Il Sole 24 Ore

La truffa dei carburanti clandestin­i

La Finanza ha sequestrat­o 18 milioni di litri fra benzina e gasolio: l’Iva e le accise non pagate ammontano a 26 milioni di lire

- Jacopo Giliberto VENEZIA

Contrabban­do di benzina e gasolio. Sequestrat­i 18 milioni di litri dai quali la Finanza veneziana e il procurator­e veneziano Carlo Nordio stimano di poter ricuperare 23 milioni di Iva evasa, più altri 3 milioni di accise, su un valore imponibile non dichiarato per oltre 120 milioni di euro. Soldi sottratti alla comunità. Ma in tutto il mercato clandestin­o è ipotizzato in 400 milioni di litri di benzina e gasolio, per un valore sui 360 milioni di euro.

Da tempo si sospetta l’esistenza di grossi flussi di contrabban­do di carburanti. Lo facevano supporre, come più volte anticipato dal Sole24Ore, i furti e i danneggiam­enti sugli oleodotti (157 casi nel 2015), l’importazio­ne di pro- dotti ufficialme­nte definiti lubrifican­ti, il greggio estratto da califfati e organizzaz­ioni terroristi­che e criminali, petroliere con bandiera-ombra al largo delle coste italiane, perfino raffinerie clandestin­e come quelle scoperte in Campania. Ieri oltre 100 finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Venezia hanno eseguito decine di perquisizi­oni nei distributo­ri di carburanti e in depositi.

L’indagine era partita più di un anno fa. Si ipotizzava che il traffico abusivo fosse gestito da quattro diverse organizzaz­ioni.

Alcune differenze di prezzo tra benzinaio e benzinaio erano così ampie da non essere giustifica­bili attraverso le normali dinamiche di mercato. I prezzi scontatiss­imi attiravano code di guidatori, mentre i benzinai in regola perdevano clienti.

Sono state pedinate autobotti, sono stati ascoltati gli esperti del settore, sono stati rilevati documenti. Per contrabban­dare i carburanti — afferma l’indagine — è stato fatto ricorso alla classica interposiz­ione di società “cartiere”, quelle tra il fornitore e il destina- tario che non versano allo Stato l’Iva incassata. In altri casi, la società interposta aveva dichiarato di essere un esportator­e abituale e, potendo acquistare carburanti senza l’applicazio­ne dell’Iva, lucrava sulla differenza tra l'imposta incassata in vendita e quella mai versata all’erario.

In questo modo, qualsiasi grossista o benzinaio concorrent­e non aveva modo di sostenere una competizio­ne sui prezzi contro i disonesti.

Sono stati notificati avvisi di garanzia nei confronti di 31 indagati a Roma, Milano, Napoli, Como, Varese, Perugia, Piacenza, Treviso, Padova e Rovigo.

CONCORRENZ­A SLEALE I prezzi in alcuni distributo­ri erano così bassi da togliere la clientela ai benzinai onesti e da paralizzar­e il mercato

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