Il Sole 24 Ore

Lo spread risale fino a quota 177

L’incertezza politica pesa sui tassi BTp, mentre i BoT restano sottozero

- Vito Lops, Morya Longou con l’analisi di Maximilian Cellino

pLa corsa dello spread, su cui pesa anche l’incertezza politica, non si ferma e ieri è tornato sopra quota 177 con i rendimenti del BTp decennale al 2,23%. Nell’asta BoT a sei mesi tassi in rialzo ma ancora sottozero (-0286%): buona la domanda che ha superato 10 miliardi.

pSprint di fine mese per le aste. A fronte di titoli in scadenza per 6,48 miliardi ieri il Tesoro ha collocato BoT a 6 mesi per 6,5 miliardi. I tassi - che alla precedente tornata di dicembre avevano toccato minimi a quota -0,317% - sono risaliti pur restando sottozero (-0,286%). La domanda ha superato i 10 miliardi per un rapporto di 1,56 volte il quantitati­vo offerto, in aumento rispetto all’1,49 precedente.

Ma il vero banco di prova per il debito pubblico italiano in questo momento è l’asta a mediolungo in programma lunedì,: il Tesoro proverà a collocare sul mercato tra 7,5 e 9 miliardi in BTp a 5 e 10 anni, e CCteu. In particolar­e verrà offerto il nuovo decennale 1 giugno 2027 (cedola 2,20% dall’1,25% rispetto al titolo in scadenza il 1° dicembre 2026) per un ammontare compreso fra 3,5 e 4 miliardi. Sarà interessan­te notare l’accoglienz­a considerat­o che il tasso di interesse messo sul piatto è più allettante di quello proposto fino a poco tempo fa (100 punti base in più) ma allo stesso tempo va detto che l’attuale scenario di deprezzame­nto del comparto obbligazio­nario mondiale (a cui l’Italia non fa eccezione) non è detto che sia terminato. Pertanto a fronte di una cedola più alta non è da escludere che una volta che i titoli di Stato approderan­no sul secondario non siano preda della volatilità, con possibili cali di prezzo. Questo perché in Italia la debolezza sui bond sovrani è imputabile a due motivi. Il primo - condiviso con gli altri titoli sovrani europei - riguarda il generale innalzamen­to dei tassi in funzione di aspettativ­e medie di inflazione più alte. Non a caso da agosto le stime di inflazione a lunga scadenza (5 anni e per i successivi 5) monitorate dalla Bce sono salite dall’1,3% all’1,8%. Il secondo motivo riguarda l’Italia e basta. Ed è legato alle incertezze politiche con gli investitor­i che stanno prezzando l’ipotesi di elezioni anticipate a giugno. Non è chiara quale potrebbe essere la maggioranz­a, dato che non si conosce neppure con quale sistema elettorale si sfideranno (posto che accada) le diverse forze politi- che in campo. Questo sta alimentand­o incertezza anche a Piazza Affari con il Ftse Mib che ieri ha ceduto lo 0,57% portando il passivo settimanal­e a -0,7% mentre Francofort­e nello stesso arco è salita dell’1,5%.

Spread finanziari­o

Questo clima confuso sta spingendo su livelli alti lo spread, intenso come differenzi­ale di rendimento, tra i titoli italiani e quelli dei vicini Paesi europei. Ieri lo spread BTp-Bund ha chiuso a 177 punti e quello tra Italia e Spagna a 64 punti. Il rendimento del BTp a 10 anni sale al 2,23%, 100 punti base in più rispetto a primavera 2016, quando erano i titoli spagnoli a pagare di più (1,5%).

Spread da inflazione

A questo spread se ne sta aggiungend­o poi un altro, rendendo più complicato il quadro. Si tratta dello “spread da inflazione”. Rispetto ai vicini Paesi europei l’ Italia fa fatica in questa fase a stare al passo con la risalita dell’inflazione. A dicembre, su base annua, il costo della vita è aumentato in Italia dello 0,5%,110 punti base in meno rispetto alla Spagna (1,6%),120 punti in meno rispetto alla Germania (1,7%) e 60 punti base in meno rispetto alla media dell’inflazione dell’ area euro (1,1%). Se questo nuovo“spread da inflazione” proseguirà, vorrà dire che nei prossimi mesi all’Italia costerà di più in termini reali, nelr affronto con glialtr iP aesi,r imborsare il debito. Prendendo la scadenza a 10 anni ciò vuol dire che, stando così le cose, in Spagna per quest’anno quel costo dell’1,5% delle nuove cedole a 10 anni verrà abbattuto dall’inflazione (che è pari all’1,6%) mentre quel 2,2% italiano sarà limato solo di 50 punti base.

Un problema in più - l’aumento del costo reale del debito - per un Paese che ha un rapporto debito/ Pil superiore al 130% (mentre va detto che è tra i più virtuosi nell’area euro quanto a debito privato e debito implicito) e che in questo momento è chiamato da Bruxelles a varare una manovra correttiva da 3,4 miliardi (lo 0,2% del Pil) per evitare una procedura di infrazione sul deficit. Eppure sono decenni che l’Italia i compitini li fa. E più dei vicini. Nel 2008-2015 ha registrato deficit/Pil cumulato del 27%, la Francia del 39%, la Spagna del 62%. Nonostante questo (e probabilme­nte anche a causa di ciò) l’Italia fa ancor più fatica a ripartire.

IL COLLOCAMEN­TO Buoni semestrali emessi con tassi in rialzo ma sempre negativi (-0,286%) Sostenuta la domanda: superati i 10 miliardi

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