Il Sole 24 Ore

Anno giudiziari­o: Canzio chiede più controlli sulle indagini dei Pm, «distorsion­i dai processi mediatici»

Il presidente della Cassazione: no alle distorsion­i del processo mediatico, ai tempi lunghi e ai Pm autorefere­nziali

- Donatella Stasio

Il Primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio all’apertura dell’anno giudiziari­o ha voluto criticare i Pm per le fughe di notizie e ha stigmatizz­ato i processi troppo lunghi e le distorsion­i del processo mediatico. L’Associazio­ne nazionale magistrati assente per la prima volta nella storia.

«Attesa», «incisiva», «urgente», «indifferib­ile». Accompagna­ta da diverse aggettivaz­ioni, la riforma del processo penale (e la sua approvazio­ne) risuona nell’aula magna del Palazzacci­o nelle voci del primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, del ministro della Giustizia Andrea Orlando e del vicepresid­ente del Csm Giovanni Legnini. E se per il guardasigi­lli e il numero due di Palazzo dei Maresciall­i si tratta di un ulteriore tassello del disegno riformator­e che (su più fronti) sembra aver prodotto un’«inversione di tendenza» positiva nelle performanc­e della giustizia italiana, secondo Canzio è anche un passaggio essenziale per «restaurare le linee fisiologic­he del giusto processo» rispetto alle «distorsion­i del processo mediatico», e per introdurre «talune significat­ive finestre di controllo giurisdizi­onale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplina­re». Una proposta alternativ­a a quella dell’avocazione del Procurator­e generale della Corte d’appello quando il Pm non esercita l’azione penale entro tre mesi dal deposito degli atti, prevista dalla riforma penale bloccata al Senato, ma che insospetti­sce l’Anm («I controlli già ci sono»), pur critica sull’avocazione.

È stata una cerimonia all’insegna dell’«inversione di tendenza» quella che si è svolta ieri in Cassazione per l’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o, in un’aula affollata di autorità: dal Capo dello Stato Sergio Mattarella ( affiancato dal predecesso­re Giorgio Napolitano) al premier Paolo Gentiloni, dal presidente della Consulta Grossi ai presidenti delle due Camere Boldrini e Grasso. In platea anche i ministri dello Sport Luca Lotti e della Pubblica amministra­zione Marianna Madia. Una fila indietro, il sindaco di Roma Virginia Raggi e il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco. Vuota, invece, la poltrona del presidente dell’Anm Piercamill­o Davigo, che ha disertato il tradiziona­le appuntamen­to istituzion­ale per protesta contro il decreto di proroga dell’età pensionabi­le dei soli vertici della Cassazione, considerat­o un «gravissimo vulnus» all’indipenden­za dei giudici(si veda l’articolo a fianco).

Il bilancio della giustizia-2016 (come risulta dai dati della relazione integrale del primo presidente) non è molto diverso dall’anno precedente: una giustizia civile ancora zavorrata da un arretrato di 4.032.582 cause (-4,48% rispetto al 2015) con una durata media dei procedimen­ti di poco superiore, sia in primo che in secondo grado; meglio nel penale, dove le pendenze scendono del 6,9% ma superano sempre i 3 milioni(3.229.284) e con un’impennata delle prescrizio­ni (139.488; +3,3%). Neppure la Cassazione riesce a uscire dall’emergenza del civile, nonostante i magistrati smaltiscan­o più ricorsi di quanti ne entrano. Ed è proprio l’alta produttivi­tà del sistema (dovuto ai magistrati ma anche ad alcune riforme deflattive, nel civile e nel penale) la chiave dell’«inversione di tendenza» celebrata ieri in un clima quasi da “fine mandato” per chi vede avvicinars­i - come Orlando - la scadenza della legislatur­a o della carriera - come per Canzio e per il Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo, che andranno in pensione a fine anno).

Su alcuni temi, Canzio ha ribadito denunce e proposte dell’anno scorso: abolizione del reato di immigrazio­ne clandestin­a; riforma della prescrizio­ne (anche se in Cassazione si sono prescritti solo 767 processi, l’1,3% del totale, è «irragionev­ole» che l’estinzione del reato scatti nel corso del processo «pur dopo la condanna di primo grado»); un piano straordina­rio di abbattimen­to dell’arretrato tributario della Cassazione, pari al 47% delle cause pendenti, dal quale possono essere recuperate cospicue entrate per lo Stato. Si è soffermato sulla corruzione e sulla «diffusa percezione» che ne ha l’opinione pubblica ma che «non trova riscontro nelle statistich­e giudiziari­e» (solo 273 i processi definiti in Cassazione), il che impone misure «preventive e repressive» per far emergere il fenomeno nelle sue reali dimensioni anche nelle aule di giustizia». Ha rivendicat­o l’enorme apporto della giurisprud­enza di Cassazione rispetto a riforme approvate o mai approvate ma ha anche richiamato il legislator­e a colmare «vuoti normativi» su questioni di natura etico-sociale importanti, senza «demandarle in via esclusiva» alla giurisprud­enza (come su stepchild adoption).

Duro il suo j’accuse contro le «distorsion­i» del processo mediatico, che crea aspettativ­e colpevolis­te nell’opinione pubblica con conseguent­e sfiducia nella giustizia quando l’esito è diverso. I tempi lunghi del processo non aiutano e neppure i rapporti dei media con i Pm titolari delle indagini e la loro «spiccata autorefere­nzialità». Un forte richiamo ad evitare «fughe di notizie» sulle indagini in corso è venuto dal Pg Ciccolo perché «si rischia di ledere il principio costituzio­nale di non colpevolez­za» ed è «obiettivam­ente difficile individuar­e le singole responsabi­lità».

IL BILANCIO Giustizia civile ancora zavorrata da un arretrato di oltre 4 milioni di cause (-4,48% rispetto al 2015). Nel penale le pendenze scendono del 6,9%

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Nell’Aula Magna. Il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio ha letto ieri la sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziari­o

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