Nelle aggregazioni la forza di Intesa Sanpaolo
Gros-Pietro alla festa dei dieci anni del gruppo - Bazoli e Salza: «La banca può crescere ancora»
«Nelle aggregazioni la forza di Intesa Sanpaolo». Gros-Pietro, Bazoli, Salza e Messina alle celebrazioni dei dieci anni dalla nascita del gruppo.
Un assetto azionario da mettere al sicuro, l’italianità da difendere, una straordinaria complementarietà. Parlavano di Banca Intesa e Sanpaolo Imi, a dieci anni dalle nozze passate, ma dalle parole di ieri di Giovanni Bazoli ed Enrico Salza non era difficile cogliere le analogie con quelle che potrebbero diventare le nozze future, con Generali o forse qualcun altro. D’altronde, nel 2006 tutto era partito proprio da Treste, dall’incontro ormai passato alla storia dei due banchieri a casa di Alfonso Desiata, figura storica per il Leone. Che proprio ora torna sulla strada del gruppo, da tempo allo stretto sull’asse Torino-Milano.
A Bazoli e Salza ieri è spettato il posto d’onore alla festa per i dieci anni del grup- po al grattacielo di Torino. Non poteva essere altrimenti, ma in fondo «il nuovo non è altro che preparare la strada per il domani», come ha detto il maestro Ezio Bosso nel concerto che ha chiuso la serata, e così è stato un attimo passare dalle ricostruzioni alle ambizioni, «consapevoli che Intesa Sanpaolo è esempio di come in Italia possiamo creare quando mettiamo insieme le forze», come ha sottolineato il presidente del gruppo, Gian Maria Gros-Pietro.
Certo sarà difficile repli- care il film di dieci anni fa. «Sorprendemmo tutti, abbiamo fatto straordinariamente in fretta», ha rievocato Salza: un pranzo al Savini, «tre giornate intere passate insieme», lui e Bazoli, qualche incontro allargato a un comitato informale composto da Franzo Grande Stevens e Giuseppe Guzzetti, primi azionisti a Torino e Milano e poi la doppia delibera dei due cda, unanimi e simultanei, a fine agosto 2006, mentre in molti consideravano il Sanpaolo Imi ancora sul dossier Mps e Intesa ancora alle prese con le suggestioni romane di Capitalia.
Decisivi gli incoraggiamenti della politica, con Romani Prodi al governo, e di Banca d’Italia, all’epoca gudiata da Mario Draghi. «Entrambe le banche - ha ricordato ieri Bazoli - si trovavano alle prese con alcune difficoltà a livello di assetto azionario, la presenza di un socio estero importante rendeva la difesa dell’italianità un elemento non facile. E poi scoprimmo una straordinaria complementarietà, al dinamismo di Intesa si accostava perfettamente la tradizione del Sanpaolo». E ora? «La banca può ancora crescere», concordano i due padri fondatori. «E può ambire ad avere un ruolo in Europa», torna a sottolineare Bazoli, che di Intesa Sanapolo è presidente emerito, ricordando il “mandato” ricevuto da Nino Andreatta già nel 1999, dopo l’acquisizione della Comit.
In futuro come in passato, a via non può che essere quella delle aggregazioni «che hanno fatto la forza del gruppo», ha chiosato Gros-Pietro: «L’Italia è un paese forte, che ha bisogno di banche sempre più equipaggiate».
LE ANALOGIE Nel 2006 la decisione di aggregare due gruppi complementari e con la necessità di difendersi da interessi esteri