Colpo alla cosca Piromalli: 33 fermi, sequestri per 40 mln
La cosca Piromalli della Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) era proiettata al dominio del mercato ortofrutticolo di Milano. Se le parole hanno un senso, quelle usate dai pm della Procura reggina non lasciano spazio a dubbi e arrivano alla fine di una settimana che ha già visto salire agli onori della cronaca la relazione della Prefettura di Milano che ha dipinto un quadro a tinte fosche nel capoluogo lombardo. Come se non bastasse, pochi giorni fa, nell’operazione congiunta tra le Dda di Reggio e Catanzaro, erano emerse ancora le mire delle cosche sugli appalti pubblici in Lombardia.
Nel fermo che ieri la magistratura ha disposto – tra gli altri – nei confronti di Antonio Piromalli, si legge infatti che il rampollo della famiglia reggina aveva assunto il controllo del mercato ortofrutticolo attraverso la creazione di una complessa rete di imprese e l’ausilio di una serie di affiliati e fiancheggiatori, coordinati con la finalità di «dominare il mercato» ortofrutticolo, facendo leva sul profilo criminale esercitato da lui stesso e dal pedigree della famiglia. Antonio è infatti il figlio di Giuseppe Piromalli, detto “facciazza” che, nonostante la reclusione al carcere duro, continuava secondo l’accusa a tessere trame criminali. Non solo: Antonio, che si era trasferito strategicamente a Milano per meglio governare gli affari, sarebbe anche riuscito a ricostruire una filiera di fedelissimi che avevano rim- piazzato gli uomini finiti in galera. L’operazione Provvidenza della Procura condotta dai pm Roberto Di Palma, Matteo Centini, Luca Miceli e Giulia Pantano e delegata al Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria, con a capo il colonnello Leandro Piccoli, non ha portato solo alla disarticolazione della base milanese ma anche al sequestro di beni per 40 milioni. I fermati sono stati 33, con la contestazione, a vario titolo, di reati come associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e tentato omicidio.
Le investigazioni hanno documentato il controllo delle attività di narcotraffico all’interno del porto di Gioia Tauro e la penetrazione della cosca nel tessuto economico ed imprenditoriale. Nel settore agroalimentare la cosca si sarebbe infiltrata anche nella rete di distribuzione di prodotti oleari negli Usa, grazie ad un imprenditore italoamericano organico ai Piromalli. Sul fronte patrimoniale è stato documentato il reimpiego delle risorse di provenienza illecita in società di abbigliamento, collegate a marchi francesi, imprese edili e nella gestione di strutture alberghiere. È emersa, infine, la partecipazione della cosca Piromalli nel progetto di realizzazione di un centro commerciale a Gioia Tauro, all’altezza dello svincolo autostradale della Salerno-Reggio Calabria.