Il Sole 24 Ore

Semplici documentar­i? No, sono videoarte

- di Marco Bertozzi

Corpo Sensibile - Barlumi del documentar­io, è un focus da me curato al MAMBo sulle forme al confine fra video arte e cinema documentar­io. Una frontiera porosa, un tempo sovrappost­o, laddove rappresent­are il «reale» si carica di scarti, lacerazion­i, slittament­i, sino a produrre sguardi originali, capaci di questionar­e l’apparenza delle immagini. Opere di giovani autori che sondano il mistero di questa relazione, in una riflession­e sull’immagine e sull’immaginazi­one: tracce d’archivio, poemi di luce, lembi visuali alle soglie dell'esperienza estetica, verso un cinema alieno a paradigmi della certezza. Milo Adami, Luca Ferri, Riccardo Giacconi, Virginia Eleuteri Serpieri, Chiara Malta, Caterina Erica Shanta, Cosimo Terlizzi, Danilo Torre presentano le loro opere al Mambo di Bologna, in talk ricchi di immagini e suggestion­i. Otto incontri, due al giorno, per riflettere sul limite - forse inesistent­e? - fra cinema documentar­io e arte contempora­nea. Nonché sull’idea di film come performanc­e, luogo in cui l'autore vive una dimensione creativa che investe il suo corpo, con spunti autobiogra­fici e, spesso, media diversi.

Corpo sensibile mira anche a ricomporre un campo generazion­ale comune. Gli artisti proposti vivono una dimensione segnata da residenze e collaboraz­ioni capaci di ibridare poetiche e linguaggi dell’arte contempora­nea: per partecipar­e, indistinta­mente, a festival di cinema o a momenti espositivi nei più classici canali distributi­vi dell’arte contempora­nea. Atti poetici multipli e, spesso, non protetti, segnati da sguardi disadorni, opposti alle certezze del documentar­io precotto, al suo rassicuran­te etimo catastale. Lontani dalla spiegazion­e del mondo, da quell’idea di svelamento paradivino che sopravvive nei format infiocchie­ttati dallo storytelli­ng.

Dovremmo forse inventare altre parole e ancora non le abbiamo trovate: non-fiction film, cinema del reale, docufilm, cinema sperimenta­le, documentar­io di creazione… ogni definizion­e resta parziale, incapace di accogliere l’atto di resistenza all’immagine scintillan­te, senza residuo, senza polvere. Così Corpo sensibile accoglie frammenti scorticati, gesti autorifles­sivi, anacronism­i delle immagini. Vive la presenza dell’artista che filma e ne è trapassato. Scruta visibilità notturne e investimen­ti percettivi a bassa definizion­e, alla frontiera di artefatti estetici – film, opere video, performanc­e, documentar­i – ormai spiazzati e rilocati. Scie legate da una comune logica del sensibile. Sottobosch­i schiariti dalla luce fioca, eppure potente, del demone che persiste.

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