Un violino per Bergoglio
Quando ho letto la prima volta Un violino per papa Francesco sono stato rapito dalla storia raccontata in quelle pagine. Mi è sembrato un libro magico e non solo perché il protagonista che chiude il cerchio della vicenda sia Bergoglio, il nostro Papa. Innanzitutto una piccola premessa è doverosa: si tratta sì di un romanzo, ma è tratto da una storia vera. I protagonisti sono reali e nel testo, salvo che in pochi casi, non sono stati usati pseudonimi.
PierFrancesco Pesaola e Marco Santini, vivono nelle Marche. Il primo fa l’operaio in una grossa azienda farmaceutica, l’altro, invece è un violinista. La loro storia ha dell’incredibile, soprattutto quella di PierFrancesco. Tutto comincia quando decide di cambiar casa. Ad Ancona, in pieno centro storico. Una volta nel nuovo appartamento comincia a fare degli strani sogni. Tutte le sere lo stesso: un giardino, un laghetto su cui galleggiano dieci violini e una voce che lo invita a prenderli, a renderli reali, a costruirli. Poi scopre che in quella stessa zona della città aveva vissuto e lavorato uno dei più importanti liutai della zona, un certo Baldantoni. Diventa vittima di quel sogno. La sua “particolare sensibilità” lo aiuta ad entrare in contatto con mondi le cui porte non sempre si aprono per tutti. PierFrancesco crede d’impazzire. Eppure pian piano quei sogni si trasformano nella sua missione fino a che…fino a che incredibilmente l’operaio si trasforma in un liutaio capace di realizzare un violino in grado di emozionare con le sue sonorità anche papa Francesco. Nelle mani di Marco Santini, quel violino prende vita. Con quello strumento Santini crea e scrive: “Il Cristo delle Marche”, facendo il giro del Mondo arriva fino a Santa Marta, in Vaticano.
Il romanzo, sapientemente scritto da Leopoldo Gasbarro, giornalista normalmente dedicato alla finanza ed all’economia, si sviluppa in un intreccio che appassiona ed emoziona. La storia vive tra realtà e immaginazione, perennemente a cavallo tra il nostro mondo di tutti i giorni e quello della fantasia, raccordandosi con episodi della storia della città in cui è ambientato che lo rendono ancora più affascinante. Nulla è dato per scontato. Al lettore è lasciata la scelta. Se credere o non credere, se pensare che sia tutto frutto della fantasia o se ci sia la possibilità che qualcosa di magico possa ancora entrare nelle nostre vite.
«Credo che le storie vengano a cercarmi per essere raccontate» mi ha detto Leopoldo Gasbarro. «Per vedere, a volte - ha continuato - bisogna chiudere gli occhi. C’è gente che ad occhi chiusi riesce a cogliere verità che altri non riescono a cogliere neanche toccandole direttamente con le mani». PierFrancesco continua a fare l’operaio. La sua è tornata ad essere una vita normale. Non è diventato ricco e famoso e nemmeno un liutaio affermato. Ma il suo violino, Artur, perché il suo violino ha un nome, è lì, pronto a testimoniare che a volte, la magia, esiste davvero. Che ci crediate o no.
Leopoldo Gasbarro, Un violino per papa Francesco, ed. Paoline, Milano, pagg. 184, € 20