Mps, bond da 7 miliardi con garanzia pubblica
Banca Monte dei Paschi ha emesso due titoli con garanzia dello Stato, come prevede il Dl salva banche, per complessivi 7 miliardi, con scadenze 2018 e 2020. I titoli verranno venduti sul mercato o utilizzati come collaterale nel corso del 2017.
Mps torna a raccogliere denaro sul mercato e lo fa con una doppia maxi-emissione che conferma la voglia di riportare in fretta l’istituto nelle condizioni di normalità, almeno sul fronte della liquidità. La banca senese ha annunciato ieri sera di aver effettuato due emissioni, entrambe con garanzia dello Stato, per un importo complessivo di 7 miliardi. Uno dei due titoli, per un valore di 3 miliardi, scadrà nel gennaio 2018 e avrà una cedola dello 0,5%. L’altro, per un valore di 4 miliardi, scadrà nel gennaio 2020, con cedola allo 0,75%.
La creazione di titoli è di fatto un’operazione virtuale. I titoli sono infatti stati sottoscritti interamente dalla stessa Mps. Tuttavia ora la banca ha in mano la “carta” che, grazie alla garanzia dello Stato, potrà essere scambiata o con titoli di altre banche o venduta sul mercato secondario presso investitori istituzionali. In ogni caso alla fine i titoli Mps saranno portati allo “sportello” della Bce, dove saranno utilizzati come collaterale in cambio di nuova liquidità.
Mps dà così seguito a quanto annunciato venerdì scorso, quando il mercato era stato informato dell’avvio delle interlocuzioni con il Mef finalizzate alla concessione della garanzia statale. Misura, quest’ultima, contenuta nel decreto «Salvarisparmio» di fine dicembre, che prevedeva aiuti nel capitale delle banche in difficoltà fino a 20 miliardi di euro. Benchè attesa nelle tempistiche - le stime erano per un’emissione entro fine mese - l’emissione di ieri è andata ben oltre le previsioni in termini di size, che si fer- mano a 2 miliardi.
Con il maxi-collocamento da 7 miliardi di fatto Siena raccoglie infatti in un colpo solo circa la metà dei 15 miliardi stimati come fabbisogno per il 2017. Ma soprattutto mette un cordone di sicurezza, almeno sul fronte della liquidità, in caso di lungaggini nel processo di aumento di capitale da parte dello Stato. Come noto, l’intero piano di ristrutturazione e rilancio di Mps deve ancora essere varato e ricevere le necessarie autorizzazioni da parte di Bruxelles e Bce. E in mezzo c’è anche un’assemblea dei soci. Ecco perchè non è escluso che alla fine l’aumento di capitale da 8,8 miliardi richiesto da Bce arrivi tra maggio e giugno. Un tempo lungo, nel corso del quale una banca in difficoltà come Mps potrebbe ritrovarsi in tensione sotto il profilo del denaro corrente. Da qua la scelta di mettere da subito in sicurezza la posizione di liquidità della banca, che come noto ha subìto un rapido deterioramento tra novembre e dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (calata da 14,6 miliardi a 8,1 miliardi) e della liquidità netta a 1 mese (da 12,1 miliardi, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi, pari al 4,78% del totale delle attività).
La banca nel frattempo è al lavoro anche sulla svalutazione dei crediti in portafoglio, tema che è stato al centro di un Cda tenutosi martedì. La mancata dismissione dei 27,7 miliardi di Npl potrebbe costringere infatti a un aumento delle coperture superiore rispetto alle previsioni iniziali, con effetti negativi anche sui conti dell’anno, che verranno presentati il 9 febbraio al mercato e che sono la base del piano di rilancio. cio.
DL SALVA BANCHE L’emissione segue il decreto del governo finalizzato a garantire le obbligazioni L’istituto senese al lavoro su ulteriori svalutazioni