Mafia Capitale, condanna senza aggravante
Non regge l’aggravante mafiosa nel processo d’appello per il primo condannato di Mafia Capitale. Una sentenza che potrebbe far vacillare uno dei capisaldi dell’inchiesta della procura di Roma sul sistema del malaffare consolidato che si era calcificato intorno alla struttura amministrrativa della capitale d’Italia.
I giudici della terza corte di Roma hanno fatto cadere l’aggravante per Emilio Gammuto, collaboratore di Salvatore Buzzi, riducendo anche la pena dai 5 anni e 4 mesi del primo grado a 3 anni. Per Gammuto resta l’accusa di corruzione. Anche tutti gli altri imputati, che avevano deciso di farsi processare con il rito abbreviato davanti al gup in primo grado, hanno incassato degli sconti sulla pena: scende a 2 anni e otto mesi per usura la condanna per Raffaele Bracci e Fabio Gauden- zi, vicini all’ex Nar Massimo Carminati che in primo grado erano stati condannati a 4 anni. Per Emanuela Salvatori, ex responsabile comunale del piano nomadi, la condanna viene abbassata a 3 anni per corruzione rispetto ai 4 anni del primo grado. Nei loro confronti la procura generale aveva chiesto di confermare la condanna di primo grado. Secondo l’impianto accusatorio la Salvatori avrebbe ottenuto da Buzzi la promessa dell’assunzio- ne di una figlia, «presso uno dei soggetti economici a lui riconducibili» nella gestione del campo nomadi di Castel Romano, fornendo in cambio «informazioni sullo stato delle pratiche amministrative in corso».
Dal canto suo Gammuto avrebbe corrotto, assieme ad altri sodali di Buzzi e Carminati, un funzionario del Comune di Roma, responsabile all’epoca del servizio Programmazione e Gestione Verde Pubblico. Per quanto riguarda l’accusa di usura, l’episodio risale all'aprile del 2014. Bracci e Gaudenzi, secondo il capo di imputazione, «si facevano promettere dall’imprenditore Filippo Maria Macchi, a fronte della garanzia rappresentata da due orologi di valore, interessi pari a 3 mila euro, su un finanziamento “a fermo” di 30mila, da corrispondere mensilmente, con un tasso quindi del 120% annuo».
Nel mese di febbraio, intanto, sono state fissate davanti alla corte d’Appello le udienza per altri imputati già condannati in primo grado. In particolare inizierà il processo di secondo grado per l’ex assessore alla Casa del Comune di Roma Daniele Ozzimo, già condannato nel gennaio scorso a due anni e due mesi. Nel procedimento, con rito abbreviato, furono condannate altre quattro persone: l'ex consigliere comunale di Centro Democratico, Massimo Caprari, a due anni e quattro mesi di reclusione; Paolo Solvi, collaboratore dell’ex presidente del municipio di Ostia Andrea Tassone, a due anni e due mesi; e, a un anno e dieci mesi, Gerardo e Tommaso Addeo, ex collaboratori di Luca Odevaine.
IL VERDETTO Ridotte le pene anche per altri imputati: due uomini vicini a Massimo Carminati e l’ex responsabile comunale del piano nomadi