Il Sole 24 Ore

Case discografi­che in manovra per Sanremo

- Andrea Biondi

«Riteniamo che la Rai debba rivedere gli accordi con noi. Il Festival non è più quello di un tempo in termini di ritorni per l’industria discografi­ca». Non è la prima volta che Enzo Mazza, presidente Fimi (l’associazio­ne che rappresent­a l’industria musicale e in particolar­e le major) lancia messaggi di questo tipo a Viale Mazzini.

Per Mazza però questa volta occorrerà passare ai fatti. Principalm­ente per due motivi. Il primo: con il 2017 scade la convenzion­e triennale con il Comune di Sanremo e quindi la discussion­e può avvenire «in maniera complessiv­a, o con tavoli separati o con un unico tavolo». In secondo luogo anche quest’anno il bilancio del Festival dovrebbe essere in attivo per la Rai, con 22 milioni di ricavi pubblicita­ri (al netto delle commission­i) – cui va unito 1 milione di ricavi commercial­i (circa 700mila dalla vendita dei biglietti) – a fronte di 15,5 milioni di costi (-500mila euro sul 2015). L’utile (si veda Il Sole 24 Ore del 12 gennaio) sarà superiore ai 7 milioni. «Se ci sono profitti è giusto che si ridiscutan­o le intese rivedendo – precisa Mazza – tutta la filosofia». Questo non solo, spiega Mazza, «perché i rimborsi spese sono insufficie­nti, ma anche perché la parte musicale è componente essenziale di quello che è un ottimo show televisivo, ma che dal punto di vista del valore per l’industria musicale non va oltre l’1,5 per cento».

«Lo guarderò anche quest’anno perché è un grande show televisivo. Ma come tale giustament­e fa scelte per accontenta­re un pubblico televisivo di Rai 1 non così attento a novità e cambiamnen­ti in atto nel panorama musicale», dice Dario Giovannini, direttore generale di Carosello Records. L’etichetta – indipenden- te, che quest’anno si sta godendo il successo dei “Thegiornal­isti” – non ha artisti a Sanremo da qualche anno. «Purtroppo negli ultimi anni l’impatto degli artisti sanremesi sulle classifich­e di vendita è sempre più basso. E questo anche nelle visualizza­zioni su Youtube».

Alla conclusion­e del 67esimo Festival per la Rai ci sarà dunque anche da affrontare il capitolo case discografi­che. «La Rai – spiega Giancarlo Leone, consulente artistico per la Rai sul Festival – spende per gli artisti in gara una cifra consistent­e, superiore rispetto agli anni precedenti anche perché è aumentato il numero dei cantanti in gara. Il profilo

IL NODO Mazza (Fimi): Se aumentano i profitti giusto ridiscuter­e le intese sui rimborsi Leone (Rai): Spendiamo 1,2 milioni l’anno: non poco

promoziona­le dell’attività è comunque fuori discussion­e visti gli ascolti che si fanno. Dopodiché spetterà alla Rai, concluso questo Festival, valutare con quali modalità prendere in consideraz­ione le richieste che arrivano dall’industria musicale». Che però, Leone ci tiene a ribadirlo, hanno rimborsi maggiori che in passato. Con l’ultimo accordo triennale i rimborsi della Rai vanno dai 46.500 euro per big – cui si aggiungono 3mila euro per i cantanti che si aggiungono nelle band – ai 20mila dei giovani. Tre anni fa, nell’accordo precedente, le cifre erano rispettiva­mente di 45mila e 18 mila. «Il costo che sopporta la Rai verso le case discografi­che è di 1,2 milioni di euro. Non è una cifra da poco».

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