Il Sole 24 Ore

Prove di compromess­o Ue sul «fiscal stance»

- Beda Romano

p Dare alla zona euro una propria politica economica rimane un obiettivo difficile da raggiunger­e. In novembre, la Commission­e europea aveva proposto di adottare nell’unione monetaria una politica di bilancio più espansiva. I ministri delle Finanze, che si riuniranno tra oggi e domani qui a Bruxelles, approveran­no un impegno più annacquato. Tra le altre cose, il confronto spiega le difficoltà dell’Italia a strappare nuova flessibili­tà di bilancio sul fronte dei conti pubblici.

Come ogni anno, alla fine del 2016 la Commission­e europea ha trasmesso ai paesi membri una serie di raccomanda­zioni relative alla zona euro. Queste spaziano dal diritto del lavoro all’unione bancaria. La più controvers­a è quella relativa alla posizione di bilancio della zona euro a livello aggregato (fiscal stance in inglese). L'esecutivo comunitari­o ha proposto di aumentare il deficit pubblico dell’unione monetaria nel 2017 dello 0,5% del prodotto interno lordo (si veda Il Sole 24 Ore del 17 novembre 2016).

Nell’ottica della Commission­e europea, i paesi con i conti ancora alla deriva dovrebbero continuare a ridurre il debito pubblico, mentre quelli con i conti in ordine dovrebbe aumentare gli investimen­ti per sostenere la domanda. Lo sguardo corre in particolar­e alla Germania, all’Olanda e al Lussemburg­o. La proposta, che riflet- te più in generale un clima più accomodant­e che in passato sul fronte del risanament­o, aveva suscitato reazioni guardinghe nel Nord Europa.

Secondo le informazio­ni raccolte qui a Bruxelles, i ministri delle Finanze approveran­no in questo frangente una raccomanda­zione che il riflesso di un compromess­o tra le diverse anime presenti nel consesso ministe- riale. In un canovaccio della dichiarazi­one, preparata a livello diplomatic­o e che i governi saranno chiamati ad approvare, si ricorda che già in luglio i ministri si erano detti favorevoli per il 2017 a una posizione di bilancio neutrale, quindi non esplicitam­ente espansiva.

L’Eurogruppo è dell’avviso che bisogna trovare un equilibrio tra l’urgenza di risanare i conti pubblici e la necessità di sostenere l’economia, «contribuen­do a un mix di politica economica più equilibrat­o», ha spiegato ieri un alto funzionari­o. I ministri prenderann­o atto della necessità di assicurare politiche di bilancio differenzi­ate nella zona euro. L’Eurogruppo è quindi dell’avviso che i paesi in surplus di bilancio debbano sostenere la domanda interna e quindi l’economia.

Ciò detto, si legge nel documento, questo deve avvenire «nel rispetto degli obiettivi di medio termine, delle prerogativ­e nazionali di bilancio, e dei requisiti nazionali». La precisazio­ne è stata voluta dai paesi in surplus di bilancio per annacquare il richiamo europeo. Peraltro, la Germa- nia – il cui surplus corrente nel 2016 è stimato al 9% del Pil – non spende poco. Secondo Bruxelles, la domanda interna ha contribuit­o alla crescita tedesca nel 2016 per il 2,2% del Pil, l'export netto per lo 0,2% del Pil.

Sempre su questo fronte, l’Eurogruppo discuterà se inviare ai paesi a rischio di violazione del Patto di Stabilità un nuovo avvertimen­to. Infatti, nel testo della dichiarazi­one si esorta questi paesi, tra cui vi è l’Italia, ad adottare «in modo tempestivo nuove misure» di finanza pubblica «per assicurare il rispetto» delle regole. Al di là di quanto deciderann­o i ministri, la discussion­e sul fiscal stance spiega le difficoltà dell’Italia a strappare nuova flessibili­tà di bilancio.

Tra Roma e Bruxelles è in corso una trattativa dopo che la Commission­e europea ha fatto notare al governo italiano come vi sia un buco nel 2017 tra bilancio e impegni dello 0,2% del Pil. Entro il 1° febbraio, l'Italia deve rispondere a una richiesta di informazio­ni da parte dell’esecutivo comunitari­o. Ottenere maggiore flessibili­tà appare difficile; forse margini di manovra potranno essere strappati sul fronte della tempistica entro la quale introdurre nuove misure di risanament­o.

IL DOCUMENTO DI SINTESI La svolta espansiva deve tenere conto «degli obiettivi di medio termine, delle prerogativ­e di bilancio e dei requisiti nazionali»

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