Semplici documentari? No, sono videoarte
Corpo Sensibile - Barlumi del documentario, è un focus da me curato al MAMBo sulle forme al confine fra video arte e cinema documentario. Una frontiera porosa, un tempo sovrapposto, laddove rappresentare il «reale» si carica di scarti, lacerazioni, slittamenti, sino a produrre sguardi originali, capaci di questionare l’apparenza delle immagini. Opere di giovani autori che sondano il mistero di questa relazione, in una riflessione sull’immagine e sull’immaginazione: tracce d’archivio, poemi di luce, lembi visuali alle soglie dell'esperienza estetica, verso un cinema alieno a paradigmi della certezza. Milo Adami, Luca Ferri, Riccardo Giacconi, Virginia Eleuteri Serpieri, Chiara Malta, Caterina Erica Shanta, Cosimo Terlizzi, Danilo Torre presentano le loro opere al Mambo di Bologna, in talk ricchi di immagini e suggestioni. Otto incontri, due al giorno, per riflettere sul limite - forse inesistente? - fra cinema documentario e arte contemporanea. Nonché sull’idea di film come performance, luogo in cui l'autore vive una dimensione creativa che investe il suo corpo, con spunti autobiografici e, spesso, media diversi.
Corpo sensibile mira anche a ricomporre un campo generazionale comune. Gli artisti proposti vivono una dimensione segnata da residenze e collaborazioni capaci di ibridare poetiche e linguaggi dell’arte contemporanea: per partecipare, indistintamente, a festival di cinema o a momenti espositivi nei più classici canali distributivi dell’arte contemporanea. Atti poetici multipli e, spesso, non protetti, segnati da sguardi disadorni, opposti alle certezze del documentario precotto, al suo rassicurante etimo catastale. Lontani dalla spiegazione del mondo, da quell’idea di svelamento paradivino che sopravvive nei format infiocchiettati dallo storytelling.
Dovremmo forse inventare altre parole e ancora non le abbiamo trovate: non-fiction film, cinema del reale, docufilm, cinema sperimentale, documentario di creazione… ogni definizione resta parziale, incapace di accogliere l’atto di resistenza all’immagine scintillante, senza residuo, senza polvere. Così Corpo sensibile accoglie frammenti scorticati, gesti autoriflessivi, anacronismi delle immagini. Vive la presenza dell’artista che filma e ne è trapassato. Scruta visibilità notturne e investimenti percettivi a bassa definizione, alla frontiera di artefatti estetici – film, opere video, performance, documentari – ormai spiazzati e rilocati. Scie legate da una comune logica del sensibile. Sottoboschi schiariti dalla luce fioca, eppure potente, del demone che persiste.