«Più mercato dei capitali per far crescere l’Italia»
Ecco tutti i nodi da sciogliere per creare un mercato maturo Ministro Calenda: «60mila imprese pronte per un salto di qualità»
«Il sistema industriale italiano, dopo una violentissima crisi, è spaccato in due. Da un lato ci sono imprese in gravi difficoltà, ma dall’altro ce ne sono anche tante dinamiche, internazionalizzate e competitive. Oltre a quelle già oggi ben posizionate, stimiamo che ce ne siano almeno altre 60mila con le carte in regola per entrare nel nucleo di imprese dinamiche. Per compiere questo salto, due sono le parole chiave: investimenti e internazionalizzazione». Per Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo Economico , intervenuto al convegno organizzato da Equita Sim e dalla Bocconi sullo sviluppo del mercato dei capitali in Italia,investimenti e internazionalizzazione sono dunque i due ingredienti fondamentali per favorire il “salto” del sistema imprenditoriale italiano. E un sano mercato dei capitali, in un Paese bancocentrico come il nostro, è fondamentale per entrambi. Per incrementare - sostiene Calenda - «sia gli investimenti sia la cultura manageriale».
Certo è che, a guardare sia i nu- meri sia le testimonianze dei protagonisti della finanza e dell’economia italiana, il Paese è ancora indietro. Anna Gervasoni, direttore generale Aifi, lamenta per esempio la scarsa presenza di investitori italiani nei fondi di private equity: «Il 70% dei volumi impiegati da fondi di private equity in Italia arriva da investito- ri esteri». Oltre agli investitori, sono carenti anche le banche d’investimento: «Negli ultimi 10 anni sono scomparse quasi tutte le istituzioni che tradizionalmente assistevano gli imprenditori sui progetti di lungo termine, come Centrobanca, Interbanca, Meliorbanca e molte altre», osserva Andrea Vismara di Equita Sim. Per di più sulle «Sim c’è un masochismo regolamentare», rincara la dose Francesco Perilli di Equita Sim. Infine, l’Italia è afflitta dal nanismo: «I fondi sovrani internazionali guardano all’Italia con grande interesse - osserva Guido Rivolta, amministratore delegato di Cdp Equity -. Ma sono troppo grandi per il nostro mercato. Poco tempo fa ero dal Fondo sovrano del Qatar, che ha 80 miliardi da investire: per loro impiegare poche decine di milioni per le medie imprese non vale la pena. Servirebbero strumenti per attrarre i grandi capitali esteri». Di lavoro da fare, per far crescere un sano mercato dei capitali in Italia, ce n’è.
Eppure chi avesse puntato nelle “perle” italiane quotate sullo Star negli ultimi dieci anni, come ha evidenziato l’Osservatorio Bocconi-Equita, avrebbe garantito agli investitori rendimenti interessanti. In particolare focalizzandosi su imprese di medie dimensioni, appartenenti ai settori dell’eccellenza industriale italiana (come moda, food & beverage e automotive) e con fondamentali robusti. L’indice FTSE STAR ha mostrato una performance buyand-hold del 2% medio annuo a cui si deve sommare un ulteriore 2,7% medio annuo relativo ai dividendi distribuiti. Sul fronte del mercato dei debito, a livello generale c’è stato un calo nei rendimenti per le obbligazioni corporate italiane e un deterioramento del rating. Ma in un’ottica relativa, le aziende italiane hanno garantito rendimenti più elevati rispetto ad altri paesi europei, per effetto della crisi del debito sovrano e da un più elevato rischio paese, nonostante la solidità dei fondamentali delle imprese.
Insomma, chi ha puntato a società di qualità oggi raccoglie i frutti. Ora guardando a quel potenziale di 60mila aziende dinamiche c’è anche un ricco pacchetto di “agevolazioni” varato dalla Legge di Stabilità a favore delle Pmi innovative. E chi vi investe, sia persone fisiche sia giuridiche, può contare rispettivamente su una detrazione e deduzione del 30%. Per le persone fisiche l’investimento massimo su cui calcolare la detrazione passa da 500mila e un milione di euro, a patto di mantenere l’investimento per 3 anni.
I DATI Chi avesse investito 10 anni fa su imprese di medie dimensioni nei settori più dinamici, avrebbe registrato buone performance