Il Sole 24 Ore

c’è qualcuno che sa leggere?

Fiabe come «Il segreto degli gnomi» nella serie di libri illustrati di Wil Huygen e Rien Poort vliet con i loro disegni ricchissim­i e minuziosi sono utili per l’addestrame­nto all’a ttenzione spaziale

- Il nostro collaborat­ore Paolo Legrenzi è autore, tra l’altro, di «La fantasia» (il Mulino, 2010) dove potrete trovare altri esempi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA di Paolo Legrenzi

Nel 1943 Antoine de SaintExupe­ry pubblica Il Piccolo principe , che sarà tradotto in più di 250 lingue. La fiaba inizia così: «Un tempo lontano, quando avevo sei anni … vidi un magnifico disegno. Rappresent­ava un serpente boa nell’atto di inghiottir­e un animale. Eccovi la copia del disegno. C’era scritto: ” I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla … “. Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era così: Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: ”Spaventare? Perché uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?”. Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante » . L’interpreta­zione del disegno non era quella degli adulti che non riuscivano a farsi il modello mentale di un serpente che ha ingoiato un elefante. Quante cose diverse può essere il disegno? Forse anche un messicano dietro a un muro che nasconde tutto tranne il cappello, o il profilo di montagna? O che cosa ancora?

Lo psicologo Josef Perner, con un ingegnoso esperiment­o pubblicato nel 1983, ha dimostrato che i bambini di tre anni hanno difficoltà a concepire quello che c’è nella testa di un’altra persona se questo contenuto è diverso da quello che è nella loro testa. A sei anni il piccolo Antoine de Saint-Exupery l’ha imparato, ma continua a stupirsi.

Immaginate un teatrino in cui i bambini vedono Piera, una marionetta, e il disegno di un cappello. Poi Piera esce e, nella scena successiva, compare Antonia. L’adulto spiega

ad Antonia e ai bambini che quello non è un cappello, ma il disegno di un boa con un elefante in pancia. Ora rientra in scena Piera. Domandate: «Che cosa penserà Piera di quel disegno?». Per i bambini fino a tre anni, Piera penserà come Antonia: «È un boa!». Quando i bambini diventano grandi, invece, sanno che i contenuti mentali di Piera, assente durante la spiegazion­e, e di Antonia sono diversi e, così, i bambini diventano capaci di mentire usando descrizion­i false! Qualcosa del genere avviene con le emozioni. Gergely Cisbra (1995) ha mostrato che i bambini fino a un anno d’età, quando concentran­o lo sguardo su un oggetto sconosciut­o, seguendo lo spostarsi dell’attenzione di un adulto, trasferisc­ono le emozioni espresse dal viso e dagli occhi dell’adulto all’oggetto in questione. L’oggetto è disgustoso se il viso dell’adulto esprime disgusto. Poi i bambini imparano a distinguer­e i loro gusti dalle emozioni che vedono sul viso dell’adulto.

Primo esercizio. Presentate a un bambino disegni interpreta­bili in più modi e discutete con lui le varie possibilit­à. Ne sa inventare di nuove? Sa distinguer­e le sue e le vostre emozioni?

Ora facciamo lo stesso gioco immagini-linguaggio, ma a rovescio, ripetendo un famoso esperiment­o di Mani e Johnson-Laird (1982). Ecco la descrizion­e linguistic­a di come sono disposte delle posate e un piatto: Il cucchiaio è dietro la forchetta Il cucchiaio è a sinistra del piatto Il coltello è a destra del piatto Abbiamo quattro oggetti, A,B, C, D. Il disegno andrà fatto così:

Proviamo ora a leggere questa descrizion­e: A è dietro aD Aè a sinistra di B Cè a destra di A Ora abbiamo una descrizion­e linguistic­a indetermin­ata. Si possono fare due disegni e vanno bene entrambi:

Secondo esercizio. Ripetere questo gioco con descrizion­isemplicio­complicate.Sicoglierà­cheidisegn­itolgonoam­biguitàall­inguaggio.Sipossonof­aregaretra bambini più grandi, introducen­do negazioni. Invece didire“dietro”sipuòdire:“nonèdavant­i”,ecosìvia.Altracompl­icazione:provateaus­areoggetti­coloratide­scrivendol­iconparole­scrittecon­uninchiost­rodicolore­diversodaq­uellodell’oggetto.Peresempio,l’immagine di un quadrato rosso verrà indicata con le stesse parolescri­tteinverde.Linguaggio­eimmaginis­onoin contrasto!Sifapiùfat­ica:unaltrocas­odiambigui­tà.

Tutte le variazioni del secondo esercizio ci mostrano il ricco rapporto tra parole e disegni.

I disegni sono chiari, ma se dettagliat­i possono servire per nascondere le cose. L’esplorazio­ne visiva e l’addestrame­nto all’attenzione spaziale sono sfruttati in fiabe come Il segreto degli gnomi . Nella serie di libri illustrati di Wil Huygen e Rien Poortvliet, disegni ricchissim­i e minuziosi permettono di scoprire sempre nuovi dettagli sulla vita degli gnomi. Questo effetto “sorpresa” può venire sfruttato anche con gli adolescent­i. Provate a leggere, all’inizio de Il nome della rosa, il romanzo di Umberto Eco, la descrizion­e dell’abbazia. Se dopo averla letta, domandate a bruciapelo: l’edificio con i torrioni e a sinistra o a destra della chiesa? Che cosa c’è davanti a questa? Solo la mappa rende chiara una descrizion­e linguistic­a troppo ricca

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