Berlino: acceleriamo gli accordi con gli altri
I timori di Bruxelles. L’allarme protezionismo all’Ecofin
pÈ con malcelato nervosismo che l’establishment europeo sta valutando le prime mosse dell’amministrazione Trump. A colpire, naturalmente, sono le scelte economiche e protezionistiche. In questo contesto, durante una riunione dei ministri delle Finanze dell’Unione Europea ieri qui a Bruxelles, la Germania ha distribuito una relazione in cui ha incitato i suoi partner ad accelerare i negoziati commerciali in corso con alcuni Paesi in giro per il mondo.
Secondo il governo federale, è giunto il momento di dare un segnale tempestivo contro il protezionismo e a favore del libero mercato e della cooperazione internazionale. La Germania continua a essere dell’avviso che la decisione britannica di lasciare l’Unione Europea, così come l’arrivo di una nuova amministrazione negli Stati Uniti, sono fonti di grande incertezza per il futuro dell’economia mondiale. In questo contesto, l’Unione deve rafforzare le politiche comuni.
Anche il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, ha preso posizione. Ha notato che la scelta della Gran Bretagna di lasciare l’Unione Europea, così come l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, hanno cambiato «il terreno di gioco» internazionale. «L’Europa deve prendere atto dei suoi successi passati, ma anche delle sfide» future. «Ci saranno da parte degli Stati Uniti degli stimoli espansivi che fanno bene a tutti, maanche cose molto preoccupanti», come l’eventuale ritorno del protezionismo.
Al di là della scelta di costruire un muro sulla frontiera meridionale con il Messico, in tutto 3.201 chilometri, per frenare l’arrivo di immigrati dal Sud America, c’è chi guarda con preoccupazione alla possibilità di dazi commerciali dopo che Washington ha rinnegato il Trattato trans-pacifico (TTP). Non per altro la Germania si dice preoccupata e chiede di chiudere rapidamente i negoziati di libero scambio attualmente in corso (tra gli altri con il Giappone e altri 11 Paesi, soprattutto asiatici).
Nell’ establishment comunitario, la visita di questa settimana del premier britannic oThe resa Maya Washington ha sorpreso. Alcuni l’hanno considerata una scelta discutibile; altri un atto servile. Sempre sul fronte americano, i ministri delle Finanze hanno discusso ieri delle nuove regole bancarie, attualmente oggetto di negoziato a Basilea. Qui aBruxe llessi temech el’ am ministrazio n eT rump rinneghi in un modo o nell’altro gli standard globali che hanno messo radici negli ultimi due decenni.
«Contiamo sulla nuova amministrazione americana perché ci spieghi le sue priorità in modo da fare progressi», ha detto in una conferenza stampa il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. L’establishment comunitario vuole evitare che nuove regole mettano in difficoltà gli istituti di credito e quindi il sostegno all’economia che questi possono garantire. A conti fatti, visto da qui, il clima tra Washington e i suoi alleati europei è grandemente peggiorato. La sfida sarà migliorarlo.
TRA BREXIT E WASHINGTON Padoan: «Da parte degli Stati Uniti ci saranno stimoli espansivi che faranno bene a tutti, ma anche cose molto preoccupanti»