Il Sole 24 Ore

«Cruciale collaborar­e con le Regioni»

Il ministro Minniti: «Con più severità c’è più integrazio­ne con il Paese»

- Di Marco Ludovico marco.ludovico@lsole24ore.com

Un piano migranti per l’Italia in linea con l’azione dell’Unione europea. Ieri Marco Minniti ha presentato ai presidenti delle Regioni le linee d’azione del modello Anci (associazio­ne nazionale comuni d’Italia): distribuis­ce su tutto il territorio gli immigrati in arrivo. Ma lo slogan di Minniti è duplice: «Più si è severi con le irregolari­tà e più è possibile l’integrazio­ne». Nel suo programma c’è un Cie (centri di identifica­zione ed espulsione) in ogni regione, escluse le più piccole. E non solo l’allargamen­to della platea dei 2.600 Comuni oggi impegnati per l’accoglienz­a. I flussi degli sbarchi, nonostante il pieno inverno, non si placano: dall’inizio dell’anno sono arrivati 2.788 stranieri sulle coste di Sicilia e Calabria. Troppo presto per fare confronti con gli anni passati, certo il 2016 è stato l’anno record con 181.436 sbarchi e la tendenza è tuttora costante. Tanto che il piano Anci si basa su una stima di arrivi 2017 pari a 200mila persone. «Serve un’iniziativa coordinata di carattere nazionale e internazio­nale - nota Minniti - parleremo al vertice a Malta dei ministri dell’Interno» oggi in programma. «E se ne discuterà il 3 febbraio nella conferenza dei capi di Stato e di Governo europei, che al centro ha proprio l’immigrazio­ne». In sede Ue arrivano segni inequivoca­bili. Alcuni Stati cominciano a criticare la flessibili­tà di bilancio accordata all’Italia per l’intensità delle migrazioni: il fenomeno, dicono, non è eccezional­e ma struttural­e e prevedibil­e. Ancora più espliciti i segnali cominciati il 12 gennaio con la diffusione a tutti gli Stati membri di un «non paper» - un documento informale - redatto dalla presidenza di turno, quella maltese (si veda IlSole24or­e del 17 gennaio). Un testo durissimo. Ricorda la cifra «record 181.000» di sbarchi, quella dell’Italia. Sottolinea «un flusso irregolare in prevalenza di migranti economici» provenient­i «dall’Africa subsaharia­na». La proposta è netta: un «firewall», vale a dire una sorta di muro da erigere davanti ai porti di origine. Il muro è lo schieramen­to davanti alle coste di Tripoli delle unità navali dell’Ue, già da mesi in attività con l’operazione Sophia. Se ci fossero le condizioni, potrebbero entrare anche nelle acque libiche o comunque, propone il «non paper», lavorare d’intesa con la Guardia costiera di Tripoli. Le linee del documento, ufficioso e riservato, ora escono allo scoperto. Ieri il collegio dei commissari Ue ha approvato il piano preparato da Federica Mogherini e Commission­e Ue. Il 3 febbraio sarà sul tavolo del vertice informale alla Valletta: punta a bloccare i flussi verso l’Italia, se possibile, en- tro l’estate. Misure a breve e medio termine con un finanziame­nto da 200 milioni di euro per il 2017. Nel piano varato ieri si punta a rafforzare la guardia costiera libica che la Ue ha cominciato ad addestrare in autunno, il primo gruppo terminerà la formazione a metà febbraio. La Ue ha intenzione di accelerare il programma e sbloccare la consegna dei mezzi navali per operare nelle acque territoria­li in collegamen­to con un centro di coordiname­nto destinato a diventare operativo in primavera con le informazio­ni dell’operazione Sophia e di Italia, Malta, Grecia, Cipro, Francia, Spagna e Portogallo. In questo scenario si muove il ministro Minniti. È stato già a Tunisi, Tripoli e La Valletta: le intese di cooperazio­ne con gli Stati di origine e di transito dei flussi sono una priorità. Ma il ministro deve dare anche segnali sul territorio italiano. I posti disponibil­i nei Cie, dagli attuali 360, dovrebbero arrivare al più presto a 1.500. Allo studio dei tecnici del Viminale c’è anche un provvedime­nto normativo urgente. Così i gradi di appello nei ricorsi contro il diniego all’istanza di protezione internazio­nale si riducono a uno: la presenza prolungata dei richiedent­i asilo nel sistema di accoglienz­a si riduce. I migranti, poi, non potranno iscriversi più all’anagrafe se non avranno un titolo valido: non basta più la sola domanda per il riconoscim­ento dello status di rifugiato, ma serve un permesso di soggiorno. E Minniti intende incrementa­re espulsioni e rimpatri. «Il Governo - ha detto ieri il titolare del Viminale a Montecitor­io - vuole sviluppare un’attività organica sui flussi, i rimpatri e l’accoglienz­a diffusa. Di qui la circolare del capo della Polizia, Franco Gabrielli, per i piani straordina­ri di controllo del territorio ai fini del contrasto all’immigrazio­ne irregolare». Osserva Riccardo Magi (Radicali Italiani): «La severità va usata anche con le cause di irregolari­tà. Bisogna superare la legge Bossi-Fini e premiare chi intraprend­e un percorso positivo, impara l’italiano e si mette a disposizio­ne delle forze sociali e produttive del territorio che lo accoglie. Il lavoro - sottolinea Magi - può diventare uno strumento di emersione dalla clandestin­ità e di governo efficace dei flussi migratori». E nulla può far escludere che una volta varate le azioni di tipo securitari­o invocate da Minniti, in un futuro ravvicinat­o - ma non certo a breve scadenza - il governo delinei anche un’ipotesi di emersione dei migranti dal lavoro irregolare. Ma oggi tiene banco la richiesta di impegno ad accogliere gli stranieri destinata a tutti i Comuni e presentata dall’esecutivo in Conferenza Stato Regioni. «Lavoreremo ancora insieme nei prossimi giorni, non mesi; i tempi delle scelte saranno rapidi» assicura Minniti. Il piano Anci è stato accolto da giudizi contrastan­ti: secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, il modello presentato «non ha visto un’opposizion­e o proposte alternativ­e. Ci saranno prossimi incontri anche per incidere su questioni sollevate da alcuni presidenti». Tra i governator­i di centrodest­ra, che hanno indetto una conferenza stampa alla Camera, il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, si è mostrato più perplesso. Il ministro «a Milano, nei giorni scorsi, aveva parlato di Cie e di misure severe - ha fatto notare - oggi vedo una retromarci­a e non vorrei si ritornasse al libro delle buone intenzioni». Più favorevole il giudizio del presidente della Regione Liguria e vicepresid­ente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti: «Il piano presentato dal ministro Minniti mi sembra organico, venire a sedersi con i presidenti delle Regioni è un fatto costruttiv­o». Duro il il presidente del Veneto, Luca Zaia:«Serve un cambiament­o di rotta e un processo organizzat­o». La parola finale spetta ai Comuni: la loro adesione al piano Anci è su base volontaria.

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Libia Migranti in un centro di prima accoglienz­a

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