«Bene Trump, ma è presto per investire»
pDetroit spera in un impatto positivo di Trump sull’economia, ma non vuole impegnarsi negli investimenti Usa richiesti dal presidente prima di sapere quali saranno gli incentivi e come si evolverà la congiuntura. Sergio Marchionne ha detto ieri di apprezzare «l’impegno di Trump per rendere gli Usa un luogo per fare business, ma abbiamo bisogno di sapere di più». «La nostra volontà di seguirlo è chiara se ci sarà un giusto rafforzamento economico con una ripresa della produzione manifatturiera in Usa» ha aggiunto, ma «non so quanto del suo pacchetto di misure verrà messo in atto». Per quanto riguarda le politiche protezionistiche, i vertici Fca hanno ricordato che «la globalizzazione di Jeep ci dà la possibilità di attenuare l’impatto di un’eventuale guerra commerciale». Il manager ha detto che una percentuale rilevante dei pick up venduti dal gruppo in Usa viene prodotta in Messico e che la riorganizzazione Usa an- nunciata di recente ha reso possibile un rimpatrio della produzione, che potrebbe essere attuato in tempi brevi «se ci saranno le condizioni economiche e se ci saranno le giuste motivazioni». Di qui alla costruzione di nuove fabbriche, però, ce ne corre. Ha parlato con Trump della possibile fusione con Gm? «No. Quando ho detto che l’operazione gli sarebbe piaciuta, la mia era una battuta legata al fatto che potrebbe nascere negli Usa il numero uno mondiale dell’auto». Ieri anche Mark Fields, della Ford, ha ribadito che «Trump farà bene al settore auto e all’economia» ma ha osservato che «il mercato ha raggiunto un plateau, e noi non abbiamo piani per nuove fabbriche». Ford ha però pagato con un onere di 200 milioni la marcia indietro sulla decisione di costruire una fabbrica in Messico. Ford ha chiuso in rosso il 4° trimestre 2016 (complici oneri relativi al piano pensioni) e ha visto un calo dell’utile netto a 4,6 miliardi rispetto al record del 2015.