Oro, a dicembre corre l’import cinese
pI preparativi per l’anno del Gallo hanno riportato l’interesse per l’oro in Cina, con un boom di importazioni in dicembre. Ma il 2016 si è comunque chiuso con un record negativo per la domanda fisica del lingotto: a livello globale, stima Gfms, questa è crollata del 20% portandosi a sole 3.349 tonnellate, il minimo da 7 anni.
La risalita delle quotazioni dell’oro, dopo tre anni consecutivi di ribassi, non ha avuto un effetto positivo sui consumi fisici. In India è inoltre arrivato un duro colpo con il piano di demonetizzazione del Governo Modi: la domanda secondo Gfms è crollata di un terzo a 580 tonnellate, livello che non si vedeva dal 2003, un po’ meno per il World Gold Council, che la stima tra 650 e 750 tonnellate (contro le 850 circa del 2015), ma comunque non prevede un ritorno alla normalità prima del prossimo anno.
Anche la Cina ha pesato sul bilancio del 2016. In particolare, sono crollati i suoi consumi in gioielleria (-15% solo nel quarto trimestre). Le ultime statistiche sulle importazioni risvegliano comunque qualche speranza. Attraverso Hong Kong a dicembre sono entrate nel Paese 47 tonnellate nette di oro, rispetto alle 40 tonnellate del mese precedente. Ma la vera sorpresa sono le importazioni dalla Svizzera, dove hanno sede molte importanti raffinerie: ben 158 tonnellate (dalle 30 di novembre), una quantità che Pechino non raggiungeva da gennaio 2014 e che ha spinto il totale per il 2016 a 442,2 tonnellate. Nel 2015 solo 288,1 tonnellate di lingotti erano arrivati in Cina dalla “via elvetica”. È possibile che il fenomeno sia legato alla progressiva finanziarizzazione del mercato dell’oro nel Paese asiatico, che sta vedendo una maggiore diffusione degli Etc : i lingotti fusi in Svizzera rispondono agli stan- dard internazionali per questi e altri prodotti basati sull’oro fisico. La banca centrale cinese, d’altra parte, si rifornisce più verosimilmente dai produttori minerari locali se intende accrescere le riserve auree.
I dati sulle importazioni cinesi non sono comunque riusciti a contrastare la debolezza delle quotazioni dell’oro: il rialzo dei listini azionari e del dollaro hanno pesato anche ieri sul lingotto, che ha perso terreno per la terza seduta consecutiva, ripiegando sotto 1.190 $/oncia.