Valentino esalta la leggerezza Da Margiela silhouette incisive
Nuova vita ai ritagli di abiti vintage da Viktor & Rolf
Alla fine della breve kermesse parigina della couture, giusto in coda, è arrivato il sollievo: la conferma che l’alta moda ha una ragione cogente, l’impellente necessità di esistere anche in tempi bui di prodotti senz’anima, creatività riciclata e idee consumate a getto continuo perché prive di magia e ispirazione. L’alta moda è l’ultimo baluardo rimasto della cultura della lentezza, della dedizione come lusso, della ricerca di perfezione come valore capace di creare progresso nel rispetto di un sapere antico e non libresco.
Lo scenario cambia, però. La couture che vale, oggi, fa certamente sognare, ma non è ossessionata dallo storytelling, o dal virtuosismo tecnico fine a se stesso. In un momento storico di indubbia e sconfortante involuzione, essere realisti è una necessità condivisa, perché rifugiarsi in un mondo parallelo è fuga improduttiva. Ma si può essere realisti sognando: ecco la soluzione. La couture, allora, trova un tono privato e silenzioso; riscopre la propria natura di servizio ma la sublima rinunciando al teatro. Pierpaolo Piccioli, in evidente stato di grazia alla direzione creativa della maison Valentino, esplora i riti dell’atelier, dalle veline che coprono i capi finiti agli chiffon che proteggono i ricami, e li trasforma senza sforzo in abiti pieni di leggerezza, di pieghe e di velature, riflettendo su una idea di atemporalità che, per via di inaudite congiunzioni, lo porta al valore archetipo dei miti classici. Il detour è complesso ma insieme cristallino, e si traduce in una collezione lirica, ineffabile e vera che è in primo luogo una celebrazione di quello che la fantasia può inventare e la mano realizzare. Perché, spiega Piccioli: «Dietro le mani di ogni nostra sarta c’è una persona e una storia». Il risultato cattura il momento, ma si pone, come è giusto per l’alta moda, al di sopra del tempo.
È in incantevole stato di grazia anche John Galliano, affa- bulatore incommensurabile, che da Maison Margiela fa detonare i codici della casa con gesti sicuri e inesorabili sintetizzati in silhouette scultoree e incisive. Decostruisce, taglia, affetta, ritorce, contorce, stratifica e dipinge, usando gli strumenti dell’atelier come un artista alle prese con i filtri di Snapchat. Ovvero, crea spericolatamente con quel che in mano ad altri è banalità assoluta, e il lavoro ha la potenza espressiva di ciò che è autentico perché fatto insieme con il cuore e con la testa.
Certo, creazioni così estreme con la realtà hanno poco a che fare, ma è la purezza del gesto che le rende vere. Viktor & Rolf creano il nuovo dal vecchio, assemblando ritagli di abiti vintage in nuove composizioni insieme aggraziate e surreali, e la couture sostenibile, ma poetica, è servita. Da Gaultier Paris, in fine, esplode l’ottismo dell’estate: sole e campi di grano tradotti in abiti di pura allure parigina.