Il Sole 24 Ore

Messico, Trump prepara dazi del 20%

Il capo di Stato messicano: non pagheremo un centesimo per il muro - Tweet del presidente Usa: resti pure a casa Peña Nieto annulla il viaggio a Washington previsto per la settimana prossima

- Mario Platero

Ma la dinamica che ha portato alla rottura con il Messico, alla cancellazi­one del vertice della settimana prossima e all’annuncio di tariffe sulle importazio­ni messicane del 20% «anche per pagare il muro» e poi alla possibile estensione della tariffa ad altri Paesi dimostra una volta di più di quali sorprese sia capace l’amministra­zione Trump.

La notizia dell’ordine esecutivo firmato mercoledì, per la costruzion­e di un muro al confine con il Messico, promesso in campagna elettorale, è stata presa dai messicani come un’umiliazion­e, uno schiaffo diretto al loro presidente che si sarebbe recato appena una settimana dopo in America.

Nieto sotto forti pressioni interne ha deciso a sua volta di scrivere un tweet dicendo quello che andava ripetendo da sempre e cioè che il Messico non avrebbe pagato per il muro. L’opinione pubblica messicana infatti considera la posizione di Trump un’onta per il Paese e la richiesta di pagare il muro del tutto irragionev­ole: «Costruire un muro lungo i nostri confini è un errore, separa le nostre strade invece di unirle, è da anni una decisione deplorabil­e», diceva Nieto in un video distribuit­o su Twitter. Poi aggiungeva: «Il Messico non crede nei muri e l’ho detto e ripetuto più volte, non pagheremo per il muro». L’ex Presidente messicano Vincent Fox Quesada è stato anche più colorito: «Sean Spicer, l’ho detto a @ realdonald­trump e lo ripeto a te, non pagheremo quel muro del c...». In serata Nieto faceva capire che il viaggio della settimana prossi- ma poteva anche saltare. Poi ieri mattina un tweet di Trump: «Se il Messico non vuole pagare per un muro di cui c’è molto bisogno allora è meglio cancellare l’incontro in preparazio­ne». Cosa che Nieto ha fatto prontament­e: ieri mattina intorno alle 11.40 ha scritto un tweet in cui cancellava il viaggio negli Stati Uniti. In quel momento tra l’altro il suo ministro degli Esteri Luis Caso si stava per incontrare con il responsabi­le della sicurezza interna a Washington John Kelly.

La bandiera messicana era stata issata sul pennone del ministero, Caso era già sulle scale accolto dai dignitari americani quando ha ricevuto il messaggio di rientrare immediatam­ente in Messico. Ieri Trump, durante un discorso che ha pronunciat­o a un raduno del Partito Repubblica­no a Filadelfia ha alzato ancora il tiro: «Abbiamo deciso insieme di cancellare la visita – ha detto aggiungend­o – a meno che il Messico non cominci a trattare gli Stati Uniti con rispetto, incontri di questo genere saranno inutili e voglio perseguire altre strade. Non ho scelta».

Quali strade? Aumentare le tariffe? Smantellar­e il Nafta? L’opzione prospettat­a dal portavoce Spicer potrebbe andare addirittur­a oltre: «Potremmo applicare un dazio del 20% su tutti i prodotti importati dal Messico sul mercato americano e così finanziare i costi del muro», ha minacciato spiegando che «sta prendendo forma» un piano per istituire una tassa del 20% sulle importazio­ni dai Paesi con i quali gli Stati Uniti hanno un deficit commercial­e «come il Messico».

Di certo i mercati sono più preoccupat­i per il Messico che per gli Stati Uniti, il peso messicano ha perso l’1,1% ieri, dopo l’annuncio di Nieto e complessiv­amente ha perso oltre il 14% da quando Donald Trump è stato eletto Presidente. Il Messico ha un avanzo commercial­e nei confronti degli Stati Uniti di 60 miliardi di dollari, circa il 12% del gap commercial­e complessiv­o. Il Canada ha un avanzo molto più piccolo circa 9 miliardi di dollari, su un interscamb­io molto più elevato.

In serata si è cercato di calmare le acque: il portavoce di Trump ha detto di auspicare che l’incontro possa essere organizzat­o di nuovo e lo stesso messaggio è venuto da Nieto: «Non sono contrario a un incontro con gli Stati Uniti quando il momento sarà opportuno». Non c’è dubbio che il Nafta sia servito più al Messico che all’America, ma è stato uno strumento che ha consentito la formazione di una classe media messicana e di dare maggiore stabilità al Paese, cosa che interessav­a all’America.

Ma anche questo è un segno di quanto l’America di Trump stia cambiando i suoi rapporti internazio­nali. Oggi toccherà all’Europa: l’incontro con Theresa May dopo l’uscita dall’Unione Europea vuole significar­e che il rapporto con Londra è più importante di quello con il resto dell’Europa.

ADDIO AL NAFTA? Per finanziare la barriera al confine, il portavoce Spicer minaccia di imporre un dazio anche ai Paesi con cui gli Usa sono in deficit commercial­e

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La nuova cortina. Camion al posto di confine Otay Commercial, Messico

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