Il giro di vite
È la volta del terrorismo, dell’immigrazione illegale; parte il muro con il Messico e si impongono restrizioni alla concessioni di visti per paesi vulnerabili al fondamentalismo musulmano.
La Fratellanza musulmana diventa organizzazione terroristica, Guantanamo resterà aperta, ci saranno altre carceri segrete. E forse ci sarà un taglio per i fondi all’Onu.
Lo abbiamo detto ieri, lo ripetiamo oggi: Donald Trump non perde tempo. Soprattutto non si piega alla tradizione di “ammorbidire” le promesse elettorali secondo il vecchio adagio: una cosa è un impegno con gli elettori, un’altra è il governo, scusa accampata da sempre da ogni politico vittorioso in democrazia, per annacquare in nome del “compromesso” promesse di ogni tipo. Come primo atto dei suoi cento giorni, Trump sta smentendo questa tradizione, colpevole, secondo molti analisti politici, dello scollamento e della sfiducia fra elettori e politici e della crescita di movimenti populisti. Il messaggio è forte perché Trump sembra non volersi fermare davanti a nulla. Ha dedicato il primo giorno al commercio, hanno seguito auto e manifatturiero, ieri è toccato a immigrazione e terrorismo. Ci sono forse rischi impliciti nel cambio dell’equazione commerciale, con un passaggio dal multilateralismo a bilateralismo? Forse, ma intanto si procede, poi si vedrà. Il vantaggio di Trump è quello di non dare troppi dettagli, come ha fatto ieri. L’importante è che la percezione del cambiamento sia bene impressa nell’opinione pubblica, e su questo Trump ha già colto un successo.
Ma vediamo fra le varie iniziative di ieri quali sono le più rilevanti. Che Trump volesse fare un muro lo sapevamo, vedremo come lo costruirà e come lo finanzierà: con tariffe su importazioni messicane? Gli convengono davvero? Inoltre il “muro” sarà più simbolico che altro perché gli immigrati illegali continueranno ad arrivare attraverso tunnel a mille altri modi. Non sapevamo invece che volesse definire con tale urgenza la Fratellanza musulmana come «gruppo terroristico». Le ramificazioni di questa decisione sono enormi. Non dimentichiamo che la Fratellanza musulmana aveva vinto le elezioni in Egitto e che a deporre il loro leader Mohammed Morsi fu l’attuale Presidente egiziano al Sisi già capo dell'esercito. Per Al Sisi la decisione di Trump (i due hanno già parlato a lungo) diventa un “assist” non da poco. Da quando ha preso il potere, 1.400 fedelissimi di Morsi sono stati uccisi, decine di migliaia incarcerati, lo stesso Morsi è stato condannato a 20 anni di lavori forzati. A chi lo accusa di aver agito solo per motivi politici al Sisi potrà rispondere, oggi con maggiore credibilità, di aver solo estirpato “terroristi”. Le ramificazioni si allargano a Gaza, dove Hamas è l’espressione della Fratellanza, e al Qatar, emirato ricchissimo, alleato di Washington e compratore di armi americane (l’ultimo acquisto, oltre 10 miliardi di dollari) che ha da sempre ha appoggiato e finanziato la fratellanza islamica. Insomma lo scossone Trump continua, e continuerà: domani il Presidente vedrà la signora May e lancerà una sfida all’Unione Europea. Teniamoci forte, perché le notizie - e le sfide – in questi primi cento giorni continueranno a sorprenderci.