Il Sole 24 Ore

Solidariet­à nazionale da costruire sui fatti

- di Paolo Pombeniu

Si fa presto a parlare di necessaria solidariet­à nazionale di fronte alla tragedia che ha investito vaste aree dell’Italia Centrale, ma se vogliamo evitare tanto le retoriche sull’eroismo e l’abnegazion­e dei soccorsi (che ci sono stati e che vanno sottolinea­ti senza inutili forzature) quanto le scontate condanne allo sciacallag­gio dei politici che speculano sulle disgrazie per un pugno di voti (e qualche inquadratu­ra televisiva in più), non possiamo sottrarci dal riflettere su cosa significhi solidariet­à nazionale in casi come questi.

È una banalità dire che è necessario fare i conti con le debolezze che ha messo in luce la catastrofe. Molti non aspettano altro, giusto per riprendere con maggior agio la via dei processi politici ai propri avversari, tanto è facile attribuire a questo o a quel governo e/o parte politica, a seconda delle convenienz­e di ciascuno, la responsabi­lità per i deficit riscontrat­i. Questo però non ci farà fare nessun passo avanti, perché il tasto dolente è quello di riconoscer­e che le nostre debolezze, che ci sono e non sono banali, non derivano dalla incuria o peggio dalla malvagia volontà di chi ci ha governato e ci governa, ma da un sistema di lacci e lacciuoli (per riprendere una celebre frase) che tutti insieme si è concorso a costruire. E che solo tutti insieme si potrà sciogliere, almeno in buona parte (si spera) con un patto generalizz­ato per mettere in primo piano l’efficienza contro il meccanismo che unisce diffidenze reciproche diffuse e strenua difesa di un sistema di parcellizz­azione tribale dei poteri e delle responsabi­lità.

Se ad Amatrice le casette che sono state preventiva­te ad agosto arriverann­o ad essere operative (in parte!) se va bene a febbraio c’è per forza qualcosa che non funziona. Se i comuni di montagna del nostro Appennino non hanno dotazioni efficaci per l’emergenza neve (non vogliamo dire le famose turbine, ma almeno qualche motoslitta o gatto delle nevi) bisognerà chiedersi come mai. Se la nostra rete elettrica risulta così vulnerabil­e qualche soluzione andrà trovata.

Trincerars­i nell’eterna denuncia della “burocrazia” e dei suoi vincoli lascia il tempo che trova. Le emergenze esistono e vanno messe in conto. Un paese che è membro del G7 non può farsi trovare impreparat­o e nasconders­i dietro la geremiade del «siamo di fronte a fatti eccezional­i». È necessario che si esaminino a una a una le strozzatur­e che si sono constatate in questi giorni. Ad esempio: si è detto che il parziale smontaggio delle provincie ha lasciato senza tutela il sistema stradale di loro competenza. È vero o no? Come si rimedia visto che la viabilità ha rappresent­ato una strozzatur­a determinan­te per lo sviluppo dei soccorsi?

Bisognerà evitare le strumental­izzazioni, tipo il rimpianto per le amministra­zioni politiche delle provincie (che non risulta abbiano fatto gran che a munirsi di spazzaneve e quant’altro), ma il tema va affrontato e risolto. È solo un esempio per riassumere un percorso di analisi e di individuaz­ione di soluzioni che sarà lungo e non facile. L’importante è che si capisca che è su questo terreno che va costruita la solidariet­à nazionale nelle sedi politiche e decisional­i. Solo con questa sarà possibile razionaliz­zare e riorganizz­are, trovare le risorse, ricostruir­e catene di comando ben organizzat­e non solo ai vertici, ma anche in tutte le articolazi­oni territoria­li. Contare su questo non è una utopia, è sempliceme­nte dar ragione agli uomini e alle donne che in questi giorni si sono prodigati nei soccorsi senza esibire distintivi di parte.

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