Il Colle aspetta di leggere le motivazioni, resta l’auspicio di un accordo ampio
Mattarella non interverrà nel dibattito sulla data del voto: tutto è e resta nelle mani del Parlamento
« Il presidente aspetta di leggere le motivazioni». Era questa la laconica risposta che si sentiva dai collaboratori di Sergio Mattarella dopo l’uscita del dispositivo della Corte. Nessun commento, quindi. E soprattutto quell’attesa vuol dire che la Consulta nelle motivazioni potrebbe indicare o sugggerire alcuni elementi per favorire un intervento del Parlamento. Come si sa, i giudici costituzionali non “creano” diritto ma guardano alle leggi censurando o no alcuni profili, rendendole applicative ma senza l’ambizione di costruire le soluzioni legislative migliori. Quelle, spettano al Parlamento.
Il tema dell’armonizzazione dei sistemi di Camera e Senato, però, resta e potrebbe essere ribadito così come aveva già fatto la Consulta con la sentenza che bocciò in più parti il Porcellum: in quella circostanza scrisse della necessità di rendere omogenee le regole per evitare la formazione di maggioranze differenti.
Di questo aveva parlato il capo dello Stato nei suoi interventi in occasione della formazione del Governo Gentiloni e poi nel suo discorso di fine anno. In quei contesti chiarì le ragioni che impedivano un voto subito e che stavano proprio nella divergenza di due leggi elettorali (una in procin- to di essere esaminata dalla Corte) e che necessitavano di una « armonizzazione » . Esigenza che resta.
Ma comunque resta la necessità di un intervento del Parlamento con una legge almeno su un punto del Consultellum, quello che riguarda le preferenze, visto che un regolamento potrebbe non bastare.
Che Mattarella ritenga auspicabile un accordo politico «il più ampio possibile» tra le forze parlamentari è perfino scontato ma ieri lo era un po’ meno. Perché nelle dichiarazioni di alcuni esponenti politici sembrava potesse andare bene la decisione della Con- sulta così com’è, senza alcun contributo delle Camere e con una rinuncia delle proprie preorogative e del proprio ruolo. Di certo non sarebbe l’esito favorito del capo dello Stato. Ma sul tema non sono previsti interventi del Colle per il semplice fatto che Mattarella non si arruola tra i tifosi del “non voto” come invece lo descrivono alcuni. La data delle elezioni non è un tema su cui il Quirinale farà pressioni. Tutto è e resta nelle mani del Parlamento. E soprattutto del partito di maggioranza relativa - il Pd - e del suo segretario Renzi.