Promozioni più flessibili per stimolare la domanda
Iconsumi delle famiglie sono tra i fluidificanti di un sistema economico. Sono una cinghia di trasmissione che segna anche il termometro delle aspettative: più c’è fiducia sul futuro e più si è disposti a spendere, per lo shopping o per i servizi.
La tendenza di fondo delle vendite al dettaglio oggi è molto fredda. I dati Istat non lasciano spazi a dubbi: gli indicatori relativi al cumulato gennaionovembre 2016 sullo stesso periodo 2015 mettono in evidenza una dinamica da prefisso telefonico, + 0,1% in valore a fronte di un - 0,3% in volume. Inoltre il valore dell’indice è di cinque punti percentuali al di sotto dell’anno base che è il 2010. Quindi a sei anni di distanza dall’inizio del confronto siamo sottozero, le lancette delle vendite al dettaglio sono andate all’indietro. Un dato che fa il paio con le tante rilevazioni che indicano lo stato di sfiducia degli italiani e anche lo stato di necessità per migliori di famiglie. Prova ne sia - ma lo diciamo da tempo - che marciano bene i negozi discount grazie ai prezzi bassi, mentre soffrono gli ipermercati perchè costa prendere la macchina e andare in un mega- centro commerciale a fare la spesa. I colossi degli ipermercati soffrono.
Finchè non ci sarà una politica mirata al risveglio massiccio della domanda interna e finchè non migliorerà in maniera sostanziale il clima di fiducia delle famiglie non possiamo aspettarci granchè. Anche i saldi di fine stagione hanno dato una immagine di quanto sia limitato l’orientamento allo shopping in questo momento.
Servirebbero iniziative coordinate di alleggerimento fiscale per famiglie e imprese e probabilmente più flessibilità sulle politiche commerciali. Un prodotto su tre in promozione segna che le vendite sono sostenute da un livello più contenuto dei prezzi e da una marcata attenzione dei consumatori. Una maggiore capacità operativa sulle politiche di promozione potrebbe avere effetti di stimolo ulteriore per lo shopping.