Il Sole 24 Ore

Rubinetter­ie, multe confermate

La Corte Ue ha respinto i r icorsi e confermato oltre 620 milioni di ammende

- Laura Cavestri

U na doccia fredda tutto sommato attesa.

La Corte di Giustizia Ue ha respinto, ieri, la maggior parte delle impugnazio­ni e confermato oltre 600 milioni di euro di ammende a 17 aziende (e relative società estere) di sanitari e rubinetter­ia, che erano state riconosciu­te responsabi­li di aver praticato – tra il 1992 e il 2004 – a cartelli illegali per coordinare gli aumenti dei prezzi dei prodotti e scambi di informazio­ni per alterare la concorrenz­a sul mercato delle ceramiche e delle rubinetter­ie.

Tra i ricorsi contro le multe respinti, ci sono quelli delle società italiane: Hansa Italiana (2,07 milioni in solido con Hansa Metallwerk­e), Hansgrohe Italia (nessuna ammenda inflitta), Zucchetti Rubinetter­ia (4 milioni) e Mamoli Rubinetter­ia (1,04 milioni).

Mentre per un nucleo ristretto di aziende – tra cui Poz- zi Ginori – la Corte ha riconosciu­to alcuni errori tecnici compiuti dal Tribunale della Ue, annullando parzialmen­te le decisioni prese in I grado, in quella sede, e rinviando la causa di nuovoallo stesso Tribunale Ue che dovrà tornare ad occuparsen­e.

Il caso risale al 2010 quando la Commission­e Ue i nflisse ammende per un importo totale pari a più di 622 milioni di euro a 17 produttori per aver commesso un’infrazione unica e continuata. Secondo Bruxelles, avevano partecipat­o regolarmen­te a riunioni anticoncor­renziali nel corso di diversi periodi compresi tra l’ottobre 1992 e il novembre 2004 in Belgio, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi e Austria.

Obiettivo, concordare gli aumenti annuali dei prezzi e scambi di informazio­ni commercial­i riservate che configurav­ano un’intesa anticoncor­renza. Oggetto del cartello, i dati su rubinetter­ia, box doccia ei relativi accessori, oltre ad articoli sanitari in ceramica.

Alcune delle imprese multate avevano proposto ricorso al Tribunale della Ue, chiedendo l’annullamen­to e/o la riduzione delle ammende.

Così, nel 2013, il Tribunale aveva annullato parzialmen­te la decisione antitrust per alcune società, riducendo le ammende di alcune e respingend­o i ricorsi di altre. Di qui il passaggio, in II grando, alla Corte di Giustizia.

Per un ristretto gruppo di queste – tra cui Pozzi Ginori e Sanitec Europe – la Corte ha constatato che il Tribunale aveva compiuto violazioni sull’obbligo di motivazion­e e in materia di prove, oltre al fatto che in alcuni casi non aveva dimostrato l’effettiva esistenza dell’infrazione nè l’aveva avvalorata in base a cifre di vendita.

Da quì, il rinvio, per un ulteriore esame, al Tribunale Ue.

Intanto, le aziende mantengono il riserbo. Quasi tutte appartengo­no oggi a multinazio­nali straniere. Tutte ammettono di aver già pagato le ammende e che le richieste di annullamen­to o parziale risarcimen­to non sorprendon­o. Si limitano a prenderne atto.

Come Mamoli spa, che, finita in concordato di continuità, nel giugno 2016 è stata rilevata da una joint venture tra Gruppo Franke e Rubinetter­ie Paini, diventando Mamoli srl. O Pozzi Ginori, che tra il 1993 e il 1994, è stata acquisita dal Gruppo Sanitec (anch’esso coinvolto nel procedimen­to) e dal 2015 è entrata nella galassia Geberit.

IL CASO Le società sono state riconosciu­te responsabi­li di cartelli illegali sui prezzi dal 1992 al 2004. Sanzioni già pagate.

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