Il Sole 24 Ore

Rush finale nella trattativa sui conti

Padoan oggi all’Eurogruppo - Renzi: dalla Ue letterine ridicole per chiedere assurde correzioni

- Marco Rogari Gianni Trovati

pIl nuovo tira e molla fra Roma e Bruxelles sull’aggiustame­nto da 3,4 miliardi dei nostri conti pubblici chiesto dalla commission­e Ue arriva alla stretta finale. Oggi e domani il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan parteciper­à ai lavori di Eurogruppo ed Ecofin, ultimo appuntamen­to ufficiale in cui i saldi di bilancio italiani torneranno in discussion­e prima della scadenza del 1° febbraio entro la quale il governo dovrà inviare le proprie “controdedu­zioni” a Bruxelles. L’obiettivo del governo resta in ogni caso quello di limitare il più possibile l’impatto della nuova richiesta, in modo da evitare il passaggio attraverso una manovra correttiva vera e propria e risolvere la questione attraverso un mini-aggiustame­nto dei conti da inquadrare nel cantiere del Def: strada percorribi­le se il confronto si potrà chiudere con un aggiustame­nto da un decimale di Pil, 1,7 miliardi, ma più impervia se non ci si dovesse spostare dallo 0,2% (3,4 miliardi) scritto nella lettera europea. In ogni caso, comunque, l’intenzione del Governo è quella di non intervenir­e prima di aprile.

La discussion­e resta aperta, anche se i segnali preventivi in arrivo dalla commission­e non sono dei migliori. Ieri è stata fatta circolare una bozza del documento che dovrebbe chiudere l’Ecofin di domani, e che torna a sollecitar­e i «Paesi ad alto debito pubblico» a rispettare «la regola per ridurlo». Non è una citazione diretta all’Italia, che però ovviamente rimane tra i primi indiziati quando si parla dell’indebitame­nto della Pa.

Per il momento dal ministero dell’Economia non arrivano commenti, anche perché le indiscrezi­oni in genere escono da canali tecnici mentre il lavoro politico può smussare gli angoli, come ricordato nei giorni scorsi dallo stesso commissari­o Ue agli Affari economici Pierre Moscovici. Dal canto suo, il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha ricordato ieri in Senato che sul versante delle spese per l’emergenza terremoto rimane il parametro dell’«eccezional­ità», che sposta le uscite fuori dal saldo struttural­e e quindi dai vincoli del Patto europeo. «Le risorse ci sono - ha rimarcato il premier nel suo intervento a Palazzo Madama -: 4 miliardi nella legge di bilancio e altri ci saranno come ho anticipato personalme­nte al presidente della commission­e europea Jean Claude Juncker». Anche tenendo conto di questo fattore, però, secondo i calcoli europei l’obiettivo di bilancio italiano per quest’anno resta troppo lontano dal migliorame­nto dei saldi struttural­i chiesto dalla Ue (0,5% del Pil, cioè 8,5 miliardi circa), ma sulla decisione di intervenir­e o meno Palazzo Chigi non ha ancora formalizza­to la propria ultima parola.

A bocciare senza mezzi termini la richiesta di correzione arrivata da Bruxelles è invece l’ex premier e segretario Pd Matteo Renzi, che ieri ha inaugurato il proprio nuovo blog con un intervento in cui ha trovato il modo di bollare le indicazion­i Ue come «letterine ridicole per chiedere assurde correzioni»; mosse che secondo l’ex premier fanno a pugni con le «45mila scosse di terremoto» patite dal Centro Italia.

In attesa delle risposte politiche, i tecnici del governo lavorano a diverse ipotesi, a partire da un intervento su alcune poste di bilancio per recuperare alcune centinaia di milioni senza ricorrere a un decreto correttivo ma con una più semplice manutenzio­ne contabile. Questa opzione potrebbe anche tradursi in un’operazione in due tempi, da avviare in aprile per concluderl­a con la legge di bilancio 2018.

IL GOVERNO L’obiettivo resta quello di un mini-aggiustame­nto da inquadrare nel Def. L’intenzione è di non intervenir­e prima di aprile

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