L’Europa prenda in mano unita il proprio destino
Theresa May, il primo ministro britannico, e Donald Trump, il presidente americano, hanno ragione. Il mondo di ieri non c’è più. Oggi la gente, in ogni parte del mondo, vuole scegliere il proprio destino. La sovranità è diventata la grande causa della nostra epoca.
La decisione della Gran Bretagna di abbandonare l’Unione Europea, per esempio, dev’essere vista come un colpo d’avvertimento da tutti coloro che prendono sul serio il progetto europeo. Non è frutto soltanto del profondo euroscetticismo di Oltremanica, è uno specchio che ci rimanda il riflesso di un’Unione Europea disfunzionale e incapace di accendere entusiasmi.
Il consenso permissivo che ha consentito che l’Europa venisse governata dalle élites e per le élites è finito.
Dobbiamo ricostruire le fondamenta istituzionali e democratiche dell’Europa, e fare in modo che qualunque nuovo potere accordato alle istituzioni comunitarie sia compreso e accettato dai suoi cittadini. Allo stesso tempo, dobbiamo difendere e rafforzare un’unione che consente ai Paesi europei di parlare con voce più forte sulla scena internazionale. Le osservazioni critiche sulla Ue pronunciate recentemente da Trump ne evidenziano l’importanza. Il presidente americano non fa mistero di voler portare avanti politiche protezionistiche. Ma il protezionismo è un’illusione. Quando vengono prese misure di ritorsione, gli scambi commerciali si prosciugano, la crescita rallenta e sono i deboli – le «persone dimenticate» a cui ha fatto appello Trump nel suo discorso di insediamento – che ne subiscono maggiormente le conseguenze.
I governi europei devono essere chiari: se gli Stati Uniti vogliono perseguire politiche commerciali o fiscali unilaterali, che mettono a rischio le nostre aziende, i nostri posti di lavoro e le nostre entrate fiscali, allora reagiremo cambiando le nostre politiche commerciali e le nostre regole sulla tassazione delle imprese.
Ma in quel caso tutti avranno perso. Sovranità vera, non quella illusoria, significa aprire i nostri confini agli scambi commerciali, ma combattendo con determinazione l’elu- sione fiscale e la concorrenza sleale di chi allenta le normative per attirare le imprese. Nel mondo di ieri, la sicurezza europea era interesse anche dell’America, ma ora Trump ha fatto capire chiaramente che intende ridurre il coinvolgimento degli Stati Uniti al di fuori dei confini.
L’Europa si trova dunque di fronte a una scelta: deve fare i conti con la crisi dei profughi e una minaccia terroristica senza precedenti. Finora, l’idea di una difesa comune europea ha sollevato perplessità. Nel 1954, quando la Comunità europea di difesa finì nel nulla, l’Europa aveva un nemico comune e (attraverso la Nato) un alleato forte. Dopo la caduta del Muro di Berlino, quell’alleanza è rimasta in piedi anche se il nemico non c’era più.
Oggi l’Europa ha di fronte molteplici nemici, ma l’allean- za è in forse. Non possiamo fallire di nuovo. Dobbiamo creare un fondo europeo per la difesa, con una sede centrale permanente incaricata di pianificare e monitorare le operazioni. Per riuscire nell’intento, è indispensabile un rapporto franco-tedesco sufficientemente forte da fare in modo che l’Europa possa agire in modo credibile ed efficace in Medio Oriente e in Africa.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Europa e gli Stati Uniti hanno lavorato insieme per ricostruire un continente a pezzi, e questi sforzi alla fine sono sfociati nell’Unione Europea. Hanno lavorato insieme per difendere la democrazia liberale contro il comunismo e il totalitarismo. E hanno lavorato insieme nella lotta contro il terrorismo.
È un’eredità preziosa. Ma ora noi europei dobbiamo cavarcela da soli. Possiamo chiudere gli occhi e far finta che viviamo ancora nel mondo di ieri. Possiamo continuare con i nostri battibecchi, ipnotizzati dal miraggio di una sovranità illusoria. Oppure possiamo decidere di agire insieme e plasmare il nostro futuro.
La sovranità non risiede in principi astratti. Il popolo francese non si emancipò dalla monarchia assoluta nel 1789, dichiarando che «il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione». La vera emancipazione arrivò nel 1792, quando i cittadini in tutta la Francia insorsero per difendere la rivoluzione contro i re stranieri. È quando compie le sue scelte che un popolo diventa sovrano. È tempo che gli europei diventino sovrani. (Traduzione di Fabio Galimberti)
UNA UE MENO DISTANTE Brexit è lo specchio di un’Unione incapace di accendere entusiasmi Dobbiamo ricostruirne le basi democratiche