Il Sole 24 Ore

Stop al paracadute della Dis-Coll

- Alessandro Rota Porta

pAumento degli oneri contributi­vi e fine degli ammortizza­tori sociali: sono queste le due novità in materia di collaboraz­ioni per il 2017, in attesa delle modifiche che potrebbero derivare dall’approvazio­ne del Ddl sul lavoro autonomo (attualment­e in fase di discussion­e parlamenta­re alla Camera) andando ad impattare su questa tipologia di rapporti.

Ma andiamo con ordine. Dal lato costi, i committent­i che si avvalgono di collaboraz­ioni coordinate e continuati­ve dovranno sostenere versamenti più elevati alla gestione separata Inps: infatti, la legge di bilancio 2017 si è occupata di bloccare l’aumento delle aliquote dovute alla medesima gestione da parte dei profession­isti senza cassa previdenzi­ale ma non ha fermato l’innalzamen­to già previsto dalla riforma Fornero in capo ai co.co.co iscritti in via esclusiva.

L’aliquota da versare alla gestione separata è così aumentata di un ulteriore punto percentual­e attestando­si al 32,72% (il costo ricade per il 21,81% sul committent­e e per il 10,91% sul collaborat­ore). Questo senza contare che un altro scatto in avanti è previsto per il 2018.

È rimasta, invece, ferma l’aliquota per i collaborat­ori che pagano la gestione separata ma sono iscritti ad altra gestione previden- ziale oppure sono pensionati, mentre si è ridotta di due punti l’aliquota contributi­va per i profession­isti iscritti alla gestione separata Inps.

Passando al quadro in tema di tutele, va segnalato come la platea dei collaborat­ori sia rimasta priva di qualsiasi paracadute, dal mo- mento che l’indennità Dis-Coll, inizialmen­te prevista nel pacchetto dei sussidi tracciati dal Jobs act (e successiva­mente prorogata fino al 31 dicembre scorso attraverso la legge di stabilità 2016) non ha ad oggi trovato l’estensione al 2017.

Nel dettaglio, si trattava di un’indennità di disoccupaz­ione per i lavoratori con rapporto di collaboraz­ione coordinata, sostitutiv­a dell’indennità una tantum per i lavoratori a progetto disciplina­ta dalla legge 92/2012. Il trattament­o era, appunto, rivolto in via sperimenta­le ai collaborat­ori coordinati e continuati­vi (anche a progetto) privi di partita Iva iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l’Inps che avessero perduto involontar­iamente la propria occupazion­e e che fossero in grado di soddisfare congiuntam­ente i seguenti requisiti: essere in stato di disoccupaz­ione al momento della domanda di prestazion­e; possedere tre mesi di contribuzi­one nel periodo che va dal 1° gennaio dell’anno solare precedente l’evento di cessazione dal lavoro all’evento in questione.

La circolare Inps n.74 del 2016 chiarisce che tra i destinatar­i della Dis-coll ci sono i collaborat­ori presso la pubblica amministra­zione, mentre sono esclusi amministra­tori, sindaci o revisori di società e altri enti con o senza personalit­à giuridica; assegnisti di ricerca, dottorandi e titolari di borse di studio.

Ora però, a un anno dall’entrata in vigore delle nuove regole definite dal Codice dei contratti (decreto legislativ­o 81/2015), si cambia di nuovo e il capitolo delle collaboraz­ioni coordinate e continuati­ve fatica a trovare un assetto definito: soprattutt­o per il fatto che il mercato del lavoro è sempre più popolato da figure dal confine quanto mai labile tra lavoro autonomo e subordinat­o e si arricchisc­e via via di profili profession­ali non regolament­ati, rendendo così il discrimine normativo della etero-organizzaz­ione spesso di difficile applicazio­ne.

CONTRIBUTI PIÙ SALATI L’aliquota da versare è al 32,72 per cento, in aumento di un punto percentual­e rispetto all’anno scorso

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