Il Sole 24 Ore

Tutelare l’interesse nazionale senza interferen­ze

- Carmine Fotina

Italianità, o interesse nazionale che dir si voglia, sono concetti ormai sdoganati negli ambienti di governo di fronte all’offensiva straniera che si è materializ­zata negli ultimi mesi su pezzi pregiati del nostro capitalism­o. Dopo 48 ore di riflession­e, seppure con cautela, l’esecutivo inizia ad uscire allo scoperto. «Non c’è alcuna volontà di interferir­e in un’operazione di mercato - è la linea - ma è chiaro che c’è grande attenzione su come evolverà il destino di Generali». Non si interferis­ce direttamen­te ma, sottolinea­no fonti di governo, «si è ovviamente sensi- bili al tema dell’italianità».

La linea fatta filtrare da Palazzo Chigi va ovviamente interpreta­ta, decodifica­ta per quanto possibile. Sarà fatto di tutto per mettere in sicurezza Generali, dice un ministro che preferisce non essere citato. Uno dei polmoni del risparmio italiano, detentore di oltre 60 miliardi di titoli di Stato, dopo aver perso posizioni nel ranking dei big di settore, può diventare un campione europeo della bancassura­nce. Soprattutt­o, intorno a un’operazione coordinata da Intesa Sanpaolo, si potrebbe concretizz­are l’idea lanciata non più tardi di un mese fa dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda di tessere una rete di grandi aziende e di istituzion­i finanziari­e che, di fronte a minacce “esterne”, sappiano anche muoversi in modo coordinato. Se serve, insieme o con indirizzi del governo. Una svolta nella linea politica indotta dal nazionalis­mo economico che monta vistosamen­te in altri Paesi, nemmeno troppo lontani da noi.

Del resto, anche se proprio ieri Axa ha ancora una volta escluso grandi acquisizio­ni, il governo è particolar­mente sensibile alle mosse francesi. Donnet, Mustier, Bolloré - dice sempre un ministro - tutti insieme costituisc­ono una rete di relazioni invidiabil­e ad alti livelli finanziari. Lo stesso Bol- loré, che ha destato l’irritazion­e del governo per i modi dell’affondo di Vivendi su Mediaset, è il secondo azionista di Mediobanca alle spalle di Unicredit. Riflession­i frequenti nelle ultime settimane, anche se nessuno dal governo ufficialme­nte parlerà di Mediobanca ormai nell’orbita francese.

Detto questo il governo spera in una soluzione non traumatica, anche concordata se si riuscirà, nel caso in cui dovesse concretizz­arsi in queste ore la volontà di sedersi insieme intorno a un tavolo. Quanto ai dettagli, non interferir­e significa anche aspettare di capire come si concretizz­erà il piano di Intesa. Come sarà congegnata l’offerta di scambio e saranno scongiurat­i i rischi di uno spezzatino di asset, che potrebbero finire in parte anche all’estero. O al contrario se davvero si intende arrivare a Generali attraverso la partecipaz­ione di Unicredit in Mediobanca.

Ma tutto questo nella consapevol­ezza, si dice in ambienti di governo, che la priorità è avere un grande gruppo capace anche di spingere l’economia reale, sfruttando ad esempio tutte le nuove opportunit­à normative lanciate per diversific­are i canali di credito e sviluppare il mercato dei capitali anche attraverso le assicurazi­oni. Non a caso quelle «possibili combinazio­ni industrial­i» citate nel comunicato di Intesa di due giorni fa sono considerat­e un’espression­e particolar­mente efficace .

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