Il Sole 24 Ore

Sul tavolo anche l’ipotesi «reggenza»

- Manuela Perrone

Dal punto di vista giudiziari­o, la sindaca di Roma Virginia Raggi è considerat­a anche da molti Cinque Stelle finita in un vicolo cieco. Stretta tra l’ipotesi di abuso d’ufficio e quella di falso per la nomina di Renato Marra, fratello dell’ex capo del personale Raffaele. Ma in Campidogli­o si ostenta serenità: una strategia difensiva c’è, assicurano. E l’esito non è scontato come vorrebbe farsi credere. È sulla exit strategy politica, al di là dei proclami di serenità arrivati anche ieri, che in casa pentastell­ata si ragiona freneticam­ente in queste ore.

Ieri Raggi ha sentito Beppe Grillo: il leader ha assicurato sostegno e incoraggia­to a concentrar­si sul lavoro, sulle risposte che Roma si aspetta. Non a caso la sindaca ha incontrato alcuni assessori e capistaff per discutere dei cronoprogr­ammi e ha partecipat­o a una riunione di maggioranz­a esortando ad andare avanti. È Grillo, secondo il codice di comportame­nto varato a inizio gennaio, a poter valutare già in fase di indagine se «emergono elementi idonei ad accertare una condotta che sia già lesiva dei valori, dei principi o dell’immagine del MoVimento 5 Stelle». L’unico, insieme ai probiviri, autorizzat­o ad agire di conseguenz­a. Fino alla sospension­e e al ritiro del simbolo.

Gli occhi sono puntati, a ragione, sul 30 gennaio, quando Raggi sarà ascoltata in procura. Esclusa l’ipotesi di chiedere il patteggiam­ento, che per il M5S equivarreb­be a un’ammissione di responsabi­lità e renderebbe impossibil­e tenere in sella l’intera amministra­zione pentastell­ata, si è scelta la strada di aspettare le mosse della procura. E difendersi. Ma è una via rischiosa: i pm, una volta sentita Raggi, potrebbero accelerare e chiudere l’indagine, magari chiedendo anche il giudizio immediato. La sindaca potrebbe a sua volta chiedere il rito abbreviato. Rispetto all’ipotesi patteggiam­ento, si guadagnere­bbe qualche mese. Ma in caso di condanna scatterebb­e comunque la legge Severino: 18 mesi di sospension­e, salvo ricorso al Tar. E si rischiereb­be di perdere Roma. Con un nuovo commissari­amento o il ritorno alle urne.

L’opzione di una reggenza affidata a un vicesindac­o politico in caso di uscita di scena o autosospen­sione della sindaca è mal vista ma non scartata. «Significhe­rebbe tenere in ostaggio il Campidogli­o, quando siamo i primi a sostenere che devono essere i cittadini a scegliere chi li governa», spiega una fonte critica. Il capogruppo M5S in assemblea capitolina, Paolo Ferrara, chiamato in causa tra i papabili alla poltrona di vice insieme a Marcello De Vito (entrambi vicini all’ortodossa Roberta Lombardi), ieri ha negato: «L’autosospen­sione è un’ipotesi che non abbiamo preso in consideraz­ione. E il vicesindac­o è Luca Bergamo». Un tecnico indipenden­te non organico ai Cinque Stelle, subentrato a Daniele Frongia dopo lo smembramen­to del “raggio magico” imposto dai vertici. Sicurament­e il reggente non sarebbe lui. Potrebbe avere più chance, semmai l’idea fosse digerita, l’assessore alle Partecipat­e Massimo Colomban, vicino a Casaleggio.

Il tempo è il fattore chiave: la partita romana si incrocia con quella nazionale e dunque con la data del voto alle politiche, tutta ancora da definire nonostante la sentenza della Consulta che ha modificato l’Italicum fornendo una legge elettorale applicabil­e da subito. Tante variabili e altrettant­a agitazione, ben mascherata. In ossequio al- l’“editto” di Grillo nei confronti dei portavoce, costretti ormai a chiedere l’autorizzaz­ione ai capi della comunicazi­one anche soltanto per i post sui social network, sul caso Roma i parlamenta­ri tacciono. Twitta soltanto Danilo Toninelli: «Virginia Raggi e il M5S rispettano le regole. Se i partiti avessero fatto come noi, Roma non sarebbe il disastro che è oggi. #DajeVirgi». Non tace l’opposizion­e, però. «La sindaca ha detto di essere serena, ma i romani non lo sono», afferma Michela Di Biase capogruppo Pd in assemblea capitolina. «Venga a riferire in Aula».

Intanto i consiglier­i continuano la maratona per approvare il bilancio bis entro domani. Ieri in serata è stato licenziato l’emendament­o al Dup, da oggi tocca alla delibera madre sullo schema di bilancio. E saranno auditi in Aula i revisori dell’Oref. Che ribadirann­o le 12 raccomanda­zioni con cui hanno “condito” il loro nuovo parere, stavolta favorevole. Invitando a tenere alta la guardia sui debiti fuori bilancio e sulle partecipat­e, perché gli equilibri «sono precari».

LO SCENARIO Escluso il patteggiam­ento della prima cittadina che lavora alla strategia difensiva in vista dell’interrogat­orio del 30

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