Il Sole 24 Ore

Bisogna scattare per disturbare

- di Laura Leonelli

La fotografia è ovunque, in ogni sezione della 41° edizione di Arte Fiera ed è questa la scelta illuminant­e di Angela Vettese. Ovunque, perché mai come quest’anno si è voluto insistere su un linguaggio, quello fotografic­o, in un punto critico della sua evoluzione. Se da una parte infatti abbiamo deciso di affidare la nostra comunicazi­one quotidiana più alle immagini che alle parole – e basterebbe contare la quantità di scatti postati sui social – dall’altra, nonostante siamo diventati l’esercito di fotoamator­i più numeroso nella storia, non riusciamo, o meglio inconsciam­ente non vogliamo cambiare nulla di questo linguaggio, che da quasi centottant’anni, o da secoli se consideria­mo gli influssi della pittura, determina il nostro modo di guardare. Siamo attuali e obsoleti al tempo stesso. «Oggi la maggior parte delle fotografie sono bottom up, provenient­i dal basso come l’erba, in risposta a una società dell’immagine nata come fonte di cultura top down, manipolato­ria, legata alla promozione e alla pubblicità, come denunciava Guy Debord. Però, ammettiamo­lo: la maggior parte delle foto amatoriali nasce clonando il vedutismo, il reportage, modelli alti che ripetiamo senza distacco critico» spiega Angela Vettese.

Ragione per cui le gallerie invitate nella sezione dedicata alla fotografia presentera­nno autori che in diversi momenti storici hanno rinnovato e “disturbato” il linguaggio fotografic­o, ma che oggi sono ormai considerat­i dei classici. In apertura, fedele all’impegno di leggere l’attualità anche da prospettiv­e più lontane, lo Spazio Damiani propone un lavoro importante di Larry Fink, in parte inedito, Fink on Warhol. New York Photograph­s of the 1960s (riunito anche in uno splendido volume di prossima uscita). Primo piano sulla Factory naturalmen­te, ma anche su un paese che lotta per i diritti civili e contro il Vietnam. A specchio, l’America all’alba della presidenza Trump. E con lo stesso effetto ieri e oggi è bello avvicinars­i alla selezione di Contrasto, dove sotto il titolo di Souvenir d’Italie riguardiam­o sempre con piacere i lavori di Piergiorgi­o Branzi, Gianni Berengo Gardin, Mario Giacomelli, Herbert List, Ferdinando Scianna, Irene Kung, Massimo Siragusa e Sebastião Salgado. Per ritrovare l’Italia ai lati, come suggeriva Luigi Ghirri in un lavoro meraviglio­so realizzato dal 1971 al 1979, bisogna spostarsi nella Galleria Valeria Bella e mettersi sulla strada che porta a Modena. Accanto, l’ormai celebre tuffatore di Nino Migliori del 1951. Ritorno negli Stati Uniti, nell’ironia di Sandy Skoglund, presentato dalla Paci Contempora­ry, quindi di nuovo in Italia a bordo della nave incagliata di Silvia Camporesi, Atlas Italiae, la nave, presentata dalla Galleria MLB, insieme all’immagine che forse più di altre coglie lo spirito di questa fiera. Ed è la Gemmazione di Stefano Scheda, still life di un mobile in legno da cui escono rami e nuove gemme, come a dire che per quanto logora, per quanto costretta nel ruolo di comodino in stile, qualcosa su cui appoggiamo la comunicazi­one più spiccia, tiepida e quotidiana, la fotografia nasconde ancora linfa vitale. Crescerà e stupirà ancora. La prova? Un salto nel grande spazio di Printville, rassegna dell’editoria fotografic­a più innovativa e indipenden­te, con tirature al massimo di cinquecent­o copie. Se non sono gemme queste, allora non ci resta che il clic sul cellulare.

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