Alibaba apre alle aziende piemontesi
Incontro tra oltre 300 imprese e il colosso cinese per valutare nuove opportunità di business PIEMONTE
Un trend di crescita impressionante. E obiettivi ambiziosi, che puntano a portare al 40% la quota di prodotti esteri venduti sulla piazza virtuale di Alibaba, nel cuore del mercato cinese. A snocciolare le cifre del più grande market place per l’e-commerce – 485 miliardi di dollari giro d’affari, 10 milioni di venditori e 443 milioni di compratori attivi – è Manfredi Minutelli, manager di Alibaba Italia, responsabile per il settore agroalimentare. E lo fa davanti a una platea di circa 300 aziende piemontesi, radunate dalla Camera di commercio di Torino e interessate alle possibilità commer- ciali messe in campo dal gigante cinese delle vendite online. Quello di Torino è il secondo appuntamento, dopo Reggio Emilia. «Ad oggi abbiamo sulle nostre piattaforme 146 flagship store italiani di cui 58 nuovi, aperti durante il 2016, dopo l’apertura della nostra sede commerciale in Italia, a Milano». Tra loro ci sono Ferrero, Maserati e grandi brand del Made in Italy. A queste realtà strutturate, aggiunge Minutelli, si affiancano altre 13 aziende che hanno debuttato con 130 prodotti sulla piattaforma Alibaba, si tratta di realtà inserite in un progetto pilota, Tmall Choice, avviato a marzo. A dicembre scorso invece ha debuttato su Alibaba Marco Polo, una di vetrina tematica nata grazie alla collaborazione di Intesa Sanpaolo e Unicredit, con partner industriale Cremonini, focalizzata sull’agroalimentare italiano. Nei prossimi mesi, aggiunge Minutelli, toccherà a Vino75 sbarcare su Alibaba, «un’enoteca online già presente in Italia – spiega Minutelli – e che debutterà sul mercato cinese». Per le aziende italiane, accanto alla possibilità di accedere a un mercato dove gli acquisti on line sono una realtà consolidata, c’è poi anche il canale del b2b.
Per Alibaba l’Italia – primo paese sede di un ufficio commerciale in Europa per il gruppo cinese –, è interessante, come spiega Minutelli, sia per il valore aggiunto del Made in Italy che per le potenziali- tà di sviluppo del commercio online, fermo a quota 10% circa sul totale degli acquisti. In questo discorso entra in campo il ritardo delle aziende nell’attrezzare i canali di e-commerce. «La percentuale di aziende piemontesi con un canale e-commerce attivo è ancora bassa – sottolinea il presidente della Camera di commercio di Torino Vincenzo Ilotte – e come sistema stiamo sostenendo le nostre imprese nella digitalizzazione oltre che nell’apertura di nuovi canali commerciali».
La logistica, dunque la spedizione delle merci dall’Italia alla Cina al momento è tutta in capo alle aziende. Ma non è da escludere che, laddove i volumi in Sud Europa diventino interessanti, il Gruppo possa valutare l’apertura di un hub in Italiacome già accaduto in Germania e Inghilterra.
POTENZIALITÀ DA COGLIERE Tra i presenti anche Ferrero, Maserati e grandi marchi del made in Italy; la quota di società che sfrutta il canale online è ancora molto bassa