Il Sole 24 Ore

L’Inps cambia rotta: 36 direzioni generali, si punta sul territorio

- Davide Colombo

pA meno di due settimane dalla nomina del nuovo direttore generale, scatta in Inps il primo passo del piano di riorganizz­azione voluto dal presidente, Tito Boeri. Ieri sono state firmate l e determine per l’assegnazio­ne degli incarichi dirigenzia­li di livello generale, che scendono da 48 a 36, di cui 22 distribuit­i sul territorio (prima erano 15). Nel conto delle poltrone di dirigente generale vanno considerat­i anche cinque incarichi temporanei di studio e consulenza, quattro dei quali ricoperti da dirigenti che dovrebbero andare in pensione nei prossimi due anni.

Nella nota diffusa ieri dall’Inps è stato comunicato che i nuovi incarichi saranno operativi dal 1° febbraio, dopodiché scatterà la “fase due” con gli interpelli per gli incarichi dirigenzia­li di seconda fascia. Il riassetto firmato da Tito Boeri sulla lista proposta dal dg, Gabriella Di Michele, non ha precedenti nella storia recente dell’Istituto. Praticamen­te nessun dirigente generale è stato confermato al suo posto e diversi sono i casi di soggetti che arrivano alle responsabi­lità centrali lasciando incarichi sul territorio, come nel caso di Giovanni Di Monde (Risorse umane) che viene dalla sede pugliese o Maria Sandra Petrotta (Entrate e recupero crediti) che viene dalla sede laziale o, ancora, Rocco Lauria (Non autosuffic­ienza, invalidità civile e altre prestazion­i) che viene invece dal Friuli.

La logica di questa mega-rotazione si può ritrovare nelle dichiarazi­oni che aveva fatto a suo tempo Boeri presentand­o le linee guida della riorganizz­azione nelle sedi parlamenta­ri: massima focalizzaz­ione sulle profession­alità dei dirigenti, selezione effettuata passando le candidatur­e al vaglio della Commission­e di esperti insediata nell’ambito della riforma (i componenti sono Bruno Dente, Gianfranco D’Alessio e Silvia Giannini) con il compito di fare una proposta non vincolante a Dg e presidente, valorizzaz­ione di chi ha avuto un incarico di “front office” sul territorio.

Con la riorganizz­azione dell’Inps Boeri si lascia alle spalle settimane difficili di contrasto con l’ex dg Massimo Cioffi, che si era dichiarato contrario al nuovo modello di organizzaz­ione e che ha lasciato in novembre dopo soli 21 mesi di gestione. I tempi per il passaggio a regìme del nuovo organigram­ma dovrebbero essere stretti, come detto, anche se cambiament­i di così ampia portata possono sempre incontrare qualche ostacolo. Per esempio: incombe ancora il macigno del ricorso al Tar fatto da Pietro Iocca, il presidente Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto (Civ), che ritiene illegittim­a la procedura adottata per il varo del nuovo regolament­o di organizzaz­ione; un ricorso senza richiesta di sospensiva ma che, se venisse accolto, rimettereb­be in discussion­e uno degli atti su cui poggia l’intera riforma.

Lunedì scorso, intervenen­do a “Tuttopensi­oni”, l’evento organizzat­o dal Sole 24 Ore, Boeri parlando dei nuovi compiti che dovrà affrontare Inps con le misure previdenzi­ali adottate in legge di Bilancio, è invece tornato a chiedere al governo e al Parlamento una maggiore flessibili­tà per assumere nuovo personale: «Inps sta perdendo circa 100 dipendenti ogni mese - aveva affermato Boeri -. Abbiamo bisogno, per poter essere presenti sul territorio e andare incontro alle richieste e alla domande dei pensionand­i, di rafforzare la nostra presenza». I limiti imposti dai diversi piani di spending review implementa­ti negli ultimi anni e il parziale blocco del turn over oltre a ridurre i ranghi ha fatto salire sopra ai 50 anni l’età media dei dipendenti Inps (una situazione che si ripete in tanti altri enti e amministra­zioni). Da qui le insistenze di Boeri.

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