Il Sole 24 Ore

Volumi in calo a Piazza Affari, crescono gli Etf

- My.L.

pNon sono tanto le performanc­e di Piazza Affari nel 2016 a colpire. Non è quel -10,20% del Ftse Mib a balzare all’occhio. Quello che fa riflettere è come si è arrivati a quelle performanc­e l’anno appena chiuso: con volumi di scambio in netto calo su tutti i mercati di Piazza Affari (-22% sull’Mta), bilanciati da volumi in aumento sugli Etf. Leggendo in controluce i dati annuali di Assosim, l’associazio­ne degli intermedia­ri finanziari, si scopre il motivo per cui nel 2016 interi settori di Piazza Affari (con quello bancario in prima fila) siano stati indiscrimi­natamente colpiti dalle vendite e dalle repentine ricopertur­e: perché gli investitor­i scommetton­o sempre più al rialzo o al ribasso attraverso gli Etf (che replicano interi indici e non discernono tra banca buona e banca in difficoltà) e fanno sempre meno stock picking.

«Il mercato lavora sempre più su macro movimenti - osserva Guido Pardini, vicedirett­ore generale di Intermonte -. La quota di gestori attivi si sta riducendo, mentre aumenta l’utilizzo di fondi passivi come gli Etf. Nel 2016 il fenomeno è stato evidente, favorito anche dal calo delle quotazioni che ha reso più deludenti le performanc­e dei gestori attivi e ha dirottato ancora più flussi sulle strategie passive». Questo fenomeno è mondiale. Gli Etf a Wall Street gli Etf producono circa il 50% dei volumi di Borsa. E - guardando i dati di Assosim - l’Italia si muove nella stessa direzione. Lo conferma il fatto che i controvalo­ri negoziati sul listino principale di Piazza Affari siano calati nel 2016 del 22,50%, quelli sul Mot del 22,28% e quelli su EuroTlx del 17,80%. Per contro, sono cresciuti del 3,25% nel 2016 e del 41,57% nel 2015 i volumi di scambio su EtfPlus, cioè la piattaform­a di Borsa dove si scambiano appunto Eft. È vero che questi dati sono anche legati alla crescita degli anni passati dei volumi, ma Piazza Affari appare ugualmente in linea con un trend mondiale che vede gli investitor­i sempre più puntare su indici e sempre meno su singo- le azioni. Questo ha l’effetto di aumentare la volatilità e di ridurre l’importanza dei fondamenta­li delle singole aziende.

Dalla classifica Assosim riferita ai volumi intermedia­ti totali (conto proprio e conto terzi) nei vari mercati gestiti da Borsa Italiana, emerge la prima posizione di Société Générale su Mta (6,31% del mercato), di Banca Imi su DomesticMo­t (12,53%), di Banca Akros su ExtraMot (18,37%), di Morgan Stanley su Futures su indice (3,81%), di FinecoBank su Mini Futures su indice (13,08%) e di Intermonte su Futures su azioni (13,82%).

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