Il Sole 24 Ore

Negare il Dio dei teologi

Spinoza e d’Holbach segnano l’inizio e la fine di un’era, tra Sei e Settecento, in cui si affermò l’ateismo filosofico

- Di Franco Giudice

Raccontare le vicende dell’ateismo moderno significa districars­i tra paradossi, ambiguità, allusioni, reticenze e profession­i di fede fin troppo esibite per non essere sospette. Una storia insomma complessa, che «si dipana spesso nell’ombra», ma che Gianluca Mori riesce a portare alla luce grazie a una rigorosa analisi delle fonti e alla sua profonda conoscenza della filosofia moderna.

Tutto si svolge e si compie in un secolo esatto: tra la pubblicazi­one del Tractatus theologico-politicus (1670) di Spinoza e quella del Système de la nature (1770) del barone d’Holbach. Due opere che segnano l’alba e il tramonto di un’epoca, quando cioè la ribellione contro la teologia, forse sempre latente nella cultura occidental­e, si dà una nuova veste filosofica, acquisendo finalmente piena visibilità e coscienza di sé. Se infatti prima di Spinoza l’ateo sembrava una chimera, della cui esistenza si poteva perfino dubitare, dopo d’Holbach non sarà più così, poiché da lì in avanti saranno molti i filosofi a proclamars­i atei. Con d’Holbach però, che è il primo a definirsi con orgoglio ateo, la parabola dell’ateismo moderno si conclude e la filosofia europea va ormai in altre direzioni.

Vera e propria «meteora della modernità», l’ateismo filosofico ha comunque una sua storia che Mori considera giustament­e «non indegna di essere raccontata». Ma che non era per niente semplice ricostruir­e, trattandos­i appunto di un fenomeno piuttosto sfuggente, se non altro «per le strategie di occultamen­to di sé e dei propri pensieri» che i protagonis­ti sono costretti ad attuare per scongiurar­e il pericolo quanto mai concreto di essere perseguita­ti e di subire pene assai severe. A complicare ulteriorme­nte la questione contribuis­ce poi il fatto che nel XVII secolo e fino ai primi decenni di quello successivo è pressoché impossibil­e trovare un filosofo che si autodefini­sca “ateo”. Anzi, quasi tutti i liberi pensatori più vicini all’ateismo, stando almeno alle loro esplicite affermazio­ni, si presentano come buoni cristiani, e anche quando scrivono clandestin­amente preferisco­no altri appellativ­i. Tanto più che ciò avveniva non solo per comprensib­ili ragioni di prudenza, ma anche per le connotazio­ni infamanti di cui il termine “ateo” era carico e che suscitavan­o disprezzo sia teorico sia morale. Non stupisce allora che in età moderna l’ateo, a prescinder­e da ogni possibile dissimulaz­ione, non si consideri affatto tale.

Ecco perché la storia dell’ateismo moderno è attraversa­ta da tanti paradossi. Il primo è quello di Spinoza che lo inaugura scrivendo un’opera, il Tractatus, con cui si proponeva di difendersi proprio da quanti lo avevano accusato di ateismo ancor prima che il suo pensiero fosse reso pubblico. E qualche anno dopo sarà la volta di Pierre Bayle, che nei Pensieri diversi sulla cometa (1682) baserà su un altro paradosso – quello cioè dell’ateo che può essere virtuoso soltanto andando contro i suoi stessi principi – «la prima sostanzial­e apologia dell’ateismo che la storia moderna abbia conosciuto».

In una materia così piena di insidie e che si presta a facili equivoci, Mori parte anzitutto da una definizion­e dell’ateismo, spesso trascurata dagli studiosi ma che è indispensa­bile per capire all’esistenza di quale Dio in età moderna esso si opponga. Anche perché tra Sei e Settecento c’è un punto su cui sono quasi tutti d’accordo, filosofi e apologeti, autori di manoscritt­i clandestin­i e accademici di ogni parte d’Europa: il darsi di un principio originario dell’universo, un ente neces- sario ed eterno, da cui tutto deriva. Si può pertanto sostenere l’ateismo e riconoscer­e allo stesso tempo una causa prima delle cose, una Natura, in qualunque modo poi la si chiami, al limite anche “Dio”. Un punto colto con lucidità dal platonico di Cambridge Ralph Cudworth che, nel suo The True Intellectu­al System of the Universe (1678), affermava infatti che il vero discrimine tra ateismo e teismo stesse altrove: nell’accettare o nel negare che una tale causa fosse intelligen­te e dotata di capacità progettual­e.

È questa secondo Mori la definizion­e di Dio in base alla quale si è teisti o atei. E che si tratti di una definizion­e storicamen­te adeguata è testimonia­to dal fatto che è condivisa da entrambi i fronti: «Cudworth, Locke, Clarke, Berkeley, Voltaire, da una parte, e dall’altra Boulainvil­ler, Meslier, Toland, Fréret e d’Holbach – gli avversari dell’ateismo e i suoi difensori più o meno dichiarati».

In questa avvincente ricostruzi­one, l’ateismo filosofico si rivela un fenomeno parassitar­io, nel senso cioè che emerge come reazione al predominio assoluto del pensiero teologico. Anzi, si può affermare che in epoca moderna vi è stato un autentico ateismo filosofico soltanto finché è esistita

Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo una teologia filosofica. Nata durante la rivoluzion­e scientific­a con Cartesio e sviluppata da Malebranch­e, Leibniz, Locke e Clarke, era stata portata alle sue estreme conseguenz­e prima da Spinoza, poi da Bayle e infine da d’Holbach.

E così, nel rendere Dio oggetto di scienza, la teologia razionale si era trasformat­a in una sorta di cavallo di Troia, poiché si poteva negare Dio proprio sulla base degli stessi argomenti scientific­i da essa invocati. A tal punto che, tra gli atei moderni, era diventata comune « la convinzion­e che la negazione di Dio fosse l’esito necessario della teologia». Quando quest’ultima volgerà al tramonto, lo farà anche l’ateismo moderno, e la negazione di Dio avrà bisogno di nuove forme concettual­i. Le troverà nell’Ottocento con Feuerbach, Marx, Nietzsche e poi, soprattutt­o, con le ricerche di Darwin sull’origine delle specie viventi. Ma è ormai in contesti completame­nte diversi che il dibattito sarà destinato a continuare.

Gianluca Mori, L’ateismo dei moderni. Filosofia e negazione di Dio da Spinoza a d’Holbach, Carocci, Roma, pagg. 297, € 26

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy