«Cruciale collaborare con le Regioni»
Il ministro Minniti: «Con più severità c’è più integrazione con il Paese»
Un piano migranti per l’Italia in linea con l’azione dell’Unione europea. Ieri Marco Minniti ha presentato ai presidenti delle Regioni le linee d’azione del modello Anci (associazione nazionale comuni d’Italia): distribuisce su tutto il territorio gli immigrati in arrivo. Ma lo slogan di Minniti è duplice: «Più si è severi con le irregolarità e più è possibile l’integrazione». Nel suo programma c’è un Cie (centri di identificazione ed espulsione) in ogni regione, escluse le più piccole. E non solo l’allargamento della platea dei 2.600 Comuni oggi impegnati per l’accoglienza. I flussi degli sbarchi, nonostante il pieno inverno, non si placano: dall’inizio dell’anno sono arrivati 2.788 stranieri sulle coste di Sicilia e Calabria. Troppo presto per fare confronti con gli anni passati, certo il 2016 è stato l’anno record con 181.436 sbarchi e la tendenza è tuttora costante. Tanto che il piano Anci si basa su una stima di arrivi 2017 pari a 200mila persone. «Serve un’iniziativa coordinata di carattere nazionale e internazionale - nota Minniti - parleremo al vertice a Malta dei ministri dell’Interno» oggi in programma. «E se ne discuterà il 3 febbraio nella conferenza dei capi di Stato e di Governo europei, che al centro ha proprio l’immigrazione». In sede Ue arrivano segni inequivocabili. Alcuni Stati cominciano a criticare la flessibilità di bilancio accordata all’Italia per l’intensità delle migrazioni: il fenomeno, dicono, non è eccezionale ma strutturale e prevedibile. Ancora più espliciti i segnali cominciati il 12 gennaio con la diffusione a tutti gli Stati membri di un «non paper» - un documento informale - redatto dalla presidenza di turno, quella maltese (si veda IlSole24ore del 17 gennaio). Un testo durissimo. Ricorda la cifra «record 181.000» di sbarchi, quella dell’Italia. Sottolinea «un flusso irregolare in prevalenza di migranti economici» provenienti «dall’Africa subsahariana». La proposta è netta: un «firewall», vale a dire una sorta di muro da erigere davanti ai porti di origine. Il muro è lo schieramento davanti alle coste di Tripoli delle unità navali dell’Ue, già da mesi in attività con l’operazione Sophia. Se ci fossero le condizioni, potrebbero entrare anche nelle acque libiche o comunque, propone il «non paper», lavorare d’intesa con la Guardia costiera di Tripoli. Le linee del documento, ufficioso e riservato, ora escono allo scoperto. Ieri il collegio dei commissari Ue ha approvato il piano preparato da Federica Mogherini e Commissione Ue. Il 3 febbraio sarà sul tavolo del vertice informale alla Valletta: punta a bloccare i flussi verso l’Italia, se possibile, en- tro l’estate. Misure a breve e medio termine con un finanziamento da 200 milioni di euro per il 2017. Nel piano varato ieri si punta a rafforzare la guardia costiera libica che la Ue ha cominciato ad addestrare in autunno, il primo gruppo terminerà la formazione a metà febbraio. La Ue ha intenzione di accelerare il programma e sbloccare la consegna dei mezzi navali per operare nelle acque territoriali in collegamento con un centro di coordinamento destinato a diventare operativo in primavera con le informazioni dell’operazione Sophia e di Italia, Malta, Grecia, Cipro, Francia, Spagna e Portogallo. In questo scenario si muove il ministro Minniti. È stato già a Tunisi, Tripoli e La Valletta: le intese di cooperazione con gli Stati di origine e di transito dei flussi sono una priorità. Ma il ministro deve dare anche segnali sul territorio italiano. I posti disponibili nei Cie, dagli attuali 360, dovrebbero arrivare al più presto a 1.500. Allo studio dei tecnici del Viminale c’è anche un provvedimento normativo urgente. Così i gradi di appello nei ricorsi contro il diniego all’istanza di protezione internazionale si riducono a uno: la presenza prolungata dei richiedenti asilo nel sistema di accoglienza si riduce. I migranti, poi, non potranno iscriversi più all’anagrafe se non avranno un titolo valido: non basta più la sola domanda per il riconoscimento dello status di rifugiato, ma serve un permesso di soggiorno. E Minniti intende incrementare espulsioni e rimpatri. «Il Governo - ha detto ieri il titolare del Viminale a Montecitorio - vuole sviluppare un’attività organica sui flussi, i rimpatri e l’accoglienza diffusa. Di qui la circolare del capo della Polizia, Franco Gabrielli, per i piani straordinari di controllo del territorio ai fini del contrasto all’immigrazione irregolare». Osserva Riccardo Magi (Radicali Italiani): «La severità va usata anche con le cause di irregolarità. Bisogna superare la legge Bossi-Fini e premiare chi intraprende un percorso positivo, impara l’italiano e si mette a disposizione delle forze sociali e produttive del territorio che lo accoglie. Il lavoro - sottolinea Magi - può diventare uno strumento di emersione dalla clandestinità e di governo efficace dei flussi migratori». E nulla può far escludere che una volta varate le azioni di tipo securitario invocate da Minniti, in un futuro ravvicinato - ma non certo a breve scadenza - il governo delinei anche un’ipotesi di emersione dei migranti dal lavoro irregolare. Ma oggi tiene banco la richiesta di impegno ad accogliere gli stranieri destinata a tutti i Comuni e presentata dall’esecutivo in Conferenza Stato Regioni. «Lavoreremo ancora insieme nei prossimi giorni, non mesi; i tempi delle scelte saranno rapidi» assicura Minniti. Il piano Anci è stato accolto da giudizi contrastanti: secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, il modello presentato «non ha visto un’opposizione o proposte alternative. Ci saranno prossimi incontri anche per incidere su questioni sollevate da alcuni presidenti». Tra i governatori di centrodestra, che hanno indetto una conferenza stampa alla Camera, il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, si è mostrato più perplesso. Il ministro «a Milano, nei giorni scorsi, aveva parlato di Cie e di misure severe - ha fatto notare - oggi vedo una retromarcia e non vorrei si ritornasse al libro delle buone intenzioni». Più favorevole il giudizio del presidente della Regione Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti: «Il piano presentato dal ministro Minniti mi sembra organico, venire a sedersi con i presidenti delle Regioni è un fatto costruttivo». Duro il il presidente del Veneto, Luca Zaia:«Serve un cambiamento di rotta e un processo organizzato». La parola finale spetta ai Comuni: la loro adesione al piano Anci è su base volontaria.