Maxi-piano per rilanciare Biella
Iniziativa comune di Cdc, Unione industrialie Fondazione Cassa di r isparmio
Sembra quasi un libro dei sogni, con 72 progetti per un valore complessivo di circa 350 milioni di euro. Ma “Biella in transizione”, lo studio voluto dall’Unione industriale, dalla Camera di Commercio e dalla Fondazione Cassa di risparmio, può trasformarsi davvero nel volano per il rilancio ed il riposizionamento del capoluogo piemontese.
I progetti presentati, per il 40% dai privati e per il 60% da istituzioni pubbliche, riguardano l’innovazione produttiva, la ricerca e lo sviluppo, la formazione, la promozione, l’arte, la cultura, il turismo, lo sport, l’agroindustria, la salute e le infrastrutture.
«La crisi è stata lunga e dura e abbiamo la consapevolezza _ spiega Carlo Piacenza - presidente dell’Unione industriale - che serve un cambiamento». Bisogna tornare a crescere, e non soltanto nel tessile. Passando - aggiunge Ermanno Rondi, vicepresidente dell’associazione industriale - dal distretto del tessile ad un ecosistema. Dunque con tutti quegli interventi previsti da “Biella in transizione”, valorizzando il vino, la birra, i formaggi ed i salumi, ma puntando sul benessere per riuti- lizzare il vecchio ospedale, rivitalizzando il centro storico, valorizzando Città Studi.
Il problema è rappresentato dalle risorse. Giuseppina De Santis, assessore regionale alle Attività produttive, ricorda che esistono fondi ministeriali destinati alle aree di crisi non complessa come Biella. Ma, in attesa di rifinanziamenti, ci saranno 80milioni di euro per tutto il Nord. Dunque bisognerà utilizzare i fondi regionali ed europei, ma De Santis invita anche a non perdere l’opportunità legate all’industria 4.0.
Perché anche in un futuro di ecosistema, l’industria resterà centrale per Biella, e il tessile di qualità sarà fondamentale. Ma Luciano Barbera, industriale laniero, sostiene che si fa troppo poco per tutelare il vero made in Italy, quello prodotto a Biella e non in giro per il mondo ma con marchio italiano. Dal 2003 al 2014 gli occupati nel tessile a Biella sono scesi da 23mila a 11mila e non basta la crescita dell’export nello stesso periodo per ridare fiducia ad una città da cui fugge l’80% dei laureati. Serve - afferma Rondi - una nuova fase di sviluppo per la città. Passando anche attraverso migliori collegamenti ferroviari e stradali.
IL PROGETTO Al via 72 progetti per 350 milioni di investimenti, di cui il 40% da parte dei privati Rondi: così si apre una nuova fase di sviluppo