Raggi lavora alla difesa, Grillo vigila
Di Maio non va da Santoro: spuntano dalle chat nuovi incontri con Marra- Altro fascicolo sul Campidoglio
La parola d'ordine che arriva da Grillo e Casaleggio al Campidoglio è una: resistere, prendere tempo. Ostentando tranquillità e nel frattempo lavorando su una strategia difensiva che escluda il patteggiamento e che consenta alla sindaca Virginia Raggi - indagata per abuso d'ufficio e falso ideologico per la nomina di Renato Marra, fratello dell'ex capo del personale Raffaele - di arrivare all'eventuale processo. Sono in pochi a credere che abbia davvero qualche chance di salvarsi da una condanna, che le costerebbe l'addio all'incarico e il ritiro del simbolo. Ma la volontà dei vertici del Movimento è quella di non perdere Roma fino alle elezioni politiche: tagliare il traguardo con la sindaca in sella, anche se rinviata a giudizio. Il codice etico lo consente. L'invocazione del M5S “subito al voto”, con la legge elettorale consegnata dalla Consulta estesa anche al Senato, come Grillo ieri ha auspicato in una lettera al presidente Mattarella, va ormai letta anche in questa chiave.
Blindare Raggi è questione di opportunità politica, su cui insiste in particolare Davide Casaleggio. E provoca due effetti: il pressoché totale silenzio dei parlamentari (frutto dell'“editto” di Grillo) e l'irritazione per qualunque notizia di dissapori interni. È per questo che ieri il capo politico del M5S ha chiarito dal blog che la sindaca «ha adempiuto ai doveri indicati dal nostro codice etico» informando subito dell'invito a comparire ricevuto dalla Procura: «Lei è serena e io non posso che esserle vicino». Ed è per questo che si è sca- gliato contro il Corriere della Sera, “reo” di aver descritto Grillo «furioso» al telefono con Raggi mercoledì: «La ricostruzione della telefonata è totalmente falsa, nonché ridicola. Altro che post verità, siamo arrivati alla fantanotizia, alla fake news come sistema. Valuterò con i miei avvocati l'ipotesi di una querela e pretendo un'immediata rettifica via web». Che non è arrivata. Al suo posto, una videointervista alla sindaca, che ha asserito: «La fantomatica e presunta telefonata con Grillo non c'è mai stata. Anzi, è molto tranquillo, io e gli avvocati siamo tranquilli».
In realtà la telefonata c'è stata (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), ma non così veemente da mettere in discussione il sostegno dei vertici a Raggi, ritenuto obbligato. Lei ha ironizzato: «Tra un po' inventeranno che ho ucciso qualcuno...». Poi ha bollato come «ipotesi al momento non reali» quelle sulle possibili exit strategy, come l'autosospensione e la reggenza di un vicesindaco politico: «Direi di procedere un passo alla volta. La Procura mi ha chiamato, andrò a rispondere come è giusto che sia e sarà la Procura poi a decidere». Con i suoi legali, e in contatto continuo con Milano e Genova, la pri- ma cittadina lavora a testa bassa in vista dell'interrogatorio di lunedì. Che anche per il M5S è un test per orientare le mosse. È vero che deputati e senatori evitano di infierire (a partire dagli ortodossi, come Roberta Lombardi, che per ora resta alla finestra), ma nessuno si sbraccia per difendere Raggi.
Intanto si naviga a vista, confidando in timonieri affidabili, come l'assessore alle Partecipate Massimo Colomban, vicino a Casaleggio e sempre più centrale nell'amministrazione, e il segretario generale Pietro Mileti. A complicare il quadro, un'altra visita della Guardia di finanza in Campidoglio, collegata a una nuova inchiesta: sono state acquisite delibere di giunta. Mentre infuria la bufera, oggi l'assemblea capitolina, dopo l'audizione dei revisori dell'Oref (slittata da ieri), continua l'esame del bilancio bis. Obiettivo: chiudere entro il 31 gennaio per “guadagnare” dal governo spazi di finanza da 15 milioni.
La linea indicata da Grillo e Casaleggio reggerà? I pragmatici sono convinti di sì. Anche se Luigi Di Maio, che ieri ha disertato il programma “Italia” di Michele Santoro, potrebbe di nuovo finire in difficoltà proprio per i suoi rapporti con Marra nell'estate caldissima del Campidoglio. Dalle chat tra Raggi e i suoi fedelissimi, non agli atti dell'inchiesta, risulterebbero altri due incontri tra Di Maio e l'allora vice capo di gabinetto, oltre a quello di luglio, l'unico ammesso dal vicepresidente della Camera. Nulla di penalmente rilevante ma sarebbe un'altra grana politica.
LA STRATEGIA L’ordine di scuderia di Casaleggio: «Sostenere la prima cittadina fino alle elezioni politiche». Colomban il vero timoniere nella giunta