depositato il 9 gennaio scorso) potrebbe farà probabilmente slit- tare i tempi dell’operazione.
Qual è il motivo dell’affondo di Consob? Potrebbe essere, ma non c’è conferma, legato allo storico nodo Citigroup: Parmalat ha ancora aperte due cause con la banca d’affari americana, eredità della gestione straordinaria di Enrico Bondi dopo il crack di Calisto Tanzi. E sempre ieri si è appreso che a fine dicembre il fondo Amber, azionista di minoranza di Parmalat e da anni impegnati im- pegnato in un braccio di ferro con Lactalis sulla gestione della società, ha chiesto a Consob di fare chiarezza proprio sul contenzioso tra Parmalat e Citigroup, che, ha dichiarato il rappresentate Arturo Albano, «potrebbe avere un impatto rilevante». La questione Citigroup è un’incognita da 1 miliardo di dollari sulla Parmalat.
Il documento presentato dai francesi riguarda un’offerta pubblica di acquisto volontaria tota- litaria sulle residue azioni Parmalat (di cui già possiede l’87,74%). Ora Consob ha disposto l’interruzione dei termini istruttori fino al completamento del quadro informativo. Lactalis, tramite la holding Sofil (che tecnicamente ha lanciato l’offerta) ha fatto sapere che «del riavvio dei termini istruttori sarà data tempestiva comunicazione al mercato». L’Opa, al prezzo di 2,8 euro per azione, è rivolta al 12% delle azioni di Collecchio non ancora in possesso dei francesi. Ma Sofil si accontenterà di arrivare alla soglia del «sell out», il 90,5% che gli consentirebbe, non avendo intenzione di ripristinare il flottante, di revocare le azioni dalla quotazione in Piazza Affari. Per raggiungere la soglia del delisting, i francesi dovranno acquisire almeno il 2,76% del capitale esistente. Amber ha subito alzato le barricate, giudicando il prezzo troppo basso. «Crediamo l’Opa non sia adeguato perchè non riflette quello che è il valore intrinseco di Parmalat» e soprat- tutto, è la tesi del fondo attivista del finanziere franco-armeno Joseph Ourghulian, alla luce del contenzioso ancora aperto con Citi. Se Parmalat dovesse vincere, incasserebbe una somma elevata che a oggi non è prezzata nei 2,8 euro dell’Opa. D’altro canto, fanno notare da Collecchio, che il nodo Citi per Parmalat è un coltello a doppia lama: cosa succederebbe se l’azienda dovesse invece soccombere? Avrebbe un danno che si rifletterebbe sul valore delle azioni.