Il Sole 24 Ore

Mappa sismica ferma, bonus bloccato

I ritardi del Consiglio superiore dei lavori pubblici rendono inapplicab­ile la maxiagevol­azione

- Giuseppe Latouru

Sismabonus non pervenuto. Il principale strumento di incentivaz­ione alla messa in sicurezza antisismic­a dell’ultima legge di Bilancio, per adesso, è in larga parte un guscio vuoto. Guardando all’ampio set di sconti disegnato dalla manovra, infatti, dal primo gennaio scorso si è messa in moto solo la detrazione con i giri più bassi, quella del 50 per cento. La vera fuoriserie del nuovo sistema è la maxi agevolazio­ne compresa tra il 70 e l’85%: nonostante le promesse, è ancora inattuata. Per mandarla in pista servirebbe una linea guida per la mappatura degli edifici che, al momento, è ferma al Consiglio superiore dei lavori pubblici, il massimo organo consultivo dello Stato. L’impegno di completarl­a entro fine anno è stato mancato. La prossima scadenza è fissata a fine febbraio ed è ad alto rischio. Un ritardo incredibil­e, visto che una bozza del provvedime­nto è pronta almeno da maggio del 2016.

Per capire cosa si sta inceppando, partiamo dalla manovra. La legge di Bilancio 2017 disciplina il nuovo sismabonus, relativo alle spese sostenute per la messa in sicurezza degli edifici. È attivo fino al 2021 ed è strutturat­o in due blocchi. Il primo livello è una detrazione del 50 per cento. Si applica non solo agli edifici in zone sismiche ad alta pericolosi­tà (zone 1 e 2), ma anche a quelli in zona sismica 3. Questo, che è già attivo, è il blocco meno interessan­te, perché garantisce la stessa aliquota delle ristruttur­azioni ordinarie (il 50%), con il solo vantaggio di avere un tempo di detrazione inferiore: cinque anni, anziché dieci. Il vero perno del sismabonus è il secondo livello. Qualora dagli interventi «derivi una riduzione del rischio sismico che determini il passaggio ad una classe di rischio inferiore, la detrazione di imposta spetta nella misura del 70 per cento», spiega la relazione illustrati­va del- la manovra. Con due classi di rischio in meno, si arriva all’80 per cento. Addirittur­a, se l’intervento riguarda parti comuni dei condomini, si ottiene un beneficio di altri cinque punti: il tetto massimo, in sostanza, è ben 85 per cento. Che, però, per adesso è solo sulla carta.

Il motivo è che il sistema delle classi di rischio deve essere regolato da un decreto del ministero delle Infrastrut­ture, da adottare dopo avere sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici. Questo provvedime­nto manderà a regime un metodo di mappatura degli edifici assimilabi­le a quello degli elettrodom­estici: a seconda dello stato dell’immobile, si otterrà una lettera dalla A alla F e, con gli interventi di messa in sicurezza, si potrà ottenere un salto di classe e, quindi, uno sconto fiscale. Senza le regole per la mappatura, il bonus resta un guscio vuoto. E, almeno per ora, le regole per la mappatura sono incagliate.

La manovra, per la verità, fissa il limite di fine febbraio per l’attuazione della norma. Ma l’andamento dei lavori in Consiglio superiore fa immaginare che si andrà oltre questo termine. Inoltre, lo stesso Consiglio superiore aveva annunciato, nel mese di ottobre, che avrebbe chiuso il dossier a fine 2016, in modo da far partire il bonus già a gennaio del 2017. Le premesse per farlo c'erano tutte: la bozza delle linee guida, infatti, era già pronta da diversi mesi. Un po' di storia recente aiuta a capire cosa sta accadendo. La scrittura di queste linee guida inizia a ottobre del 2013: all’epoca si trattava di un meccanismo sperimenta­le di classifica­zione degli edifici, da ag- ganciare eventualme­nte a un nuovo sistema di bonus fiscali. A guidare la commission­e di esperti incaricata di elaborare il testo era Pietro Baratono, provvedito­re alle Opere pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna. Il lavoro a maggio 2016 risultava chiuso, perché lo stesso Mit rispondeva a un’interrogaz­ione presso la commission­e Ambiente della Camera, spiegando che il gruppo di studio aveva «elaborato» le linee guida e che queste «verranno a breve rese pubbliche». All’epoca – va detto – non esistevano gli sconti fiscali che ci sono ora, quindi la loro pubblicazi­one poco avrebbe cambiato in termini di prevenzion­e.

La sostanza, però, è che dopo l’estate il Governo ha iniziato a disegnare il sismabonus, forte di una linea guida già quasi pronta all’uso. Il Consiglio superiore, però, la pensava diversamen­te e ha così messo un tappo al sistema di mappatura dei fabbricati, per motivi di carattere tecnico: il vecchio testo, infatti, era organizzat­o sulla base di criteri economici di classifica­zione del rischio sismico. Il nuovo, secondo l’orientamen­to emerso in sede di revisione, dovrà mettere al centro la salvaguard­ia delle vite umane. Al di là del merito scientific­o, si è deciso di procedere a un’ampia rimodulazi­one del provvedime­nto. Così, per il maxi sconto dell’85% bisognerà aspettare ancora. La previsione, se tutto andrà bene, è di chiudere la parte del Consiglio superiore entro febbraio. Approvare poi il decreto nel giro di pochi giorni, come previsto dalla manovra, a quel punto sarà molto complicato.

L’OBIETTIVO MANCATO Le linee guida per la mappatura degli edifici erano attese entro dicembre 2016. Ma adesso sembra a rischio anche la scadenza di fine febbraio

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