Ma nel 2017 l’inflazione frenerà i consumi
Alle contestazioni di fallimento sulle conseguenze della Brexit, gli economisti britannici rispondono più o meno in coro: vedrete nel 2017. È un fatto che il secondo semestre del 2016 sia andato molto meglio delle più rosee ipotesi. Londra non è caduta in recessione e ha chiuso l’anno reginetta del G7. Tuttavia se ci si avvicina un poco di più ai numeri diffusi dall’ufficio di statistica e a quelli dell’associazione bancaria si scorgono facilmente le ragioni di tanta persistente perplessità. L’effetto Brexit non ha rallentato i consumi che si sono confermati il motore più potente della crescita nel secondo semestre dell’anno passato. Gli inglesi hanno continuato a far ricorso al debito per comperare case, pagare i conti delle carte di credito, insomma, spese che non si fermano. L’inflazione, sulla scia di una svalutazione del pound che sul dollaro ha raggiunto il 17%, è cresciuta, ma secondo il Cancelliere Hammond non è filtrata fino ai consumatori , grazie alle dinamiche di un mercato concorrenziale. Un Paese, insomma, che ha gestito l’incertezza del futuro andando avanti a testa bassa, in attesa di capire la piega degli eventi a Londra, Bruxelles, Washington. Lo si saprà presto se davvero – come ha notato Samuel Tombs di Pantheon macro – la crescita del 2016 «ha le stigmate di una spesa pazza e insostenibile». Chiarendosi, cioè, i termini di una Brexit sempre più hard che chiuderà le porte del single market ai prodotti made in Uk, definendosi, cioè, la dinamica di un’inflazione destinata a mordere assai più di ora arrestando il trend di spese senza fine. Il nuovo mantra degli economisti chiamati a scrutare il destino del regno di Elisabetta è semplice: rallenteranno i consumi sotto la spinta di tassi sui mutui già in aumento per via dell’inflazione e rallenterà un’economia che sui consumi interni si sorregge. Questa è la previsione che trova nei primi dati dell’associazione bancaria una parziale conferma: l’eccezionale ricorso al credito visto lo scorso anno sta frenando sia per le imprese sia per le famiglie. È possibile, anzi è probabile, che nel 2017 le cose andranno diversamente dal 2016, ma la lezione di quest’ultimo semestre segnato dal boom della Brexit impone cautela.