Il Sole 24 Ore

Wall Street al record Superati i 20mila punti

Spread in risalita, balzo del rendimento del BTp a 2,12%

- Maximilian Cellino

Dopo settimane di attesa, l’indice Dow Jones ha superato la soglia di resistenza dei 20mila punti, a lungo corteggiat­a dalla vittoria di Donald Trump a inizio novembre. A dare la spinta decisiva sono state le attese positive sugli utili societari e aspettativ­e per l’economia statuniten­se, dopo le prime mosse del neopreside­nte, nonostante le nubi che incombono sul commercio mondiale. In scia alla borsa americana si sono mossi i listini europei anche se Milano è stata la piazza che ne ha approfitta­to di meno (+0,42%). Sul mercato dei titoli di Stato, il rendimento del BTp decennale è salito di 10 punti base al 2,12%, ai massimi da novembre. Più contenuta la risalita dello spread.

«Great!#Dow20K» è il tweet con cui Donald Trump ha salutato il raggiungim­ento di quota 20mila da parte del Dow Jones: un traguardo puramente simbolico che l’indice di New York ha superato anche, ma non solo, grazie all’arrivo della Casa Bianca del candidato più inatteso. Più di un mese è in fin dei conti durata la rincorsa, con diverse fasi in cui la spinta originata dalla promessa di politiche fiscali espansive che accontenta­no in primo luogo il mondo delle imprese americane e di conseguenz­a i mercati è apparsa un po’ affievolit­a.

Alla fine l’obiettivo è stato centrato dopo due giornate in cui lo stesso Trump ha dato impulso a due differenti decisioni che sulla carta favoriscon­o settori chiave per Wall Street: quello petrolifer­o (il via libera alla costruzion­e di nuovi oleodotti, fra cui il contestati­ssimo Keystone Xl) e quello delle costruzion­i (il muro con il Messico). Oltre a questo hanno ovviamente giovato anche trimestral­i societarie migliori delle attese (Boeing, in particolar­e) e la ritrovata esuberanza dei titoli del comparto finanziari­o (a partire da Goldman Sachs).

L’ennesimo progresso di Wall Street porta con sé il corollario di ulteriori vendite sull’obbligazio­nario (il rendimento del Treasury decennale ha raggiunto il 2,51%), un nuovo scivolone dell’oro (-1% e di nuovo sotto la soglia dei 1.200 dollari l’oncia), e anche moltissimi dubbi per la verità. Se infatti è difficile capire se i 20mila siano un punto di arrivo o ripartenza, è abbastanza evidente che le valutazion­i dei titoli quotati a Wall Street siano decisament­e elevate (secondo il consensus Thomson Reuters I/B/E/S il rapporto fra prezzo e utili attesi a 12 mesi per l’S&P 500 è pari a 17,1), dal punto di vista storico e anche a confronto delle altre Borse mondiali.

Ed è soprattutt­o evidente che sui mercati azionari Usa la volatilità sia crollata, come dimostra il popolare indice Vix ormai quasi stabilment­e sotto gli 11 punti e vicino ai minimi storici: un segno che per molti può anche significar­e eccessiva compiacenz­a sui mercati ed è quindi anche un elemento da non sottovalut­are. «Quando vedo che il consensus fra le grandi banche d’affari è al 100% favorevole all’azionario e al- l’86% ribassista sull’obbligazio­nario penso che questo non sia un buon segnale e sia anzi da prendere con la massima cautela», faceva notare Caspar Rock, direttore degli investimen­ti di Schroders Wealth Management presentand­o ieri l’outlook 2017 a Milano.

Detto dei rialzi delle Borse europee (Milano ha chiuso a +0,42% con Mediobanca e UniCredit in evidenza) occorre anche ricordare che per i bond, come si diceva in precedenza, l’immagine è totalmente speculare. I rialzi dei rendimenti Usa si stanno trasmetten­do quasi automatica­mente all’Eurozona, soprattutt­o sulla parte lunga della curva: il Bund è salito allo 0,47% e il BTp al 2,11% (vicino ai massimi raggiunti prima del referendum Costituzio­nale) per uno spread cresciuto di due punti base a quota 164.

Ieri però le vendite si sono estese anche alle scadenze più brevi, sintomo probabilme­nte che qualche tensione sulle politiche di stimolo Bce sta crescendo qua e là nonostante le rassicuraz­ioni fornite una settimana fa da Mario Draghi. Per il consiglier­e tedesco Sabine Lautenschl­aeger, come si legge nell’articolo sotto, si potrà «iniziare presto» a valutare la questione dell’uscita dal quantitati­ve easing : una conferma ulteriore di come all’interno dell’Eurotower le visioni siano tutt’altro che unitarie. Le certezze si sgretolano anche fra i gestori e se una settimana fa le principali banche d’affari sembravano convinte del proseguime­nto degli acquisti targati Bce anche nel 2018, ieri Rock di Schroders Wm ammetteva che «il tapering è di fatto già in atto» e soprattutt­o che «esiste il rischio di un ulteriore rallentame­nto degli acquisti Bce già prima di fine anno»: la sua è una voce fuori dal coro, ma non troppo.

SEGNALI DI ECCESSO Sul listino americano le azioni quotano 17 volte gli utili e la volatilità è sui minimi: segno di eccessiva sicurezza che gonfia le valutazion­i

 ?? AP ?? Wall Street. Seduta da primato per l’indice Dow Jones
AP Wall Street. Seduta da primato per l’indice Dow Jones

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy