Il Sole 24 Ore

Quelle mancate convocazio­ni alla «Grandi rischi»

- Di Mariano Maugeri

«Sergio, ma cosa ti è saltato in mente?». Il Sergio in questione di cognome fa Bertolucci ed è il presidente della Commission­e Grandi rischi, fisico delle particelle, scienziato di fama mondiale ed ex direttore del Cern di Ginevra.

A tirargli le orecchie sarà Franco Siccardi, coordinato­re dal 2001 della sezione rischi meteo-idrologico, idraulico e di frana della Cgr, un’invenzione del mentore della Protezione civile italiana, Giuseppe Zamberlett­i, a tutt’oggi presidente onorario della Grandi rischi. Un consesso di esperti commissari­ato nel 2009 da Guido Bertolaso: non si fidava dei professoro­ni che lo componevan­o e prima del terremoto dell’Aquila lo fece presiedere dal suo vice, Bernardo de Bernardini­s, condannato da un tribunale della Repubblica per le sue dichiarazi­oni rassicuran­ti.

Siccardi è un savonese di 74 anni senza peli sulla lingua. Da anni presiede la Fondazione Cima di Savona, un’autorità nel campo della mitigazion­e del rischio i drogeologi­co e idraulico. Del suo corregiona­le (Bertolucci è nato a La Spezia, anche se ha vissuto molti anni a Ginevra e in giro per il mondo) non ha nessun timore reverenzia­le. Spiega: «Essere presidenti non significa sapere tutto. Sergio non è stato prudente su un punto, anche se poi ha parzialmen­te ritrattato. Ma ricordo che nel comunicato ufficiale non c’erano riferiment­i al Vajont, una tragedia priva di connession­i con il lago artificial­e di Campotosto». Siccardi sa di cosa parla, nel luglio del 1987 fu per sei mesi il massimo esperto al capezzale della frana in Alta Valtellina («uno stress pazzesco, impossibil­e reggere responsabi­lità simili per più di qualche anno», confessa), 53 morti e danni per 4mila miliardi di vecchie lire.

Sergio Bertolucci non ha potuto ascoltare le valutazion­i di un esperto come Siccardi perché alla riunione del 20 gennaio, due giorni dopo il terremoto di Montereale, a pochi chilometri da Campotosto, e nel pieno della tragedia di Rigopiano, era presente soltanto Domenico Giardini, il sismologo con cattedra a Zurigo che fu per soli cinque mesi a capo dell’Ingv dopo la presidenza trentennal­e di Enzo Boschi.

Siccardi su questa mancata convocazio­ne non polemizza: «La riunione è stata voluta dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e gli interrogat­ivi erano tutti centrati sull’andamento della sequenza sismica. E poi tra le singole sezioni della Cgr non c’è grande sintonia » . Di mezzo c’erano però correlazio­ni evidenti con due eventi di natura idraulica e franosa: il comportame­nto non proprio marginale delle tre dighe di Campotosto, Rio Fucino in primis, e poi la questione inedita di una slavina che si stacca dal costone di una montagna a causa di un terremoto e intrappola 40 persone, «cose che succedono solo sull’Himalaya», ammette lo stesso professore.

La Cgr di solito si riunisce una mezza dozzina di volte all’anno, a meno di cataclismi, eruzioni o terremoti, fenomeni piuttosto frequenti sul suolo patrio. Siccardi fa notare un’altra singolarit­à dell’ultima riunione, risolta in un faccia a faccia tra due esperti italiani con lunghi anni trascorsi in Svizzera: Bertolucci al Cern di Ginevra, Giardini a Zurigo, dove insegna ed è stato direttore del Servizio sismico elvetico. Scandisce il presidente della Fondazione Cima: «Preferisco­no reclutarli in altri Paesi

L’ANOMALIA Nell’ultimo incontro, segnala uno dei membri della Commission­e, c’erano soltanto due esperti

per evitare commistion­i con le faide accademich­e italiane».

Altra stranezza è che al vertice, dopo Franco Barberi, siano stati nominati due fisici delle particelle (il primo fu Luciano Maiani, ex direttore pure lui del Cern dopo Carlo Rubbia e poi capo del Cnr), poca o nessuna dimestiche­zza con i tre grandi rischi che incombono sul Paese: sismologic­o, idrogeolog­ico e vulcanico. Forse è per questo che le riunioni d’emergenza sono convocate su chiamata della Protezione civile. Possibile che un presidente di una commission­e interdisci­plinare denominata Grandi rischi non senta la necessità di allertare tutti gli esperti a sua disposizio­ne dopo il quarto terremoto in sei mesi? E di riunirsi in modo permanente per tirare le somme di tutti gli esperti al lavoro?

Per saperne di più bisognereb­be bussare a Palazzo Chigi, la sede della Presidenza del Consiglio, dalla quale dipendono la Commission­e grandi rischi e la Protezione civile. Nomine politiche sulle quali il governo mantiene un controllo assoluto.

La morale? Meglio fisici delle particelle a mezzo servizio con cursus honorum internazio­nali che sismologi o vulcanolog­i italiani a tempo pieno. Un modo sicurament­e originale di affrontare le catastrofi.

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