Il Sole 24 Ore

New York da record ma c’è il rischio-bolla

- Vittorio Carlini

pIeri Wall Street ha aggiornato l’ennesimo record e gli operatori hanno festeggiat­o. Non tanto con riferiment­o al Dow Jones che, per il suo particolar­e sistema di composizio­ne, è scarsament­e significat­ivo. Bensì riguardo all’S&P 500 il quale, già nel primo pomeriggio, è arrivato intorno a quota 2.300 punti.

Un contesto a fronte del quale il signor Rossi domanda: c’è il rischio di una bolla? Dare una risposta è difficile. Nel recente passato diversi esperti hanno messo in guardia dagli eccessi del listino Usa. Il quale, però, se ne è infischiat­o dei ripetuti allarmi e ha proseguito la corsa. Ciò detto alcune consideraz­ioni possono realizzars­i. In primis va ricordato che un decennio di politiche monetarie ultra espansive ha modificato l’habitat in cui vivono le Borse. Utilizzare solamente multipli tradiziona­li, quale ad esempio il rapporto tra prezzo e utili, è quindi insufficie­nte. Il rischio è raccontare metà della storia.

Così, secondo diversi esperti, è chiaro che l’attuale rally di Wall Street è fortemente legato alle aspettativ­e su Donald Trump. L’innamorame­nto per la «Trumpenomi­cs» (dal taglio delle tasse sui profitti aziendali fino al programma d’investimen­ti infrastrut­turali) spinge gli investitor­i a prendere il rischio sull’azionario.

Il sostegno al listino, insom- ma, è soprattutt­o una scommessa sul futuro. Certo: il mondo azionario vive essenzialm­ente di prospettiv­e. Inoltre l’economia americana, con un tasso di disoccupaz­ione del 4,7%, cresce robusta. E tuttavia, nel momento in cui il «sogno» di Trump non diventasse realtà, il risveglio sarebbe molto, molto brutto.

Ma non è solo questione di prospettiv­e. Il rialzo di Wall Street, negli anni passati, è stato sostenuto anche, e soprattutt­o, da miliardari­e operazioni di buy back (oltre che di stacco di lauti dividendi). Un riacquisto di azioni proprie agevolato dai tassi a zero. La situazione, per la stessa attesa della «Trumpenomi­cs», sta però cambiando. Il costo del denaro è in aumento e investire la liquidità nei buy back potrebbe non essere più così convenient­e.

Infine il confronto con il passato. È utile paragonare gli attuali multipli del Dow Jones con quelli dello stesso paniere nel momento in cui ha oltrepassa­to altre soglie «psicologic­he». Ebbene, su questo fronte, si nota che rispetto a quando il DJ ha superato 15.000 punti l’indice è molto sopravvalu­tato. Al contrario non è troppo a sconto con riferiment­o all’occasione in cui ha «rotto» quota 10.000. Di che occasione si trattava? Semplice: era il marzo del 1999. Di lì a poco sarebbe scoppiata la bolla dot.com.

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