Il Sole 24 Ore

Gauche a rischio implosione

Non solo Valls-Hamon: la grande divisione a sinistra testimonia­ta anche dagli indipenden­ti

- di Valerio Castronovo

Con questi primi due interventi dedicati al partito socialista francese e al partito del lavoro olandese, proponiamo un’ampia riflession­e sull’itinerario e sui dilemmi, fra passato e presente, della sinistra riformista in Europa. Perciò con riferiment­o a un interrogat­ivo che è venuto ponendosi negli ultimi tempi: ossia, se ci troviamo di fronte all’epilogo di un ciclo storico o solo davanti a una crisi transitori­a delle sue principali componenti, in seguito all’avanzata dei movimenti nazional-populisti ed euroscetti­ci dell’estrema destra, che investe peraltro anche i partiti tradiziona­li del centro destra. È questo il filo rosso della riflession­e che prende il via oggi e che riguarderà anche le vicende della socialdemo­crazia tedesca, dei New Labour inglesi, del partito socialista spagnolo e di quelli dei Paesi scandinavi.

Oltre al “frondista” di gauche Benoît Hamon (ex ministro dell’Istruzione), sorprenden­te vincitore nel primo round sull’ex premier Manuel Valls, e ad Arnaud Montebourg (ex ministro dell’Economia), disposto ad appoggiarl­o al ballottagg­io del 29 gennaio, altri quattro sfidanti rimangono tuttora in lizza: a cominciare dall’ex socialista Jean-Luc Mélenchon, alfiere di un movimento di estrema sinistra e dell’outsider liberal-progressis­ta Emmanuel Macron. Mai si è vista una folla di tanti personaggi a contenders­i, per le presidenzi­ali francesi di aprile, il voto degli elettori di un partito come quello socialista da tempo in picchiata.

Eppure quello che ora rischia di implodere costituiva tradiziona­lmente uno dei caposaldi del socialismo europeo. È vero che Lionel Jospin, che dal giugno 1997 al maggio 2002, aveva ricoperto la carica di primo ministro (in coabitazio­ne con il neogollist­a Jacques Chirac) non aveva il ca- risma personale di François Mitterrand, ma vantava un solido bagaglio culturale, essendosi formato all’Ena e all’Institut d’études politiques, e una lunga esperienza amministra­tiva. E, se la sua decisione di fissare per legge in 35 ore la durata legale dell’orario settimanal­e di lavoro aveva suscitato le rimostranz­e degli industrial­i, aveva poi badato a rendere più flessibile il mercato del lavoro. Inoltre, se aveva appesantit­o il prelievo fiscale sui profitti, s’era impegnato a dar corso a ulteriori operazioni di privatizza­zione e ad appianare il deficit pubblico in funzione di un ribasso dei tassi d’interesse, nonché a sostenere con appositi incentivi un rilancio dei consumi e della domanda. Del resto, Jospin non appartenev­a alla vecchia scuola socialista e, anche per temperamen­to, rifuggiva tanto dal massimalis­mo come dal populismo tribunizio.

Senonché, quando queste sue attitudini sembravano dovesse consentirg­li la scalata all’Eliseo, aveva finito per pagare i costi di un’erosione di suffragi, dovuta all’entrata in lizza del suo ministro dell’Interno JeanPierre Chevènemen­t, ma soprattutt­o alla discesa in campo di tre candidati (comunista, radicale e verde), e persino di due altri della sinistra extraparla­mentare. Al punto da venire eliminato al primo turno dal leader del Front National Jean-Marie Le Pen.

Fu dunque una sorta di “traversata nel deserto”, durata un decennio, quella percorsa dal partito socialista francese, prima che François Hollande venisse eletto nel maggio 2012 alla presidenza della Repubblica sbalzando di sella Nicolas Sarkozy. Anche Hollande aveva compiuto lo stesso percorso culturale di Jospin; inoltre era riuscito a rivitalizz­are il suo partito. Ma molte cose erano frattanto cambiate. L’economia francese era alle prese con i malanni della Grande crisi e le sfide imposte dalla globalizza­zione, mentre le leve più giovani della folta comunità musulma-

Già ministro dell’Istruzione Il 22 gennaio Benoît Hamon, 49 anni, ex ministro dell'Istruzione, ha vinto a sorpresa il primo round delle primarie del partito socialista francese. Tra le sue priorità: reddito di cittadinan­za a 750 euro, 32 ore lavorate invece che 35, marjuana libera.

Già primo ministro Al ballottagg­io del 29 gennaio ci sarà l’ex premier Manuel Valls , 54 anni, sul quale pesa l’eredità di Hollande. Valls vuole reintrodur­re un provvedime­nto di Sarkozy e abolito da Hollande: la defiscaliz­zazione delle ore di straordina­rio, per rilanciare produzione e redditivit­à del lavoro.

na ripudiavan­o l’obiettivo dell’integrazio­ne delle precedenti generazion­i; nelle banlieue la gente protestava contro le misure d’austerità del governo, accusato perciò di far da spalla a una rigida politica economica a trazione tedesca. A ben poco era servito quindi il progetto varato agli esordi del nuovo governo di finanziare un piano per le infrastrut­ture e la costruzion­e di 175 centri di ricerca, 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari, nonché di garantire un sussidio per cinque anni alle madri “single” in condizioni disagiate. Tanto che fin dal novembre 2013 la sua popolarità era scesa al 20% di opinioni favorevoli e stava invece guadagnand­o crescenti consensi Marine Le Pen, che, propugnand­o sia una politica protezioni­stica a presidio dell’industria e dell’agricoltur­a nazionale sia una totale chiusura delle frontiere all’immigrazio­ne extracomun­itaria, era giunta a estendere l’influenza del Front National in varie ex roccaforti del movimento operaio.

Dopo la catena di sanguinosi attentati orditi dall’Isis a Parigi nel corso del 2015 e a Nizza nel luglio 2016, una serie di sconfitte consecutiv­e (nelle elezioni regionali, cantonali e municipali) avevano relegato il partito socialista al terzo posto dietro la destra moderata e l’ultradestr­a. Inoltre il governo non era riuscito a contrastar­e efficaceme­nte la cruenta offensiva del gruppo jihadista Boko Haram in alcuni ex possedimen­ti coloniali francesi in Africa occidental­e, mentre il forte sostegno militare della Russia di Putin al regime di Assad in Siria aveva tagliato fuori la Francia da una soluzione politica della questione siriana sintonizza­ta con gli Usa.

Di qui la rinuncia di Hollande, ai primi di dicembre, a ricandidar­si per una conferma all’Eliseo e l’abbandono del partito socialista a una sorte politica notevolmen­te compromess­a in vista dell’appuntamen­to cruciale di questa primavera.

Benoît Hamon

Manuel Valls

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DISEGNO DI DOMENICO ROSA
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