New York da record ma c’è il rischio-bolla
pIeri Wall Street ha aggiornato l’ennesimo record e gli operatori hanno festeggiato. Non tanto con riferimento al Dow Jones che, per il suo particolare sistema di composizione, è scarsamente significativo. Bensì riguardo all’S&P 500 il quale, già nel primo pomeriggio, è arrivato intorno a quota 2.300 punti.
Un contesto a fronte del quale il signor Rossi domanda: c’è il rischio di una bolla? Dare una risposta è difficile. Nel recente passato diversi esperti hanno messo in guardia dagli eccessi del listino Usa. Il quale, però, se ne è infischiato dei ripetuti allarmi e ha proseguito la corsa. Ciò detto alcune considerazioni possono realizzarsi. In primis va ricordato che un decennio di politiche monetarie ultra espansive ha modificato l’habitat in cui vivono le Borse. Utilizzare solamente multipli tradizionali, quale ad esempio il rapporto tra prezzo e utili, è quindi insufficiente. Il rischio è raccontare metà della storia.
Così, secondo diversi esperti, è chiaro che l’attuale rally di Wall Street è fortemente legato alle aspettative su Donald Trump. L’innamoramento per la «Trumpenomics» (dal taglio delle tasse sui profitti aziendali fino al programma d’investimenti infrastrutturali) spinge gli investitori a prendere il rischio sull’azionario.
Il sostegno al listino, insom- ma, è soprattutto una scommessa sul futuro. Certo: il mondo azionario vive essenzialmente di prospettive. Inoltre l’economia americana, con un tasso di disoccupazione del 4,7%, cresce robusta. E tuttavia, nel momento in cui il «sogno» di Trump non diventasse realtà, il risveglio sarebbe molto, molto brutto.
Ma non è solo questione di prospettive. Il rialzo di Wall Street, negli anni passati, è stato sostenuto anche, e soprattutto, da miliardarie operazioni di buy back (oltre che di stacco di lauti dividendi). Un riacquisto di azioni proprie agevolato dai tassi a zero. La situazione, per la stessa attesa della «Trumpenomics», sta però cambiando. Il costo del denaro è in aumento e investire la liquidità nei buy back potrebbe non essere più così conveniente.
Infine il confronto con il passato. È utile paragonare gli attuali multipli del Dow Jones con quelli dello stesso paniere nel momento in cui ha oltrepassato altre soglie «psicologiche». Ebbene, su questo fronte, si nota che rispetto a quando il DJ ha superato 15.000 punti l’indice è molto sopravvalutato. Al contrario non è troppo a sconto con riferimento all’occasione in cui ha «rotto» quota 10.000. Di che occasione si trattava? Semplice: era il marzo del 1999. Di lì a poco sarebbe scoppiata la bolla dot.com.