Uno scandalo fa vacillare Fillon
La procura apre un’inchiesta preliminare dopo le rivelazioni del Canard enchainé Il candidato all’Eliseo aveva assunto la moglie come assistente parlamentare
François Fillon, il candidato della destra che i sondaggi danno per favorito alle prossime elezioni presidenziali francesi, è nei guai.
Il settimanale “Le Canard enchainé” - con una serie di servizi molto ben documentati, com’è nella tradizione della testata – ha rivelato che la moglie di Fillon, la gallese Penelope Clarke, tra il 1998 e il 2006 ha incassato circa 500mila euro (lordi) in qualità di assistente parlamentare. Prima del marito, allora deputato della Sarthe, e poi del suo successore quando lui è stato nominato ministro.
Al di là di una scelta eticamente discutibile, non c’è nulla di illegale. Ogni parlamentare ha a disposizione 9.500 euro mensili per retribuire i propri collaboratori e la legge prevede che possano essere anche dei familiari (nel 2014 tra gli assistenti retribuiti dei 577 deputati c'erano 52 mogli e 60 figli). Il problema è che in quegli anni la signora Fillon si è sempre presentata come «moglie e madre», senza mai accennare al proprio impegno “politico” (sostenendo anzi di «non aver mai avuto alcun ruolo nell'attività politica del marito»). E soprattutto che nessuno, alla Camera, si ricorda di averla mai vista al lavoro.
Bizzarro. Tanto più che l’indennità percepita dalla moglie dell’ex premier è arrivata fino a 7.900 euro al mese. Cioè la quasi totalità della somma a disposizione del deputato e del suo supplente, che pure avevano altri collaboratori. E se la legge consente la retribuzione di un familiare, punisce però, com’è ovvio, i contratti fittizi, cioè il pagamento di lavori che non sono stati realmente effettuati. Come si sospetta che potrebbe essere in questo caso. Ed è il punto che dovrà chiarire l’inchiesta preliminare – per appropriazione indebita e abuso d’ufficio - immediatamente aperta dalla Procura nazionale per la repressione delle frodi (creata a fine 2013 dopo l’affaire Cahuzac). Un precedente clamoroso è stato quello che a suo tempo ha portato alla condanna dell’ex sindaco di Parigi (poi presidente) Jacques Chirac, e del suo numero due Alain Juppé.
La curiosa storia di Penelope Clarke in Fillon non finisce peraltro qui. Sempre secondo la ricostruzione del Canard, per quasi due anni, tra il 2012 e il 2013, ha percepito una retribuzione di circa 5mila euro mensili in qualità di “consulente letteraria” presso la testata “Revue des deux mondes”, di proprietà dell’amico di famiglia Marc Ladreit de Lacharrière. Anche qui niente di strano, se non fosse che l’allora direttore della rivista (il quale guadagnava appena mille euro in più) non ricorda di averla mai vista. In una redazione composta solo da lui e una segretaria. In quel periodo, secondo lui, la signora avrebbe in re- altà scritto «due o tre brevi recensioni». Pagate come se fosse un premio Nobel!
Alle imbarazzanti – per lui e l’intera destra - rivelazioni del settimanale, Fillon ha reagito parlando di «campagna diffamatoria» e dichiarando di essere «scandalizzato dal disprezzo e dalla misoginia degli articoli», senza però fornire alcuna spiegazione nel merito, alcuna prova concreta del lavoro svolto dalla moglie.
La vicenda rischia di avere pesanti conseguenze per il candidato all’Eliseo. Che si è sempre presentato come uomo rigoroso, trasparente e rispettoso delle regole. Che ha un programma basato sul taglio dei dipendenti pubblici (per ridurre i costi) e del lavoro “assistito”. E che se non riuscirà a spiegarsi chiaramente, optando invece per la classica reazione irritata dei potenti di turno, si porterà addosso quest’ombra per l’intera campagna elettorale. Regalando probabilmente altri voti al candidato indipendente moderato Emmanuel Macron.
IL DETTAGLIO Si sospetta che le indennità erogate tra il 1998 e il 2006 (fino a 7900 euro al mese) fossero corrisposte per un impegno fittizio