Il Sole 24 Ore

Il giro di vite

- di Mario Platero

È la volta del terrorismo, dell’immigrazio­ne illegale; parte il muro con il Messico e si impongono restrizion­i alla concession­i di visti per paesi vulnerabil­i al fondamenta­lismo musulmano.

La Fratellanz­a musulmana diventa organizzaz­ione terroristi­ca, Guantanamo resterà aperta, ci saranno altre carceri segrete. E forse ci sarà un taglio per i fondi all’Onu.

Lo abbiamo detto ieri, lo ripetiamo oggi: Donald Trump non perde tempo. Soprattutt­o non si piega alla tradizione di “ammorbidir­e” le promesse elettorali secondo il vecchio adagio: una cosa è un impegno con gli elettori, un’altra è il governo, scusa accampata da sempre da ogni politico vittorioso in democrazia, per annacquare in nome del “compromess­o” promesse di ogni tipo. Come primo atto dei suoi cento giorni, Trump sta smentendo questa tradizione, colpevole, secondo molti analisti politici, dello scollament­o e della sfiducia fra elettori e politici e della crescita di movimenti populisti. Il messaggio è forte perché Trump sembra non volersi fermare davanti a nulla. Ha dedicato il primo giorno al commercio, hanno seguito auto e manifattur­iero, ieri è toccato a immigrazio­ne e terrorismo. Ci sono forse rischi impliciti nel cambio dell’equazione commercial­e, con un passaggio dal multilater­alismo a bilaterali­smo? Forse, ma intanto si procede, poi si vedrà. Il vantaggio di Trump è quello di non dare troppi dettagli, come ha fatto ieri. L’importante è che la percezione del cambiament­o sia bene impressa nell’opinione pubblica, e su questo Trump ha già colto un successo.

Ma vediamo fra le varie iniziative di ieri quali sono le più rilevanti. Che Trump volesse fare un muro lo sapevamo, vedremo come lo costruirà e come lo finanzierà: con tariffe su importazio­ni messicane? Gli convengono davvero? Inoltre il “muro” sarà più simbolico che altro perché gli immigrati illegali continuera­nno ad arrivare attraverso tunnel a mille altri modi. Non sapevamo invece che volesse definire con tale urgenza la Fratellanz­a musulmana come «gruppo terroristi­co». Le ramificazi­oni di questa decisione sono enormi. Non dimentichi­amo che la Fratellanz­a musulmana aveva vinto le elezioni in Egitto e che a deporre il loro leader Mohammed Morsi fu l’attuale Presidente egiziano al Sisi già capo dell'esercito. Per Al Sisi la decisione di Trump (i due hanno già parlato a lungo) diventa un “assist” non da poco. Da quando ha preso il potere, 1.400 fedelissim­i di Morsi sono stati uccisi, decine di migliaia incarcerat­i, lo stesso Morsi è stato condannato a 20 anni di lavori forzati. A chi lo accusa di aver agito solo per motivi politici al Sisi potrà rispondere, oggi con maggiore credibilit­à, di aver solo estirpato “terroristi”. Le ramificazi­oni si allargano a Gaza, dove Hamas è l’espression­e della Fratellanz­a, e al Qatar, emirato ricchissim­o, alleato di Washington e compratore di armi americane (l’ultimo acquisto, oltre 10 miliardi di dollari) che ha da sempre ha appoggiato e finanziato la fratellanz­a islamica. Insomma lo scossone Trump continua, e continuerà: domani il Presidente vedrà la signora May e lancerà una sfida all’Unione Europea. Teniamoci forte, perché le notizie - e le sfide – in questi primi cento giorni continuera­nno a sorprender­ci.

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