Matrimonio d’interesse transatlantico
Una scelta sicura su cui il neo presidente ha indugiato, concedendosi una carezza al busto di Winston Churchill ben collocato fra la signora premier e il neo-presidente nella photo opportunity alla Casa Bianca. Donald Trump ha insistito a lungo sulla storica liaison con il Regno Unito, dando spago a un ospite che aveva assoluto bisogno di non essere messa in imbarazzo, ma, soprattutto, allineando sé stesso a toni un poco più moderati del solito. Londra non ha prodotto la metamorfosi di Trump, ma è parsa ritrovare una condizione antica che, se sarà confermata, potrà rafforzare la mano della signora premier, da ieri consapevole di essere più utile a Washington di quanto la vigilia della visita lasciasse credere.
E non solo a Washington. Anche l’Unione Europea avrà bisogno dell’”interprete” britannico per intendersi con un presidente deciso ad imprimere un nuovo corso, eccentrico –rispetto alla tradizione europea – alla prima potenza del pianeta. Per intendersi in materia economico-commerciale, ma anche di difesa e sicurezza. Un compito per il quale Londra ha credenziali e capacità.
La very special relationship anglo-americana riparte, dunque, ma sulla scorta di reciproche esigenze, in una logica di utilitarismo transatlantico lontano dalla chimica che genuinamente univa Ronald Reagan a Margaret Thatcher. No, ieri, nello Studio Ovale non s’è celebrato un matrimonio d’amore, ma uno sposalizio di convenienza. Ed è già tanto per chi si attendeva di vedere Theresa May prendere solo nota delle condizioni dettate da Donald Trump.