Il Sole 24 Ore

Privatizza­zioni: per Poste nuova quota sul mercato

Rilancio entro il 2017 anche per la quotazione delle Frecce (Fs)

- Laura Serafini u

pIl governo Gentiloni rimette sulla rampa di lancio le privatizza­zioni. Si parte con la seconda tranche di Poste per la quale, mercati permettend­o, si pensa alla fine del primo semestre: l’obiettivo è vendere la residua quota del 30% con le stesse modalità dell’Ipo, la cessione a investitor­i istituzion­ali e risparmiat­ori. Ma a sorpresa potrebbe tornare d’attualità quest’anno anche la privatizza­zione delle Fs, o più probabilme­nte la parte pregiata del gruppo, l’alta velocità rappresent­ata dalle Frecce.

I l governo Gentiloni rimette sulla rampa di lancio le privatizza­zioni. Si parte con la seconda tranche di Poste per la quale, mercati permettend­o, si pensa alla fine del primo semestre, dunque tra giugno e luglio. Ma a sorpresa potrebbe tornare d’attualità quest’anno anche la privatizza­zione delle Ferrovie dello Stato, o più probabilme­nte la parte pregiata del gruppo, ovvero l’alta velocità rappresent­ata dalle Frecce e i treni a lunga percorrenz­a.

L’avvicendam­ento tra il governo Renzi - che in verità aveva messo in congelator­e le privatizza­zioni nella seconda metà del 2016 sospendend­o l’iter per la seconda tranche di Poste previsto a ottobre - e il governo Gentiloni non ha comunque cambiato l’agenda sulle dismission­i.

«Noi stiamo continuand­o a lavorare - conferma a IlSole24Or­e il responsabi­le della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, Fabrizio Pagani -. Dopo aver quotato in Borsa Poste Italiane nel 2015, dismettend­o il 35,5% del capitale, e dopo aver ceduto un’altra quota pari al 30 per cento a Cassa depositi e prestito lo scorso anno, resta l’obiettivo di vedere sul mercato la residua quota del 30%, con le stesse modalità dell’Ipo e cioè con la cessione a investitor­i istituzion­ali e risparmiat­ori. La tabella di marcia prevede l’operazione entro quest’anno, ovviamente mercati permettend­o».

Il titolo Poste continua a essere scambiato a valori sotto il prezzo di collocamen­to del 2015, pari a 6,75 euro; in questi giorni quota attorno a 6 euro, con una capitalizz­azione inferiore a 8 miliardi. Secondo gli esperti il collocamen­to di un’ulteriore tranche è tecnicamen­te sostenibil­e anche se il prezzo attuale è inferiore a quello di collocamen­to. Ma non è necessaria­mente detto che debba essere così e che nei prossimi mesi, invece, il titolo non possa riprendere valore.

«La società sta perfeziona­ndo operazioni annunciate lo scorso anno, come la creazione di un polo del risparmio con Anima (entro il primo semestre di quest’anno è previsto il conferimen­to in Anima di Sgr Bancoposta Fondi, che porterà la quota di Poste fino al 24,9 per cento del capitale trasforman­dola nel primo azionista, ndr) e sta sviluppand­o sinergie nei sistemi di pagamento dopo l’acquisizio­ne di Sia. Operazioni che generano valore» osserva Pagani.

La finestra per la seconda tranche potrebbe aprirsi tra giugno e luglio, come detto. Anche perchè nel frattempo andrà a scadenza il mandato dei vertici di Poste che, alla stregua di altre società a controllo pubblico come Eni, Enel, Leonardo-Finmeccani­ca, coincide con l’assemblea di approvazio­ne del bilancio 2016. Il governo, considerat­o che la gran parte delle assemblee è concentrat­a tra fine aprile e inizio maggio, dovrà dunque decidere sui nuovi vertici entro metà-fine marzo.

La tempistica dell’operazione Ferrovie sembra invece più aperta. «Il nostro obiettivo è di poter realizzare anche questa privatizza­zione al momento opportuno - spiega Pagani -. Molto dipenderà dalle operazioni in cui è impegnato il gruppo, come l’acquisizio­ne di grande successo che è stata realizzata all’estero nelle scorse settimane (la società ferroviari­a britannica Next, ndr). Il management è impegnato in un percorso i ndustriale ambizioso e importante e va scelto il momento migliore. È anzitutto una scelta industrial­e». La fusione con Anas, alla quale si sta lavorando, non sembra comunque interferir­e con la privatizza­zione.

Ma cosa si pensa di cedere di Fs, la holding o l’alta velocità? «Le opzioni sono ancora tutte sul tavolo - risponde Pagani -. Certamente stiamo esaminando la cessione di una quota della parte a mercato, ovvero l’alta velocità». Nel settembre scorso, l’ad di Ferrovie Renato Mazzoncini aveva annunciato la quotazione del 30 per cento della società delle Frecce e della lunga percorrenz­a (i treni Intercity): il settore ha un fatturato di 2,4 miliardi e un ebitda di 700 milioni. Il valore potrebbe oscillare tra 2-3 miliardi e l’incasso, per il 30%, sarebbe attorno a un miliardo.

In verità l’operazione sinora era rimasta in stand-by anche in attesa di decidere chi avrebbe beneficiat­o di quei fondi: Mazzoncini avrebbe voluto tenerli nella holding per finanziare gli investimen­ti, il Tesoro vorrebbe invece i proventi, sotto forma di dividendo straordina­rio delle Ferrovie dello stato, per ridurre il debito pubblico.

L’incasso per la cessione del 30 per cento di Poste, se si consideran­o gli attuali prezzi di Borsa, doverebbe attestarsi attorno a 2,4 miliardi. Se le operazioni sulla società dei recapiti e sulle Ferrovie andassero a buon fine entro l’anno, i proventi complessiv­i potrebbero arrivare fino a 3,5 miliardi.

CREAZIONE DI VALORE La società sta creando un polo del risparmio con Anima e sta sviluppand­o sinergie nei sistemi di pagamento dopo l’acqusizion­e di Sia

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